Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.
Lo scorso 15 novembre abbiamo appreso di una “Lettera aperta” del presidente dell’Ucoii (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia), Yassine Lafram, a Pier Silvio Berlusconi, Amministratore delegato di Mediaset, in cui sostiene che i musulmani in Italia «sono molto preoccupati dalla deriva islamofoba» di alcune trasmissioni televisive di Mediaset, in particolare di Rete 4; e avverte con un malcelato monito: «Ci preoccupa anche il fatto che tutto ciò sia ora giunto all’attenzione delle opinioni pubbliche dei paesi arabi ed islamici in un momento così delicato».
Questo è il testo della “Lettera aperta”: «Egr. dott. Pier Silvio Berlusconi, è un momento drammatico per l’umanità: guerre, pandemie e carestie stanno mettendo a dura prova il mondo intero. Oggi più che mai crediamo che ogni donna e uomo di buona volontà siano chiamati ad impegnarsi affinché la pace e la convivenza possano prevalere sull’odio e la violenza verso l’altro. Come musulmani italiani abbiamo già avuto modo di riconoscere al suo compianto padre il merito di essersi sempre impegnato in un lungo lavoro diplomatico per costruire ponti ed evitare scontri tra civiltà e religioni. Ed è proprio in segno di rispetto e di riconoscenza che lo scorso giugno ho personalmente partecipato ai suoi funerali.
Oggi, Lei ha raccolto il testimone ed ha subito dato una linea editoriale chiara ed inequivocabile alle sue reti televisive. Siamo quindi a chiederLe un altro passo avanti per evitare che l’islamofobia e l’antisemitismo dilaghino sempre più. Ci sono alcuni programmi che, sfruttando la guerra in Medio Oriente, sono orientati a dare dell’islam e dei musulmani una percezione distorta e negativa contribuendo così a creare un clima di discriminazione che pesa su 2,5 milioni di persone che vivono e lavorano in Italia.
Lei, uomo di cultura e sensibilità, sa che l’Islam e la stragrande maggioranza dei musulmani vivono in pace ed armonia nella nostra società. Alcuni programmi invece, in particolare su Rete 4, fomentano odio verso un’intera religione ed i suoi fedeli. Come Unione delle Comunità Islamiche d’Italia siamo sempre stati in prima linea contro fenomeni come la violenza sulle donne, l’infibulazione e i matrimoni forzati. Questa nostra chiara e netta posizione è testimoniata anche dalla nostra costituzione come parte civile nel processo in corso per l’omicidio di Saman Abbas.
Siamo, quindi, molto preoccupati dalla deriva islamofoba che queste trasmissioni televisive stanno perseguendo. Ci preoccupa anche il fatto che tutto ciò sia ora giunto all’attenzione delle opinioni pubbliche dei paesi arabi ed islamici in un momento così delicato. Paesi che hanno sempre guardato all’Italia come modello di convivenza civile. Crediamo che sia necessario evitare che la convivenza pacifica nel nostro Paese venga minata e che milioni di cittadini sentano il peso della discriminazione. Confidiamo nella sua saggezza e siamo sicuri che comprenderà le nostre inquietudini.»
La risposta di Mediaset accredita implicitamente la denuncia dell’Ucoii, sostenendo che «ci impegneremo ancor di più» a garantire «la presenza della comunità islamica» nelle trasmissioni Mediaset.
Questo è il testo del comunicato diramato da Mediaset: «I programmi giornalistici di Mediaset rispettano ogni punto di vista, i più diversi. In particolare su temi delicati come la questione mediorientale. Ci impegneremo ancor più, se possibile, a garantire ai telespettatori e ai rappresentanti di tutte le comunità, compresa ovviamente quella islamica, il massimo del pluralismo e la migliore informazione possibile».
L’Ucoii è stata fondata da personaggi legati e ideologicamente ispirati ai “Fratelli Musulmani”, anche se successivamente ha chiarito di non far parte dei “Fratelli Musulmani”, un movimento estremista islamico presente a livello mondiale, messo fuori legge in quanto considerato un’organizzazione terroristica in Austria, Russia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Siria, Tagikistan ed Uzbekistan. All’opposto, la Turchia di Erdogan è il principale sostenitore politico dei “Fratelli Musulmani”, così come il Qatar è il principale sostenitore finanziario. Ai “Fratelli Musulmani” aderisce il gruppo terroristico islamico palestinese Hamas.
Chiariamo inoltre che l’Ucoii gestisce circa 130 dei circa 1200 luoghi di culto islamici censiti in Italia, non rappresenta in alcun modo i 2,5 milioni di musulmani che risiederebbero in Italia (una cifra da verificare) e, pertanto, non ha alcun titolo per parlare a nome dei musulmani in Italia.
A maggior ragione non si comprende come possa l’Ucoii esprimere un monito che concernerebbe addirittura la possibile reazione degli arabi e degli islamici a livello mondiale, sostenendo «Ci preoccupa anche il fatto che tutto ciò sia ora giunto all’attenzione delle opinioni pubbliche dei paesi arabi ed islamici in un momento così delicato».
La verità è che in Italia e in Europa puoi avere in trasmissione chi critica l’islam, ma deve esserci anche chi difende l’islam.
Puoi criticare le moschee, ma solo perché sono abusive, non perché sono moschee.
Puoi denunciare gli imam che predicano l’odio, la violenza e la morte contro i “miscredenti”, ovvero tutti i non musulmani a cominciare dagli ebrei e dai cristiani, ma solo se chiarisci che sono degli estremisti che interpretano malamente il Corano e Maometto, tralasciando il fatto che ciò che Allah prescrive e ciò che ha detto e ha fatto Maometto si possono spiegare ma non interpretare, debbono essere attuati letteralmente e integralmente.
Puoi condannare i singoli terroristi islamici, ma solo se specifichi che sono delle “schegge impazzite”, “malati mentali”, “persone traviate”, che hanno deviato e tradito il “vero islam” che, all’opposto, non avrebbe nulla a che fare con il terrorismo islamico, ma sarebbe una religione fondata sull’amore e sulla pace.
Puoi condannare i maschi islamici che picchiano o uccidono le proprie mogli e figlie, puoi anche menzionare i versetti del Corano che legittimano la violenza sulle donne che non si sottomettono al marito e al padre, nonché l’uccisione delle adultere, ma solo se tra il pubblico c’è un imam o un musulmano che sostiene che si tratta di eventi eccezionali, legati più alla tradizione che non alla religione, che la maggioranza dei musulmani rispettano le donne e, in ogni caso, che «l’islam non c’entra».
Puoi denunciare l’obbligo imposto alle donne di indossare il velo, vigente nei Paesi islamici che ottemperano alla Sharia, Arabia Saudita, Afghanistan e Iran in primis, ma a condizione che tra il pubblico ci sia una donna islamica, magari anche velata, preferibilmente con un velo parziale e colorato che lascia trasparire una ciocca di capelli, che sostenga che il velo non è affatto un’imposizione prescritta da Allah nel Corano, bensì una libera scelta delle donne musulmane.
Sarà un caso, ma nella vita nulla accade per caso, è dal 16 novembre, il giorno successivo alla “Lettera aperta” dell’Ucoii a Mediaset, che le trasmissioni di Rete 4 che mi avevano ripetutamente invitato a commentare gli sviluppi della guerra sferrata da Hamas contro Israele lo scorso 7 ottobre, hanno smesso di invitarmi.
Noi italiani e noi europei siamo irrimediabilmente sconfitti e votati al suicidio della nostra civiltà perché ci siamo auto-imposti di assolvere e salvaguardare, costi quel che costi, l’islam come una religione, sostenendo che è di pari valore dell’ebraismo e del cristianesimo. Sono proprio quelli che dovrebbero conoscere la realtà dell’islam, i teologi, i rabbini e i sacerdoti, le comunità ebraiche e le chiese cristiane, gli storici e gli insegnanti, gli scrittori e i giornalisti, i primi a mistificare la realtà dell’islam, del Corano e di Maometto.
Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.
Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”
Martedì 19 dicembre 2023