Piena di te è la curva del silenzio.
(Pablo Neruda)
Ricordo ancora quell’angolo d’ombra
Era fra via Pontaccio e Solferino
A Milano
Quartiere Brera
E quelle barche solitarie
Accarezzate dal sole
Nelle vetrine inondate da chiassi d’acciaio
Dall’odore di fumo acre
Di quei giorni
Tornavo a guardarle la sera
A sentire l’atmosfera rarefatta
Malinconicamente vibrante
Di quegli squarci d’anima
A godere del silenzio
Del grido soffocato di solitudine della battigia
A dipingere dentro e
A scolpire per me
I colori struggenti di quelle emozioni
Il pittore era Walter Lazzaro
Chiamato il metafisico
Artista della scuola romana
Noto per la poetica dei suoi silenzi
Le sue erano figure immobili
Statuarie
Imponenti padrone
Di quegli spazi che ti prendevano il cuore
E ti portavano lontano
Esule metropolitano
Incantato davanti a quelle tele
Era come se in quei navigli vuoti
Sotto quegli ombrelloni abbandonati
In quei capanni chiusi
Disabitati
Non ci fosse mai stato nessuno
Se non quelle cose inanimate e solitarie
In perenne attesa
E fossero rimasti nell’aria un esile frammento della tua favola
Un passo della tua danza gitana
Quel tuo sguardo malinconico
Dietro la prima spavalda mossa di sfida
Un filo di vita randagia
Un segno della speranza che rincorrevi
Alacremente
Fra le tempeste
Dei pensieri distratti
Di quegli anni giovani e incauti
Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L’animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca.
(Charlie Chaplin)