Nella giornata di lunedì, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto tre casi che mettevano in discussione l’ormai defunto mandato di vaccinazione contro il COVID-19, promosso dall’amministrazione Biden, per i dipendenti del ramo esecutivo e i membri del servizio militare. I tribunali di grado inferiore avevano raggiunto decisioni contrastanti sui mandati. Tuttavia, prima arrivassero alla Corte Suprema, sono stati annullati. A quel punto, invece di decidere i casi nel merito, la Corte Suprema li ha rinviati ai tribunali di grado inferiore con istruzioni di respingerli come “discutibili”. In questo caso, “discutibile” si riferisce a ciò che coinvolge un problema (obblighi per il vaccino COVID-19) che esisteva, ma risolto con mezzi diversi da quelli della sentenza del tribunale. Una volta che un caso viene dichiarato discutibile, la decisione del tribunale di grado inferiore non può più essere utilizzata per creare un precedente destinato a casi futuri, aprendo la porta a futuri mandati sui vaccini. Cancellare una sentenza significa cancellare un precedente, per cui, quando arriveranno i prossimi mandati, si tornerà al punto di partenza.
“Crediamo che la Costituzione degli Stati Uniti non consenta al governo federale di costringere i lavoratori federali, o qualsiasi cittadino rispettoso della legge, a iniettare nei loro corpi qualcosa contro la loro volontà – ha dichiarato Marcus Thornton, presidente della Feds for Freedom – In effetti, la libertà di controllare il proprio corpo e le proprie informazioni mediche è così fondamentale che, senza tali libertà, è impossibile essere veramente liberi. Siamo delusi dal fatto che la Corte Suprema abbia eluso queste importanti argomentazioni costituzionali e abbia invece scelto di lasciare il caso per motivi tecnici”.