LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Un cardo”

Quando il cardo fiorisce e da un albero la cicala canora
diffonde l’armonioso frinire battendo le ali, è giunto
il tempo dell’estate, all’ombra e con il cuore sazio,
beviamo allora il vino generoso godendo del dolce alitare
di Zefiro sul viso
(Esiodo)

Era l’incanto di un cardo
Di quelli che punteggiano gli alti i pascoli montani
Alla fine dell’estate
Era il magico splendore di quei raggi delicati
Dipinti ad arte
Sul letto spinoso del pendio
A carpire le tenui carezze del vento
I dolci profumi d’altura
E l’eco insistente del fischio d’allerta della marmotta
Ho tracciato per un momento
Intorno a quel diadema
In quel prezioso
Tenero scrigno
Il richiamo antico del sogno
Il segno sublime della bellezza perenne
Parole sovrumane
Dolcemente
Recitate davanti a me
Armonie celesti
Nel silenzio solenne ai confini del bosco
Fascino e magia del mistero
Nella sonorità dello scenario
Ebbrezza antica della festa
Dell’anima
Candida emozione
Fiorita sulla vetrina del sentiero
Un ultimo tenero indugio
Uno sguardo rapito
Da una piccola meraviglia d’argento
Che ho ancora viva negli occhi
Come il lucente riverbero
Di una stella
Seminata qui in terra
Da mano divina
A decorare il pendio e
A brillare per noi
*
La mia mente e il mio cuore sono un connubio indissolubile,
dove la ragione si fonde con l’amore per creare la bellezza della vita.
(Stephen Littleword)

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