LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Deserto di porfido”

La notte non è meno meravigliosa del giorno, non è meno divina; di notte risplendono luminose le stelle, e si hanno rivelazioni che il giorno ignora.
(Nikolaj Berdjaev)

Somiglia al mio vagare
Nell’universo di stelle
Questo deserto di porfido
Di tutti che riempivano la via
Non sono rimaste che le orme
Nessuno ascolta la città
A quest’ora della notte
Le luci parlano da sole
Il linguaggio muto della sera
E si scambiano frammenti di brillanza
Uno spettro di fantasmi pare attendere in agguato dietro le colonne
Del passeggio
Trascorre inerte l’ora vuota
Del letargo metropolitano
Mille sogni si rincorrono
Si intrecciano
E giocano sul selciato
Infantili chimere
Incubi colorati di infinito
Si consumano pigri
Fino alla prima uscita
Discreta
Improvvisa
Quasi furtiva
Un rumore consueto
Puntuale
Si insinua nel silenzio della favola del mattino
È il brusco risveglio a troncare la narrazione
Pare siano passati mesi da allora
O forse volati solo pochi minuti
Il tempo di un sortilegio
Lieve e sfumato
Di una nuova alba
Il magico sospiro di una carezza
Qualche parola dolce
Dell’ebbrezza di ieri
Un affettuoso sussurro
Come la voce di un angelo
Prima di riprendere la irrefrenabile
Meravigliosa
Irripetibile corsa
Del nostro vivere odierno


Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?
(William Shakespeare)
*
Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che possono esistere solo quando siamo giovani, caro lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso, che a guardarlo veniva da chiedersi: è mai possibile che vi sia sotto questo cielo gente collerica e capricciosa?
(Fëdor Dostoevskij, Notti bianche)

Foto di copertina: “Deserto di porfido ” dal web”

2 commenti su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Deserto di porfido”

  1. Meravigliosa ode di Giorgio, a cui aggiungo alcune parole in libertà :

    Deserti di parole inconsistenti
    brillanti di microcristalli riverberanti il chiarore di una luna apatica
    lampade annebbiate
    sullo sfondo grigio scuro di strade chiuse al sogno.
    Gatti bianchi
    spettri nella notte
    strisciano marciapiedi
    entrano tra le sbarre dei cancelli
    e la notte ulula a cercare vittime
    insonni amori all’angolo
    tacchi alti e sguardi procaci
    bocche rosse ferite dalla vita
    senza domani né ieri
    né mai
    senza sonno
    scontato di giorno
    di sole mai visto
    dietro chiuse persiane.
    Urlano gli spettri di Ibsen
    gli occhi dell’ebreo errante
    lanciato sulla polvere del deserto metropolitano
    e la storia non ha più senso se non l’incubo di non esserci
    di non possedere
    il suo linguaggio
    di essere microscopico punto
    nella distesa amaranto
    dell’universo dei sensi
    nel cuore dei suoi
    piccoli furori
    umidi sentimenti
    che ammaliano
    i semplici ed il domani
    non ha più il senso della speranza ma la certezza di una eterna perdita.
    Lei manca e riempie il silenzio e la vengo a cercare negli angoli
    dove solo una lama di luce getta l’ombra
    lontano
    dalla coscienza del mondo.
    Ticchetta l’orologio
    la goccia del tempo
    ed unisce lo scatto
    al dondolio del pendolo
    a segnare la profondità del pozzo.
    Eppure aspetto
    ogni giorno
    di essere solo.
    Di trovare un senso
    al vivere nascosto
    e ci riesco benissimo
    quando termina
    la follia del giorno
    ed il dolore s’impossessa della notte e dimentica
    dove vivi
    ed io in sogno ti porto rose
    macchiate di sangue
    e non ricordo il tuo nome
    non vedo più il tuo sorriso.
    Dimentico nella nebbia
    la parola dell’addio
    ti lascio andare
    sulle onde del grano
    piegato nel campo
    nel rumore usuale
    che mi vive accanto.
    E non appartengo più
    nemmeno a me stesso.
    Rosa aulentissima…
    virgo Fidelis….
    pulvis et umbra…
    alfa et omega…
    sorella morte corporale
    c’incontreremo ancora
    di nuovo
    nella scacchiera della vita
    ed avrai l’ultima mossa
    ed avrai ancora
    i suoi occhi…

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