La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno.
(Luigi Pirandello)
Mi chiedevi se la solitudine
Fosse quella immagine di allora
Coltivata per anni nella nostra mente
Sbiadita dalla lente del tempo
Quella melodia ritmata
Incessante
Insistente
Monotona
O lo spettacolo di altre rive deserte
Litanie di panchine distanti
Vuote
Abbandonate
Illuminate dai lampioni della sera
Mesti messaggeri delle tenebre
O il fragore
Di altri cavernosi silenzi
Speciali riflessi di destini lontani
Ricami intrecciati
Disegnati sul profilo grigio delle nuvole
Nella magica leggerezza dell’etere
O quella distesa di neve soffice
Appena sfiorata dalla carezza del vento
Fra le onde di bambagia del vallone
O il profumo di quel fiore in mezzo al prato
E il colore vivo dei petali
Ancora imperlati di lucida rugiada
O il limpido schiumoso grido della cascata
O il tema ricorrente di quel lontano commiato
Distacco del corpo
Mai dimenticato
Dolore
Lama appena affilata
Entrata a forza nell’anima
O il pensiero dei rimpianti
Sfuggiti come un gioco bambino
Sul sentiero impervio di questo lungo viaggio
O il desiderio di quell’ incontro mai avvenuto
Quasi un mesto rimpianto
O la preghiera sommessa del vespero
Testimone dell’impotenza del singolo
Gli occhi rivolti in alto
Momenti di intima diversità
Nessuno uguale a sé stesso
Solitudini
Inermi
Tempeste di emozioni
Sfida aperta delle bufere
Guerra dei naufraghi
Sconosciuti battaglieri
Che non si arrendono
All’impietosa scure del tempo
*
Siamo animali solitari. Passiamo la vita cercando di essere meno soli. Uno dei metodi più antichi è quello di raccontare una storia pregando l’ascoltatore affinché dica – e senta – Sì, è proprio così, o almeno è così che mi sento. Non sei così solo come pensavi.
(John Steinbeck)
Foto di copertina: “Della solitudine” dal web