Sono stato recentemente in vacanza a Firenze con degli amici e, fra le altre cose, mi sono recato presso la Basilica di Santa Croce. Per la verità ci sono andato come un turista qualsiasi, senza nessuna pretesa, soprattutto per il fatto che i miei amici turisti erano stranieri e volevano a tutti i costi visitarla.
Ho così bighellonato per le ampie navate della Basilica, fra tanti turisti e guide, curioso, ma non più di tanto, di ammirare bellezze di natura architettonica e pittorica. Fino a quando, ad un certo punto, quasi guidato da una forza misteriosa, mi sono imbattuto in questo affresco che, ne sono certo, gli studiosi dell’arte conoscono bene, così come i cittadini di Firenze ma, che, per me, era qualcosa di completamente nuovo: si trattava dell’affresco del Bronzino, intitolato Martirio di San Lorenzo, ed e’ stata per me una vera rivelazione.
Questo affresco non gode di grande fama, se lo si compara ad altri grandi capolavori dell’arte italiana, ma per me il suo vero valore è da trovare nel significato nascosto, simbolico di ognuno dei componenti rappresentati nell’affresco stesso.
L’affresco fu commissionato da Cosimo I nel 1565, e terminato nel 1568-69. L’autore stesso, Cosimo Agnolo, detto Bronzino, non assistette alla inaugurazione dell’affresco stesso. So poco di Bronzino, e, in generale, della Storia dell’Arte, salvo le poche cose che ho appreso nel corso dei miei studi , oltre che dei miei viaggi e della frequentazione di studiosi del settore, pochi per la verità; ma una cosa ho capito, che questo autore è sicuramente un iniziato, e che quello che rappresenta nella sua opera è un messaggio eterno, transgenerazionale, destinato a comunicare ad altri iniziati, come lui, in quale forma devono essere organizzate le società.
Ebbene, apprendiamo che Lorenzo era un assistente personale di Papa Sisto II. Di origine spagnola, era arrivato a Roma poco prima dell’anno 258, anno in cui l’Imperatore Valeriano emise un editto in cui ordinava la morte di tutti i vescovi, presbiteri e diaconi. Prima di allora, aveva svolto la funzione, assegnatagli da Sisto II, di responsabile delle opere caritatevoli nella Città Eterna. C’è da dire che, la Chiesa di Roma del III secolo D.C. non assomigliava affatto a quella che siamo abituati a vedere oggi. Prima dell’Editto di Costantino (313 D.C.) essa era perseguitata e, pur essendoci un gerarchia, essa svolgeva la maggior parte delle sue attività in maniera sotterranea, nelle catacombe.
Aggiungiamo anche che la raffigurazione del supplizio di Lorenzo su una graticola è, probabilmente, immaginario, essendo, con tutta probabilità, la morte del martire, avvenuta per decapitazione.
Ma veniamo all’affresco: esso raffigura, in modo plastico, dei comportamenti umani apparenti, dietro i quali si intravedono forze spirituali che li sospingono.
Nella parte alta, a destra, vediamo l’Imperatore, il quale è raffigurato come colui che decide, che ha il potere temporale, ma che opera, in realtà, sospinto da forze spirituali del Male. Sotto di sé ci sono degli anziani, che meditano e riflettono su quello che vedono ma che, in realtà, non fanno nulla per impedire ciò che accade: essi rappresentano i politici a capo di istituzioni politiche: in pratica, non sono loro a decidere. A fianco di questi, si intravede il popolo, che cerca di opporsi, ma che è respinto da forze di polizia: uno di loro riesce perfino ad arrivare all’assemblea dei politici, ma sembra non essere ascoltato. Più sotto, si vede un uomo nudo, disperato, e delle donne che pregano, senza ottenere, però, dei risultati. A sinistra, più sotto, si vedono persone che lavorano, che svolgono lavori duri: alcuni di questi lavori non hanno niente a che fare con quello che sta succedendo, altri hanno direttamente a che fare con il permettere il martirio, come alimentare il fuoco che dovrà ardere sotto la graticola. Anche chi porta la legna, pensando di farlo per la propria sopravvivenza, in realtà sta, inconsapevolmente, contribuendo alla realizzazione di questo martirio, perchè parte di quella legna potrà essere utilizzata proprio per giustiziare Lorenzo. In alto a sinistra, vediamo un altro gruppo di persone che sembrano lamentarsi, o quanto meno, opporsi, ma sono tenute a bada da qualcuno che, innalzando un drappo con un’immagine gialla, simbolo dei partiti politici e delle associazioni, o sindacati, in realtà viene impedita nella sua azione di reale opposizione a ciò che sta per accadere: sono quelli che oggi chiameremmo “gatekeeper”. In alto, in fondo, si intravedono dei corpi nudi e una donna, con le braccia allargate, vicino i capitelli delle costruzioni del potere della città , simbolo degli scandali, che continuano imperterriti, nonostante quello che sta succedendo. Infine, in alto, si vedono librarsi in volo dei putti, che rappresentano degli angeli, i quali hanno in mano delle coppe e una corona, simbolo di una regalità destinata a Lorenzo, ma che, in questa terra e in questo mondo, non può realizzarsi. Infine, al centro, in quella che potremmo definire “la scena madre”, c’è Lorenzo, bruciato vivo e senza pietà da chi detiene il potere, e senza che nessuno di tutti coloro che gli sono attorno possa opporsi concretamente.
Quando ho visto questo affresco, ho pensato immediatamente a tutte quelle persone che frequentano delle chiese, formate da leaders che dicono di agire nel nome di Gesù ma che, in realtà, non fanno altro che tenere queste persone ferme, parcheggiate dentro un locale a rimuginare fatti come questo e altri, senza, in realtà, agire concretamente, in nessun modo nella società, e senza comprendere il senso profondo di ciò che accade attorno a loro e delle forze spirituali che operano in esso. La Bibbia ci dice, in Giovanni 3:16 che “Dio ha tanto amato il mondo”, non i frequentatori di chiese, non i cristiani, né i protestanti, né gli appartenenti a qualunque altro gruppo religioso, ma il “mondo”.
Questo affresco e’ come un messaggio iniziatico, in codice, che ricorda, a chi è in grado di interpretarlo, come funzionano le società e come le si devono organizzare, ed anche, quali sono le conseguenze per chi non si adegua a tale sistema. Lo stesso discorso vale per le piramidi egiziane e tante altre raffigurazioni artistiche, scultoree e architettoniche, le quali sono state fatte, nelle rispettive epoche, pur sapendo che sarebbero sopravvissute alla morte dei loro autori, perché dietro di essi c’erano delle forze spirituali, le quali hanno, da quando esistono quelle che noi chiamiamo “civiltà”, ispirato questi messaggi, affinchè chi fosse venuto, dopo di loro, avrebbe compreso la portata eterna di ciò che gli accadeva davanti.
Il mondo non è cambiato, da allora: tutto, fondamentalmente, è rimasto come agli albori delle civiltà. Ciò però, che ci consola e ci dà speranza è il sapere che qualcosa, a queste persone, è andato storto, e che cioè, ad un certo punto della storia, un uomo è riuscito a vincere ciò che per loro sembrava insuperabile, la morte, ed è nella resurrezione di Gesù Cristo che noi troviamo la speranza che i malvagi che hanno guidato e guidano le società umane saranno, un giorno saranno sconfitti definitivamente e, al loro posto, ci sarà il sopraggiungere di un mondo di pace, giustizia e amore. Nel frattempo, occorre non perdere la speranza e, attraverso la comunione con uomini e donne con i quali scopriamo una affinità spirituale ed elettiva, edificare quella che sarà la dimora terrena, modello, seppur imperfetto, di quella celeste, compito per il quale il sacrificio di ognuno di questi martiri non sarà stato vano.