MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Ripensare la democrazia per il bene degli italiani”

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate bene in salute fisica, mentale e spirituale.

In 77 anni dal 1946, quando con un contestato Referendum istituzionale l’Italia divenne Repubblica e finì la Monarchia sabauda, che nel 1861 diede vita all’Italia unitaria con l’annessione violenta e rapace del Meridione, si sono succeduti 68 governi.
In media ciascun governo è rimasto al potere 1 anno e 1 mese. Il governo che è durato più a lungo è stato quello di Benito Mussolini (31 ottobre 1922 – 25 luglio 1943), che rimase al potere per 20 anni, 8 mesi e 27 giorni; seguito dal secondo governo Berlusconi (11 giugno 2001 – 23 aprile 2005), che rimase in carica 3 anni, 10 mesi e 12 giorni.
Salvini dopo le elezioni del 2018 e la formazione del Governo con il M5S, al raduno di Pontida il 2 luglio 2018, immaginò di poter fare meglio di Mussolini, sostenendo al popolo della Lega che avrebbe governato l’Italia per 30 anni: «Si rassegnino i compagni: l’Italia che noi governeremo per i prossimi 30 anni è una Italia che non ha paura di niente e nessuno, è un’Italia orgogliosa e fondata sulle autonomie». Ebbene, il suo governo durò 1 anno, 3 mesi e 4 giorni. E fu lui stesso a decretarne la fine.

Prendiamo atto che i governi, non avendo mai la certezza di quanto durerà la legislatura, concretamente si limitano a fare solo ciò che produrrà dei frutti nel breve termine, in modo da poterli tradurli immediatamente in consenso elettorale e, quindi, in voti per la successiva, forse imminente, tornata elettorale.
Calandoci nella logica del “partito-azienda”, che ha la necessità vitale di accrescere le proprie risorse finanziarie e, di conseguenza, di occupare più poltrone ovunque sia possibile nelle stanze dove si elargisce con generosità il denaro pubblico, concepito come denaro di tutti e di nessuno, il comportamento dei partiti s’ispira al detto “mordi e fuggi” o, più prosaicamente, alla prassi dell’ “arraffare”: «Lo fanno tutti, perché non lo dovrei fare anch’io?».
Prendiamo atto che, comunque sia, la democrazia in Italia non garantisce la governabilità. Con l’unica eccezione di Mussolini, arrivato al potere tramite l’esercizio della democrazia, ma che non lo consideriamo un democratico e lo definiamo un dittatore, nessun governo ha completato il mandato di 5 anni.

Cari amici, prendiamo atto che se vogliamo attuare delle strategie di medio-lungo termine che sono vitali per salvare gli italiani dall’estinzione demografica, per riscattare l’Italia come Patria indipendente e sovrana, per far rinascere la nostra civiltà decaduta, è fondamentale cambiare il sistema elettorale che, piaccia o meno, sostanzia l’esercizio della democrazia. Di fatto va ripensato l’istituto della democrazia, non per un pregiudizio ideologico, ma per una necessità pratica, per una questione di vita o di morte dell’Italia e degli italiani.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Martedì 29 agosto 2023

2 commenti su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Ripensare la democrazia per il bene degli italiani”

  1. Ovviamente tutto ciò che ho scritto e proposto si lega ad una profonda riscrittura della nostra vigente Costituzione in senso veramente democratico e senza compromessi di alcun tipo, ma che sostanzia i bisogni reali ‘moderni’ ed essenziali degli Italiani per la crescita di una nuova Società qualitativamente migliore e rispettosa dei singoli e che porti crescita e sviluppo libera e feconda.

  2. Concordo. Ricostruire l’Italia, vuol dire ricostruire la democrazia dalle Fondamenta, secondo il snmuo reale valore storico, filosofico, umano e di crescita personale e sociale. Far sì che ognuno in modo paritetico esprima le proprie idee e le porti e realizzi per quanto possibile e giusto, se accrescono la qualità della vita e la crescita di tutti.
    Essendo impensabile che sessanta milioni di Italiani possano sapere e decidere su tutto e possano dare il consenso o dissenso su ogni singola legge o provvedimento, è obbligatorio poter eleggere democraticamente le persone, i tecnici, che si occupino a tempo pieno di questo, che però siano legati da vincolo di mandato dai propri elettori e che a questi solo rispondano. Perciò credo ogni eletto dovrebbe presentare un proprio programma a cui dovrà obbligatoriamente attenersi e rispondere, specie su alcuni punti irrinunciabili, pena le dimissioni. Su altri deve consultare i propri elettori, ed oggi è anche più facile, visto i mezzi elettronici utilizzabili in tempo reale. Su alcune cose può astenersi.
    Soprattutto deve cessare la signoria dei partiti che non devono avere più nessuna influenza sugli eletti, né poltrone indirette o dirette, ma eventualmente solo una influenza ideale e culturale volontaria sui singoli. Nessun finanziamento ai partiti, ma rimborsi ai singoli eletti per attività di supporto ideale culturale e politico per il singolo ed eventuali liste comuni.
    Farei votare anche i ragazzi dai 12 ai 17 anni per rappresentanti di una consulta giovanile, per esprimere i loro orientamenti e bisogni sociali di cui l’assemblea debbe sempre tener conto. Specie per le scelta che li riguardano.
    Soprattutto la democrazia e l’assemblea eletta deve riprendere in sé la Indipendenza, la sovranità e il pieno diritto del Popolo Italiano, senza eccezioni, né trattati non approvati, su cui deve avere e dare pieno consenso, come su conflitti e interventi armati a sola esclusione di un attacco esterno al Paese.

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