Di questi tempi, i ricordi di tanti fatti di terrorismo si riaffacciano inevitabilmente alla memoria. Ne cito solo alcuni. Nel 2004 a Beslan, in Ossezia, furono trucidati, fra le centinaia di vittime civili, 186 bambini di una scuola, ad opera di un commando di 30 uomini, separatisti ceceni. In Francia, a Tolosa, nel 2012 furono uccisi da terroristi in una scuola ebraica 4 bambini nel 2012 ed un professore. Due esempi, fra altri possibili, accomunati dalla tenera età di gran parte delle vittime e dalla matrice islamica degli uccisori.
Recente l’eccidio perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023 a danno di civili israeliani, con inaudita ferocia persino contro bambini e addirittura neonati. Penso ai tanti bambini israeliani rapiti e ora ostaggi di Hamas a Gaza, pregando e augurandomi che, fra le loro vite in sospeso, il numero di quelle già troncate, che per angoscia non preciso, non si accresca.
Così come mi auguro che cessino le morti di civili palestinesi. I fatti del 7 ottobre avvengono al di fuori di una situazione di guerra “guerreggiata”, che dopo seguirà a quei fatti, ma che non esisteva al momento della strage. Quell’eccidio infatti si connota solo come terrorismo, che è molto peggio della guerra, la quale comunque è normata e definita da accordi e convenzioni internazionali, mentre il terrorismo è al di fuori di qualsiasi regola, di qualsiasi pur vago barlume residuo di umanità. Il terrorismo, anche se “politico”, appartiene solo alla categoria del crimine, nella sua forma peggiore. E, sempre nella sua forma peggiore, è la “reificazione”, la materializzazione più drammaticamente concreta, l’esito estremo dell’odio più turpe e definitivo. Odio assoluto, come male assoluto.
Orbene una Commissione Parlamentare sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio è stata istituita il 10 maggio 2016 in Italia, con il compito di condurre attività di studio e ricerca su tali temi. È presieduta dalla Senatrice Segre e probabilmente nessuna più di lei merita quel ruolo. Della Commissione ha fatto parte anche il compianto professor Tullio De Mauro al cui contributo ai lavori è riferito “un inventario delle parole per ferire”, confluito nella relazione finale.
Nella distribuzione dei compiti ,ad un gruppo di lavoro è stato affidato l’obiettivo di contribuire a realizzare in Italia una “Alleanza contro l’odio”, vale a dire una rete di parlamentari, cittadini e associazioni che si impegnino a contrastare questo fenomeno. La Commissione ha inoltre acquisito 187 documenti di varia natura e provenienza (studi, ricerche, pubblicazioni monografiche, raccolte di dati, position papers o prese di posizione), prodotti o segnalati da componenti della Commissione stessa, da soggetti auditi nonché dagli Uffici della Camera dei deputati e “da terzi” per cui pare possibile inviare contributi anche dall’esterno.
Il 6 luglio 2017 la Commissione ha approvato una relazione finale che si articola in cinque parti. La prima, nel capitolo I, contiene le definizioni di discorso e crimini d’odio formulate a livello sovranazionale e l’azione del Consiglio d’Europa in materia e le migliori prassi adottate nei principali Paesi europei. Nella seconda parte c’è il sopra accennato inventario di “Parole per ferire”. La terza parte, nei capitoli da III a VII, esamina in dettaglio, in riferimento alla situazione italiana, le cause e le forme del linguaggio e azioni d’odio nelle loro varie manifestazioni, come sessismo, omofobia e transfobia, razzismo, xenofobia, antigitanismo, antisemitismo, islamofobia, ostilità contro le persone con disabilità, bullismo. In questo contesto sono esaminati i fenomeni di stereotipizzazione e discriminazione connessi ad un linguaggio d’odio.
Nella quarta sezione vi sono le raccomandazioni formulate dalla Commissione per la prevenzione e il contrasto del linguaggio d’odio a livello sociale, culturale, informativo e istituzionale. Un apposito dossier predisposto dagli uffici della Camera contiene una ricostruzione analitica della normativa e delle politiche nazionali, dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa poste in essere nei settori oggetto della relazione. Il testo integrale della relazione, una infografica che ne riassume i contenuti e il dossier degli uffici della Camera sono reperibili in internet. Ho desunto, e riassunto, le notizie sulla citata Commissione, da rubriche reperibili in rete.
Occorrerebbe approfondire la conoscenza completa dei materiali prodotti, perché le notizie reperite suscitano curiosità, talvolta perplessità, interrogativi di vario segno. Colpisce che le desinenze in “fobia” (omofobia, xenofobia, ecc.) facciano riferimento ad un significato entrato nell’uso, ma comunque improprio, se non errato: “fobia” significa paura, non odio. E per quanto l’una e l’altro possano reciprocamente condizionarsi o connettersi, restano due cose diverse. In un discorso che tende, in tema d’ “odio”, a prefigurare sviluppi giuridici e relative conseguenti leggi dello Stato, non demarcare meglio la differenza fra odio e paura a me pare un’imprecisione del tutto inopportuna. Anche perché la paura, ispiratrice di prudenza, può anche essere un sentimento salvifico. Mi pare poi di rilevare che lo sviluppo del tema riguardi soprattutto il linguaggio, le parole, dette o scritte, ed in particolare quelle efficacemente definite “parole per ferire”. E le parole possono generare fatti e pertanto sembra corretto che il tema metta al primo posto il linguaggio, seppure con le imprecisioni eccepite.
Peraltro tanti fatti non sembrano generati da terminologie del nostro tempo, sconsigliate o sconsigliabili , ma sono comunque espressioni dirette, concrete e drammatiche d’odio, come il terrorismo e le stragi. Vi sono poi parole che radicano in ideologie o religioni che sono alla base di fatti: si tratta di veri e propri precetti che impongono al fedele atti e comportamenti che fanno inorridire. Fatti che radicano nell’odio e seminano odio. Messaggi d’odio che generano emulazione per altro odio, e morte. Messaggi concreti d’odio, ultimo e definitivo, che possono suscitare prevedibili risposte d’odio, quindi di vendetta. Fatti che nascono da parole scritte su alcuni dei libri più diffusi e letti nel mondo. E proprio questi dovremmo trascurare o non censurare, parlando di “alleanza contro l’odio”?
domanda più che pertinente.
Ma sottintende che nulla sia stato preso in esame sino ad ora .
E non aver preso in esame da parte di questa sedicente commissione contro l’odio il pregresso e i libri che oggettivamente contengono parole che se ben adoperate dal divulgatore ,interessato , ottengono e generano odio lascia ad intender che gli scopi della commissione stessa siano lontani dalla ricerca delle radici dell’odio ; O forse si vuole incanalare l’odio solo se aizzato da ben precisi gruppi politicamente identificabili o utilizzarlo a convenienza .
Non mi risultano ad oggi lavori della commissione che abbiano portato all’individuazione di matrici d’odio. soprattutto quello religioso , il più difficile da eradicare , il più difficile da accettare per una società evoluta . Forse perchè contenuto in libri sacri che tutti al potere temono ed evitano di criticare proprio per la violenza che ne è scaturita . Hanno tutti paura .
E Il silenzio della signora Segre e della compagnia cantante in questo frangente di guerra è assai assordante
La tua domanda Vittorio é pertinente.
In occasione della procurata pandemia ho udito, e sovente anche subìto, parole cariche di odio pronunciate dai mezzibusti televisivi, da star e starlette televisive, da sedicenti esperti e financo dalle più alte cariche istituzionali.
Ciononostante non mi é capitato di udire o leggere moniti o richiami ad un linguaggio maggiormente rispettoso da parte dei componenti di questa commissione, la cui presidente, anzi, si é particolarmente distinta per il suo contribuito alla campagna di odio e discriminazione nei confronti di coloro che non si sono piegati.
Credo che quello che tu definisci un utilizzo quantomeno improprio del suffisso “fobia” rientri in un subdolo meccanismo di manipolazione mentale che vuole spingere le persone ad ignorare il senso intimo di allarme che suscita in ciascuno l’islam, ad esempio. E questo perché abbandonando la paura si disinnescano i meccanismi di protezione e prudenza che sono connessi all’autoconservazione.
Forse io però son diventata eccessivamente diffidente Prof!