Fra i dormiglioni del letargo ci sono anche ghiri, tassi, lucertole e persino le rane, che sprofondano nel fango degli stagni. Ma non per tutti è lo stesso. L’orso, ad esempio, ha un sonno molto leggero, una specie di dormiveglia nel quale la temperatura corporea passa dai 36-38 a 31-32 gradi. Se lo disturbi si sveglia, e certo non di buonumore. La marmotta, invece, come il ghiro che dorme abbracciato alla coda, la potresti prendere dalla paglia e trasportare, quasi non se ne accorge. Il suo letargo è un capolavoro fisiologico: la temperatura scende da 35 a meno di cinque gradi, il cuore rallenta da 130 a 15 battiti al minuto; per sei mesi non mangia e non beve, consuma le scorte di grasso. Strategia perfetta, contro il gelo dell’alta quota.
(Carlo Grande)
Quanti hanno scritto di te
Cara vecchia marmotta
Vigile sentinella della montagna
Quanti hanno cantato il fischio di allarme
Lacerante
Ripetuto
Le tue fughe improvvise
L’antica paura delle picchiate dell’aquila
Delle audaci sortite della volpe
I colori della tua folta pelliccia
Mi piace parlare
Del tuo risveglio dal lungo sonno dell’inverno
Delle tue fughe
Sulle pietraie
Di questo versante scosceso
Fra i radi arbusti di mugo
Rododendro e ginepro
Talvolta mi sento ansioso
Trepidante
Inquieto
Smanioso
Affannato
Adirato
Anch’io così mi sono scavato una tana
Discreta
Nascosta
Per ingannare i predatori della vita
E ti confesso anch’io
Sono sfuggito all’agguato dei leoni
Per te il volo dei rapaci
Per noi le burrasche di questa corsa senza fine
E le nostre povere zattere in balia delle onde
Di queste affollate tenzoni
Forse l’eco del mio grido
Di angoscia
Insistente e cupa
Si è spenta
Alla maniera del gorgoglìo del torrente
E del tuo fischio di oggi
Sospinti a valle dal favonio
Vento del diavolo
Caldo e tempestoso
Foto di copertina: “Il risveglio della marmotta” Juza Photo dal web