Non c’è niente di più musicale che
un tramonto. (Claude Debussy)
Come quei raggi di fuoco trafiggono di luce la
solitudine del bosco
Così si sente ferita la mia anima
Dalla ardita
Arrogante furia del temporale
Era lo scroscio battente della tempesta
A bagnare quelle guance
Così profondamente brillanti
Tracce umide ancora di malinconica follia
Scavate dalle lacrime del commiato
Accarezzate dal vivace mormorio delle fronde
Nell’ultima
Insistente brezza della sera
La gente ignara
Rincorre veloce il mito dell’amore
Tesse distratta l’antica tela della vita
A noi
Dopo la pioggia
Sembra ancora più prezioso
Più sublime
Il chiarore di cristallo
Del nostro angolo di cielo
È finita con il tramonto la pioggia
Di un giorno come tanti
Il vento trascina
Questi scampoli di cielo fra nuvole scure
Con un coro di cose perdute
L’armonia della sera canta
Il ritornello di sempre
Pare una cantilena di figure
Una litania di immagini passate
Una serie di note umide ancora dello spartito del
cielo
Che lava gli strascichi rosati dell’orizzonte
Osservo il sipario dell’ultima luce
Un drappo vellutato che danza
Sulla campagna dormiente
Si rincorrono lungo gli steli gocce di cristallo
Come giochi di bimbi
Pare di sentire lontani schiamazzi di gioia
Mentre pensieri colorati di rimpianto
Disegni intrecciati di trame rossastre
Chimere inondate dal fuoco dei ricordi
Profumano di sogno
L’ansia
La trepidazione
La pena
L’emozione
Signore e ambasce nascoste della mia notte
Abbiamo perso ancora questo tramonto.
Nessuno ci vide questa sera con le mani
intrecciate
mentre la notte azzurra cadeva sopra il
mondo
(Pablo Neruda)
Foto di copertina: “Dopo il temporale” dal web