In Italia vengono uccise 105 donne in un anno. Gli assassini di una donna in quanto donna, i cosiddetti femminicidi, quindi non per rapina, non per motivi di eredità, non perché la madre uccide la figlia, ma perché un uomo uccide una donna in quanto compagna, mancata compagna o ex compagna, sono circa quaranta. Gli omicidi di maschi sono quasi in triplo di quelli di donne. I suicidi degli uomini sono più del triplo di quelli delle donne, gli incidenti mortali sul lavoro sono per il 90 % maschi e i maschi sono il 90% dei barboni. Per essere il sesso privilegiato, mi sembra che quello maschile abbia dei numeri bizzarri. Uomini e donne non sono due gruppi etnici, ma sono la parte maschile e femminile di un’unica specie, la specie umana, che può vivere e sopravvivere solo per l’unione della sua componente maschile e femminile. L’aggressività degli uomini malvagi è fisica. Gli uomini malvagi picchiano e uccidono. La violenza delle donne malvage è verbale: le donne malvage manipolano, mentono e spingono al suicidio. La malvagità esiste in entrambi i gruppi, e che uno dei due ne sia privo è una quieta idiozia. Causare una frattura tra la componente maschile e femminile è quindi sufficiente a uccidere un popolo. Il movimento di liberazione femminile nella sua versione radicale, uno dei tanti figli più meno bastardi del marxismo, ha come scopo la distruzione della civiltà cristiana occidentale, le parole di Elena Cecchettin, sorella dell’uccisa, lo dimostrano chiaramente. Abolire il cosiddetto patriarcato è una maniera vezzosa per dire abolire la struttura antropologica cristiana. Al movimento Non Una Di Meno del benessere delle donne importa meno che del fango che hanno sotto le scarpe, al punto tale che non nominano mai poligamia, mutilazioni sessuali e lapidazione, in costante aumento nel mondo islamico e nemmeno pornografia, rapper che istigano all’assassinio e allo stupro, prostituzione, vendita di ovuli e gravidanza in costante aumento nel mondo occidentale. Non Una Di Meno ha inneggiato ad Hamas che ha stuprato, umiliato le donne israeliane prima di assassinarle e che pratica la lapidazione. Anche il movimento LGBT tifa Hamas, benché a Gaza il comportamento omoerotico sia punito con la morte, e probabilmente è questa la causa dell’esecuzione di Vittorio Arrigoni, assassinato da miliziani di Hamas, ma dobbiamo restare umani, quindi la colpa la diamo ad Israele. Filippo Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin perché esiste il male, esiste la malvagità. Esiste la colpa. La colpa non è né della scuola, né dei genitori e meno che mai della società. La lapidazione è frutto della società patriarcale islamica, un uomo che uccide una donna che non lo vuole è frutto del pensiero distorto di questo uomo. Il razzismo, e quindi anche il sessismo, consiste nel considerare la colpa di uno come colpa di tutti. Lo psicologichese, il nuovo linguaggio della nuova religione, la psicologia, nega il libero arbitrio, e la colpa. Solo dove c’è colpa può esserci redenzione, quindi nega la redenzione. La stragrande maggioranza degli psicologi ha interiorizzato la boiata pazzesca del buon selvaggio. Quindi ci deve essere una causa, cattivi genitori, cattiva società, narcisismo o altro così da negare il libero arbitrio e la responsabilità personale. Ovviamente il frutto del delitto è stato la caccia al maschio bianco con ufficiale richiesta di sua ulteriore devirilizazione, e rieducazione. Tutti i maschi occidentali sono colpevoli a prescindere, il solo fatto di possedere il pene è una colpa, e devono essere rieducati dopo aver ammesso le proprie colpe immaginarie secondo lo stile maoista, perché il comunismo non muore mai, nessuno si illuda. La cosa gravissima è che la delirante campagna in stile maoista coinvolge anche il governo. Con commovente sprezzo del ridicolo, il ministro Tajani ha chiesto scusa a tutte le donne, moglie e figlia in primis, per quello che fanno gli uomini. Il ministro ha sposato in pieno il delirio di vittimismo isterico. Che il ministro Tajani si sia permesso di chiedere scusa a nome di tutti i maschi è gravissimo. Considero chi si accusa in quanto maschio, un intollerabile arruffapopolo, che raccatta consenso insultando tutti gli uomini e assolvendo, o quanto meno scusando, il vero colpevole, la cui colpa reale viene annacquata diluendola in una colpa collettiva. Se però Tajani si sente colpevole, sarebbe lodevole per lui dare le dimissioni da ministro, così al posto su magari ne arriva un altro meno lagnoso e con minore propensione all’iperemotività. Qual è lo scopo di questo ennesimo caso di “indignazione a comando”? Lo scopo è inventare un’emergenza e imporre una cura, una ulteriore statalizzazione dell’individuo attraverso corsi di rieducazione. Quanti ricordano chi è Sofia Castelli? Era una giovane donna di 20 anni che il 28 luglio 2023 è stata assassinata a luglio a coltellate dall’ex fidanzato ventitreenne che lei aveva lasciato, una storia straordinariamente simile a quella di Giulia Cecchettin, della quale non è importato niente a nessuno, né alle impavide fanciulle di Non Una Di Meno né al ministro. Forse Giulia era più graziosa? Forse ha fatto tenerezza il fatto che stesse per laurearsi? Se non stai per laurearti la tua morte vale zero ed è lecito che di quella morte importi meno del fango sotto le scarpe? L’assassino di Sofia Castelli si chiama Zakaria Atqaoui, di origine marocchina. La differenza è questa. La caccia non è al maschio, ma a quello occidentale, perché tra gli istinti della virilità c’è la difesa delle donne e la difesa del territorio, quindi per privare un popolo della sua terra occorre devirilizzare i maschi. L’unico maschio buono è quello devirilizzato, l’inutile bambolotto col rimmel e lo smalto sulle unghie. Di esempi di donne cristiane massacrate da immigrati quasi sempre islamici ce ne sono innumerevoli, a cominciare da Pamela Mastropietro e Desirèe Mariottini, gli immigrati sono il 4 % della popolazione e commettono il 40% degli stupri, senza contare le donne islamiche massacrate da islamici, spesso i loro familiari, perché volevano vivere come persone libere. Per loro c’è stata un’indifferenza totale. Tutta l’emotività mostrata per Giulia, visto che è stata completamente assente in tutti gli altri casi, non è dolore, bensì becero razzismo, criminale odio anticristiano e antioccidentale. Nel 1974 la Unione Europea ha stabilito in trattati ufficiali che uno dei suoi scopi è l’islamizzazione dell’Europa mediante sostituzione etnica, immigrazione incontrollata e massiva, modificazioni delle linee culturali. Le linee culturali sono il disprezzo per il cristianesimo e della civiltà occidentale che è una civiltà cristiana, l’abbattimento della popolazione presentando la maternità come una sciagura e l’aborto come una bella festa, la devirilizazione dei maschi che non proteggono né le frontiere, né le donne, la diffusione della pornografia, l’odio istillato nelle donne occidentali contro l’uomo occidentale. Attenzione: vale solo per il maschio bianco. Facciamo un minuto di silenzio per Giulia Cecchettin perché è stata uccisa da un uomo bianco. Di Pamela Mastropietro, Desirèe Mariottini e Sofia Castelli non è importato un accidente a nessuno e meno che mai alle stupefacenti fanciulle di Non Una Di Meno. La violenza si combatte con pene certe e severe. Le lezioni di affettività sono una magnifica possibilità di sperperare i soldi dei contribuenti e il tempo degli studenti per creare nuovi lavori per laureati con laurea triennale di corsi di color pastello. Il corteo di Non Una Di Meno ha sbeffeggiato le donne israeliane stuprate, e ha aggredito la sede di Pro vita e famiglia. Lo scopo è la sostituzione etnica. Quello che è accaduto a Giulia è orrendo, ma la maniera di strumentalizzarlo è ancora più folle. Il dovere degli uomini è proteggere le donne, è un peso enorme, ma è anche il loro grandissimo privilegio, come per noi donne è un peso la gravidanza, ma anche un nostro grandissimo privilegio. C’è un’altra violenza di cui nessuno parla. Una violenza squisitamente femminile che spiega che non siamo più buone dei maschi, abbiamo solo meno forza fisica ed è lo scempio di distruggere i nostri bambini nel nostro grembo e di pretendere che sia fatto a spese dello Stato. La violenza del più forte sul più debole è sempre ignobile, anche quando il più forte è una donna. Per questo è così drammaticamente grave l’assalto alla sede della magnifica associazione Pro vita e famiglia. Dobbiamo creare un mondo dove gli uomini amino le donne, le donne amino gli uomini ed entrambi amino e proteggano i loro bambini.
SILVANA DE MARI: “Il male esiste”
2 commenti su “SILVANA DE MARI: “Il male esiste””
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Anche io, come Andreina, sono pienamente concorde con tutte le considerazioni fatte da Silvana De Mari in questo suo lucidissimo scritto. Ne ammiro, in particolare, la capacità non comune di guardare alle cose con un senso disilluso della realtà. La De Mari ti spiattella le cose di fronte agli occhi in maniera cruda, al punto che non puoi che naturalmente convergere con lei, senza poter dar adito ad alcuna alternativa interpretazione dei contenuti proposti. Una vera potenza
Condivido ogni singola parola dell’articolo di Silvana de Mari, che sottolinea quello che un “normo-ragionante” (per mutuare un termine di Cionci) dovrebbe aver capito. Io credo che siano molti a condividere il ragionamento di Silvana ma tacciono per quieto vivere. Io credo che ora tacere sia profondamente sbagliato e soprattutto profondamente ingiunto nei confronti anche delle vittime. Diluendo la colpa del criminale sulla società, sulla famiglia, sull’universo mondo, alla fine la colpa non è di nessuno e quindi nessuno viene punito per il crimine commesso. Questo ragionamento ci sta portando alla rovina e credo sia veramente il tempo di porre un altolà.