Cari amici buongiorno e Shabbat Shalom. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.
La decisione del Governo francese, avallata dal Consiglio di Stato, di vietare alle studentesse di indossare l’abaya a scuola, prima ancora di essere una violazione della laicità dello Stato, è un oltraggio alla dignità della donna.
Chiariamo, innanzitutto, che l’islam prescrive alle donne di occultare il proprio corpo alla vista dei maschi perché è concepito come di per sé peccaminoso e oggetto di eccitazione sessuale. Nel Corano Allah lo prescrive in modo inequivocabile:
«O Profeta, di’ alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso». (33, 59)
«Le vostre spose per voi sono come un campo. Venite pure al vostro campo come volete, ma predisponetevi; temete Allah e sappiate che lo incontrerete. Danne la lieta novella ai credenti!» (2, 223)
Sbagliano, per ignoranza o falsità, le donne musulmane che dicono che il velo islamico è una libera scelta. Basta andare in Arabia Saudita o in Afghanistan per avere l’assoluta certezza che il velo è imposto alle donne perché lo prescrive Allah.
È pertanto del tutto fuori luogo l’affermazione che vietare alle donne musulmane di coprirsi il corpo sarebbe una violazione della libertà di scelta individuale o della libertà religiosa collettiva. La salvaguardia della pari dignità della donna come persona, condannando categoricamente la sua riduzione a oggetto sessuale, è un valore fondamentale della nostra civiltà.
Ma sbaglia la Francia a concepire la laicità dello Stato come la negazione della religiosità nella sfera pubblica, mettendo sullo stesso piano tutte le religioni, vietando nelle scuole contemporaneamente i simboli ebraici, cristiani e islamici.
Cari amici, la Francia, al pari dell’Europa, è una terra dalle radici cristiane. Il cristianesimo ha forgiato la Storia, la cultura e la società dell’Europa. Goethe scrisse che il cristianesimo è la lingua comune dell’Europa. Mettere sullo stesso piano tutte le religioni, concepire la laicità come la negazione di tutte le religioni, si traduce nel rinnegare se stessi, disconoscere la propria Storia, privarsi della propria identità, indebolirsi per la perdita della certezza e dell’orgoglio di chi siamo.
Noi, seppur usando un linguaggio laico, riconosciamo le nostre radici ebraico-cristiane, accogliamo la dimensione della spiritualità come parte integrante della nostra umanità e fondamento essenziale della nostra civiltà.
Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”
Venerdì 8 settembre 2023
Ottimo articolo Magdi, ottime osservazioni Francesco
Purtroppo in Francia c’è una religione di Stato che si è imposta da tempo, la laicità, l’ateismo, che include la perdita dei valori identitari, culturali e storici.
Mio commento a MCA l’abaya è atto di sottomissione della dona islamica
Questa volta è l’abaya a rimarcare lo scontro di Civiltà. Meglio dire lo scontro tra il Cattolicesimo cristiano, da cui derivano le radici europee e l’Islam.
Questo caso esplode in Francia in occasione del nuovo anno scolastico : 12 milioni di studenti francesi si preparano a tornare a scuola e il nuovo ministro dell’istruzione francese proibisce di entrare in aula con tale abbigliamento.
Si sa che l’abaya è un vestito con maniche larghe e lunghezze ampie, le fattezze del corpo femminile assolutamente non visibili, giusto come prescrive il Corano, perché nulla nasce a caso quando si parla di Islam, affinché neanche un cm quadrato di pelle della donna si mostri allo sguardo maschile e perché l’uomo non sia indotto a desideri lussuriosi.
Da parte musulmana si ritiene che una forte polarizzazione politica si è scatenata intorno a semplici indumenti mediorientali, che l’ abaya è tipico del Golfo Persico e quindi tutto ciò che deriva dai paesi del golfo è considerato per definizione dagli infedeli, una moda che spinge all’islamismo e alla jihad globale.
E quindi c’è chi sostiene che queste adolescenti francesi “in quanto donne e ‘straniere’ in terra francese, scegliendo “liberamente” di indossare l’abaya , stiano cospirando contro la Francia.
Sorpreso ma non troppo quando ho letto che importanti marchi della moda propongono in Europa vestiti tradizionali mediorientali per le donne musulmane.
Significa che per conseguire il guadagno in Occidente il problema religioso non ha alcun significato, anzi gioca a favore per raggiungere guadagni stratosferici
l’Associazione per i diritti dei musulmani sostiene che i credenti (musulmani) debbano portare il dibattito su altri livelli e vedono che questi attacchi del governo francese come una opportunità: questo divieto può ricordare che la fede è una questione intima, che non si mostra con i vestiti o esteriormente, ma si vive e si esprime nel profondo.
Vorrebbero quindi fare passare l’abaya e non solo, ma anche il velo, il burqa libera scelta nel vestire e nell’apparire della donna musulmana, scevra di ogni costrizione da parte del Corano o del proprio marito.
La verità è che nel Corano in nessuna parte c’è l’obbligo di indossare velo, burqa, abaya o altro abbigliamento che umili la donna , la privi della libertà di vestire e di apparire e allora cosa dicono i fedeli seguaci di Maometto? Il vicepresidente del consiglio francese per il culto musulmano assicura che “l’abaya non è un abito religioso, bensì un’espressione della moda.”
La mia convinzione è che l’abaya è un vero segno che contra distingue il musulmano/a , un vero attacco politico che porta al proselitismo.
Le Autorità francesi corrono il rischio che, come accaduto in passato, sostenendo la laicità dello Stato, prendessero piede o sorgessero le scuole private cattoliche e quindi è forte il timore che si possa arrivare alla creazione di scuole private musulmane . E questo la Francia non può permetterlo e accettarlo.