Ha perso il sorriso. L’ultimo atto di accusa nei confronti di Giorgia Meloni è che ha perso il sorriso, è afflitta e arrabbiata; dunque vuol dire che è in difficoltà, se la vede brutta. Non potendo attaccarsi ai fatti e ai misfatti si fa dietrologia, psicanalisi e patafisica, arguendo da uno sguardo, da un mancato sorriso, un segno di nervosismo e la prova che la premier sia nei guai e avverta la caduta del consenso. Ma la Meloni non è la Gioconda col sorriso immutabile e nemmeno l’Iraconda, con la bava di rabbia alla bocca…
A un anno dalla vittoria elettorale, è magro il bilancio dei suoi accusatori, perfino più magro del bilancio che presenta il governo Meloni. Hanno poche accuse da rivolgerle, ha fatto pochi passi falsi, e ha varato pochi cambiamenti per essere giudicata.
Non capisco perché le rimproverate di aver tradito le sue promesse di quando era all’opposizione: dovreste elogiarla, piuttosto, perché ha messo da parte i suoi cavalli di battaglia, le sue idee per le quali l’attaccavate quando era contro l’establishment interno e internazionale. Anche del suo cambio di tono, dalle barricate ai modi felpati, dagli slogan radicali ai ragionamenti moderati, doveste essere solo contenti. Perfino in tema di migranti non ha fatto nulla di ciò che voi temevate, non ha cacciato nessuno, non ha fatto blocchi navali, anzi ha lasciato che raddoppiassero gli sbarchi. Di tutto questo vi dovreste rallegrare, e invece le rinfacciate questo suo mutamento di rotta, di tono e di indirizzo. L’accuserete pure di aver tradito il fascismo? Ma se è venuta incontro alle vostre richieste…
A doversene lamentare, semmai, dovrebbero essere i suoi elettori, i tanti scontenti che votarono per lei col desiderio di voltare pagina e invertire la marcia. Non potete lamentarvi voi, seguaci e funzionari del mainstream, se Giorgia in questo primo anno di vita al governo non è stata abbastanza di destra sociale, popolare e nazionale né abbastanza securitaria e identitaria o abbastanza sovranista e nazionalista, conservatrice e decisionista.
Ma tu sei contento di questo primo anno della Meloni al governo, mi chiede bruscamente qualcuno? Diciamo che non sono affatto deluso, perché me lo aspettavo che andasse così. Quando la votai scrissi che non mi aspettavo nulla di quel che lei allora annunciava e i suoi elettori attendevano. Anche se lo avesse voluto o ne fosse stata capace, non avrebbe potuto cambiare nulla di sostanziale sulla linea economica, internazionale, euro-atlantica e sui grandi temi sensibili, inclusi i flussi migratori. Perciò suggerivo di votarla senza aspettative, magari solo per evitare che vincessero la sinistra e i cinque stelle, o che il potere restasse direttamente nelle mani dei tecnocrati. Accontentatevi di dire che finalmente va al governo il polo escluso, la destra-destra e che per giunta va al governo per la prima volta nella nostra storia una donna. Siate contenti almeno per queste cose…
In questo anno d’esordio dobbiamo riconoscere che la Meloni non ha sfigurato, sia a livello interno (ma era facile con avversari come Conte e soprattutto la Schlein) che a livello internazionale (anche lì non ci sono giganti), dove ha raccolto attenzioni e simpatie in mezzo mondo, perfino eccessive, se penso al suo feeling con Biden e con la von Der Leyen. Si è mossa con prudenza e padronanza, non ha fatto passi falsi, è parsa a suo agio nelle relazioni internazionali, senza scivoloni.
Gli unici che possono avere ragione di lamentarsi semmai sono i suoi elettori, o meglio gli elettori più motivati e più “destri”, che costituiscono la vasta platea degli scontenti nei social. I quali possono rimproverarle esattamente quel che agli occhi altrui è un titolo di merito: non ha cambiato nulla finora, non ha compiuto strappi, non ha scandalizzato nessuno, è stata misurata, moderata, rassicurante, ha governato in continuità con Draghi.
Vero è che si è rinchiusa nel suo clan, non si fida di nessuno al di fuori del suo cerchio. Vero è che nel suo governo c’è una buona metà di ministri che forse sarebbe meglio mandare a casa. Vero è che ha cercato con un po’ di retorica e con piccoli atti simbolici di dare un contentino illusorio ai suoi elettori frustrati.
Poi magari ha ragione che non ha vita facile, molti poteri, molti funzionari, molte pressioni si oppongono al suo governo. Senza buttarla sul vittimismo preventivo, è vero che per una destra è molto più difficile realizzare le cose, rispetto alla sinistra. A partire dalle nomine: è normale che la sinistra al governo nomini chi vuole, è invece considerato uno scandalo che lo faccia pure la destra. E a ogni minimo tentativo di rimettere in discussione linee, assetti, nomine preesistenti, scatta subito la campagna di delegittimazione e intimidazione. Però c’è da dire pure che il governo Meloni e molti suoi ministri si lasciano facilmente intimidire. E c’è da aggiungere che fare le vittime è a volte un alibi per la propria ignavia o incapacità di cambiare davvero le cose.
Quando sento dire che la destra sta imponendo la sua egemonia culturale a me scappa da ridere: della cultura non gliene frega molto, di strategie culturali manco l’ombra, e poi la mancanza acclarata di uomini, mezzi, strutture e piani rende improponibile il tema. Se qualcosa succede è nei social, nella società, o nei riposizionamenti spontanei di qualche opportunista, ma niente di più.
So che la metà dei nostri lettori, poco meno o poco più, è fortemente delusa dalla Meloni. So pure che l’altra metà, poco meno o poco più, è invece decisamente dalla sua parte. Personalmente non mi reputo né tra i primi né tra i secondi; sono realista, disincantato, ero preparato a questo, non vedo alternative. Anzi so che ogni tentazione radicale che sorge in queste situazioni, finisce ai margini o se conquista la scena, viene presto assorbita nel mainstream. Dunque lunga vita alla Meloni premier e meglio lei che i suoi avversari. Dopodiché, meglio osservare da fuori, da lontano, e occuparsi d’altro, se non vi dispiace.
La Verità – 27 settembre 2023
https://www.marcelloveneziani.com/articoli/dopotutto-e-solo-un-anno-dal-voto/
Elio, in effetti pensavo ad altro, ma la possibilità e previsione che poni in risalto, potrebbe avere una sua logica. Costringerti ad accettare il MES con tutte le sue condizioni obbligate, tenendoci per gli… scarponi per decenni con debito artificiale che nemmeno i nostri figli riusciranno ad estinguere.
In effetti Giorgia ha di che preoccuparsi, se cadere o cedere del tutto ogni sovranità dell’Italia. Poveri noi!!!!
Certamente non ho la verità nel taschino, ma secondo me Gianni è un’ipotesi possibile se non probabile. Comunque la mia speranza è che la Meloni continuerà a resistere senza perdere la poltrona, e lo dico senza aver votato per lei, perché qualunque altro governo “del presidente” almeno su questo punto sarebbe peggiore (oltre ad essere un tradimento degli elettori).
Su questo non ci piove.
Il 2024 sarà la prova suprema, per molte cose e molte elezioni.
Sapremo se potremo riappropiarci del nostro futuro e dirigerlo al meglio, o essere definitivamente schiavi senza umanità.
Lottiamo ovviamente per il primo!
C’è un grosso pericolo che incombe sul governo della Meloni. Io credo che sia per quello che lei sia tesa e che forse si aspetti la fine imminente del suo governo. È sotto ricatto, da quando è presidente del consiglio quella cricca mafiosa di burocrati che regge la UE non fa che insistere sul MES. L’Italia deve approvare il MES, all’inizio con le buone, poi passa il tempo e questa cricca vede la Meloni rinviare il problema, perché sa che per l’Italia sarebbe il colpo di grazia, e sa che i suoi elettori lo sanno. È per questo che la cricca apre il rubinetto dei clandestini a suo piacimento, è una dimostrazione di forza, è l’arroganza bullista del capomafia, per mostrarle che se non si piega loro sanno bene come far venire l’Africa in Italia e non in Europa. La scandalosa passerella dell’ipocrisia a Lampedusa col la frase ad effetto “l’Europa è con voi” è servita solo per cospargere il ricatto di zucchero a velo come fosse un pandoro di regalo. Gli strumenti per far inciampare e poi cadere la povera Giorgia ce l’hanno, lo disse la stessa VdL quando salì al governo: “vediamo come va, semmai abbiamo noi gli strumenti….”, le elezioni espressione di democrazia sono ormai una tragica farsa. La Meloni sa che il suo governo è arrivato al capolinea se non accetta il MES, basta che la BCE faccia salire lo spread non comprando i titoli italiani ed ecco il colpo di stato che si ripete, come per Berlusconi 2011, stavolta con la benedizione di Mattarella che darà il via a una serie di governi tecnici sinistri e sinistrati, litigiosi e di durata annuale, per 4 anni. Ecco perché la Meloni è nervosa.
(parte mancante).
E perché la Destra si lagna, almeno una metà, visto he finalmente è al potere ed evita che la sinistra al potere potesse portarci al servilismo totale ed al precipitare nel baratro antiumano e distopico?
Beh, io dico che questo può ancora accadere, perché la via intrapresa non è quella sperata e quella decisamente diversa, anzi, se così fosse, la Meloni non piacerebbe a così molti anche nei clubs globalisti mondiali.
Marcello conosce bene le miserie umane, le paure e la propensione a vendersi per sopravvivere o primeggiare, per il potere,, per Franza o Spagna, purché se magna.
Ma non può e non possiamo accontentarci di sopravvivere, né del meglio l’uovo oggi che la gallina domani00, delle difficoltà impelkwnt
….. difficoltà impellenti, del passo a lato o indietro per non scivolare o far fatica, perché così non si sale, ma si scende.
Un leader, specie quando è al TIMONE DI UNO STATO, DEVE AVERE UN SOGNO, come Martin Luther King, deve dare una speranza ed indicare la VIA Maestra, costi quel che costi, verso la VERITÀ, L’UMANITÀ
ED IL FUTURO MIGLIORE PER TUTTI.
E DEVE AGIRE DI CONSEGUENZA., con determinazione e tenacia, sapendo che gli ostacoli saranno enormi e lui stesso potrebbe perire in molti modi, ma deve avere con sé L’UNITÀ DELLA NAZIONE SU OBBIETTIVI CONDIVISI E VITALI QUANTO IRRINUNCIABILI, PERCHÉ SOLO ALLORA AVRÀ CON SÉ UNA MASSA DI POPOLO COMPATTA CHE CON FEDE E speranza si unirà nella battaglia.
Ricordiamo come 300 Spartani uniti, risoluto e preparati, decisi a morire se necessario, per la libertà della Patria e della Grecia, fermarono un esercito potente ed enorme di Serse, dando tempo ai Greci di unirsi e respingere questo esercito.
Ma ci vuole una grande Fede, personale e collettiva, una fede non solo religiosa, nella Via migliore che è la Via di Dio, una grande fede in sé stessi e negli Altri, nell’ Uomo, come voluto da Dio.
Una fede che comporta la ricerca del MIRACOLO PER L’ITALIA (ED IL MONDO), che piccoli gruppi possono avere e coagulare a smuovere masse di persone sfiduciate e senza speranza.
Marcello cita i gruppi che si oppongono al main stream, al sistema assassino, ma non vede o non sa’, quanto siano numerosi e vitali e pronti ad unirsi in un MAGMA PRONTO AD ESPLODERE NELLE COSCIENZE PER FARE NUOVI CIELI E NUOVE TERRE.
SOLO, LUI NON HA LA FEDE, CHE NOI ABBIAMO, LA FEDE NEL MIRACOLO E SI ACCONTENTA COME I PIÙ DI NON ESSERE SGRADITI O SEMBRARE VISIONARI, DIMENTICANDO CHE CHI SI FA PECORA, IL LUPO SE LO MANGIA.
NOI INVECE ABBIAMO UN DECALOGO, JNS GUIDA, DELLE PROPOSTE UMANE, DA DIFFONDERE E CONDIVIDERE. LA GENTE CON NOI LAVORERÀ PERCHÉ IL MIRACOLO AVVENGA.
Capisco ed in parte apprezzo l’analisi di estremo realismo fatta da Marcello Veneziani.
lui si chiede perché la sinistra si lagni se la Meloni non ha fatto la Destra, anzi è gradita ai poteri forti e continua le Agende imposte?