Il 12 dicembre dell’anno scorso è cominciato l’assedio degli Armeni. Del loro genocidio non è mai importato molto. Hitler aveva citato l’indifferenza al genocidio armeno come garanzia di una verosimile indifferenza al genocidio ebraico. Il genocidio degli Armeni può anche essere negato dalla Turchia, senza che questa nazione sia minimamente stigmatizzata, può essere deriso per esempio dalla corrente del Partito Democratico che osa chiamarsi “Giovani turchi”. Il genocidio degli Armeni non è terminato: se qualcosa non è stigmatizzato e punito non termina. Il cerchio si sta di nuovo chiudendo. Il popolo armeno in questo momento è accerchiato: dispone di elettricità solo due ore al giorno, sta finendo le scorte di farina, non ne resta né per il pane né per le ostie. L’unica cosa che non manca è la fede. Nessuna nazione si sta muovendo per aiutare gli Armeni, nessuno organizza un ponte aereo. Gli Armeni sono circondati da persone che li vogliono morti, sui loro social gli Azeri mettono i video dei prigionieri Armeni torturati o uccisi. Sia l’Unione Europea che il segretario di stato statunitense Blinken sono assolutamente certi nel loro commovente ottimismo e nella loro sterminata fede nell’ intrinseca bontà dell’uomo, che gli Armeni non corrano nessun vero pericolo, che comunque se la caveranno. Sia l’Europa che gli Stati Uniti nutrono una ferma convinzione che Azeri e Armeni possano serenamente convivere, una convivenza carina e simpatica, con i dolcetti scambiati a Natale. Nutrono anche la granitica convinzione che Islam e non Islam possano serenamente convivere, anche se non è mai successo nella storia, a meno che i non islamici non si inchinassero, non si dichiarassero Dhimmi, sottomessi, sperando nella benevolenza. . È una scommessa divertente su cui gli Armeni rischiano la loro testa. Gli Azeri sono anche loro dotati di ottimismo, ma con il segno opposto e hanno già eretto un Museo della Vittoria, la vittoria che riporteranno sugli Armeni, e la immaginano come una distesa di teste tagliate, realisticamente rappresentate nel museo. La Russia, distratta dalla guerra in Ucraina, non sta più difendendo l’Armenia. L’Armenia è sullo snodo tra oriente e occidente. L’Armenia è lo snodo. Se cade l’Armenia prima o poi cadrà l’Occidente. Difendere gli Armeni vuol dire difendere noi stessi. Di Venere e di Marte non ci si sposa e non si parte, recita un antico proverbio. Venerdì è il giorno in cui è stato crocefisso Cristo, martedì 20 maggio 1453 è caduta Costantinopoli. Fu una tale tragedia da essere ricordata insieme alla Crocefissione. La maggioranza delle persone oggi ignora che Istambul si è chiamata Costantinopoli. C’è un problema geopolitico che dura in realtà da secoli, ammantato di cortesia e ipocrisia. Il cessate il fuoco fu firmato nel 2020 dopo 40 giorni di orrore e di orrori, di impalati, decapitati, scuoiati vivi. Europa e Stati Uniti si sono illusi che quel cessate il fuoco potesse essere l’inizio di una era di pace e concordia. Vale la pena di informarli che non è così. Ho parlato a telefono con la dottoressa Siobhan Nash-Marshall, docente universitaria di filosofia e scrittrice. Il suo libro “I peccati dei padri, negazionismo turco e genocidio armeno”, analizza la storia del genocidio degli Armeni e dell’eterno e sempre perdonato negazionismo turco. Ci sono notizie allarmanti che giungono dalle terre martoriate del popolo armeno. La mattina del 26 luglio Siobhan Nash-Marshall ha ricevuto la notizia che l’Armenia aveva finalmente mandato aiuti al Nagorno Karabakh: 360 tonnellate di cibo e medicinali. Ha guardato il video che riprendeva i 19 TIR ciascuno con lo striscione “Humanitarian Aid for Nagorno-Karabakh: FOOD FOR LIFE” ed è crollata in un pianto dirotto, tale era il suo sollievo, che finalmente spezzava il dolore che si sente addosso da quando, il12 dicembre, l’Azerbaijan chiuse illegalmente il Corridoio di Lachin, l’unica strada che connette il Nagorno Karabakh all’Armenia. Dopo il pianto le venne un dubbio minaccioso: gli Azeri avrebbero lasciato passare i viveri? Sarebbe stato infinitamente crudele se gli Azeri avessero bloccato gli aiuti a Lachin, dopo che l’Armenia ha mandato in onda la notizia che i camion erano partiti! È proprio quello che è successo. Sono bastate poche ore per vedere che il dubbio era purtroppo ben fondato. L’Azerbaijan ha bloccato i camion a Kornidzor, sotto gli occhi degli inutili osservatori dell’Unione Europea. Sono arrivati di corsa a Kornidzor ambasciatori, diciotto per la precisione, tutti ben consapevoli che l’Azerbaigian “sta cercando di far morire di fame” 120 mila Armeni, cosa che gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Corte dell’Aia hanno tutti condannato più volte. Ma gli ambasciatori sono rimasti a Kornidzor soltanto per poche ore, giusto il tempo di farsi vedere. I camion, invece, sono ancora lì: e sono passati già due settimane dal grande pianto di Siobhan Nash-Marshall. Nel frattempo, solo due giorni dopo aver bloccato i camion, gli Azeri hanno rapito un sessantottenne gravemente malato di cuore che la Croce Rossa Internazionale stava trasportando d’urgenza in ambulanza in Armenia. Lo hanno dichiarato persona sospetta di gravi crimini di guerra nel 1994, e trasportato a Baku per processarlo. Non importava loro per nulla che il malato non poteva essere la persona sulla cui testa avevano messo la taglia per “crimini di guerra”, lineamenti, età, corporatura: tutto è diverso. L’intento dell’Azerbaijan era di far capire agli Armeni che li tengono saldamente in pugno, e possono disporne a loro piacimento. Ora c’è un nuovo progetto. Cattolici americani cui si stanno aggiungendo cattolici europei, hanno fatto una formidabile colletta e altri camion si affiancheranno a quelli fermati. Ci saranno sacerdoti con il coraggio e le croci a proteggere questo convoglio. E ci sarà un ponte aereo, un ponte aereo fatto senza aerei, non ce li abbiamo, un ponte fatto senza droni, non abbiamo neanche quelli, ma fatto di piccole mongolfiere, ognuna con sopra una croce, e con qualche chilo di farina, olio e mandorle, antibiotici, insulina e vitamine attaccate. Le mongolfiere si alzeranno in volo, quando il vento è favorevole. Molte saranno abbattute, qualcuna arriverà fino a completare la sua missione, di informare che la Provvidenza esiste e la fratellanza umana anche. Tutto questo è preparato per l’11 e il 12 settembre. È una data in cui già un volta, nel 1683 a Vienna, la Provvidenza e il coraggio degli uomini hanno fatto il miracolo.