Città del Vaticano (kath.net/KAP/red) 18 dicembre 2023 – Le coppie omosessuali ora possono essere benedette anche nella Chiesa cattolica. Lunedì l’autorità religiosa vaticana ha rilasciato una dichiarazione politica che consente al clero cattolico di benedire le coppie non sposate e omosessuali. Nel testo intitolato “Fiducia supplicans”, si sottolinea che deve essere esclusa qualsiasi confusione con il matrimonio. Inoltre, a un sacerdote non è consentito dare la benedizione durante una funzione religiosa.
Il comunicato dell’autorità religiosa è stato diffuso lunedì in Vaticano in diverse lingue, compreso il tedesco. Porta la firma del Prefetto dell’Autorità della Fede, cardinale Victor Fernandez, ed è stato espressamente approvato da Papa Francesco. Nel testo dell’autorità, Fernandez sottolinea che la Chiesa sta «espandendo e arricchendo» la sua comprensione di cosa sia una benedizione alla luce degli ideali pastorali di Papa Francesco. Con questa comprensione ulteriormente sviluppata della benedizione è possibile «benedire le coppie in situazione irregolare e le coppie dello stesso sesso, senza confermare ufficialmente il loro status né modificare in alcun modo l’antico insegnamento della Chiesa sul matrimonio».
Recentemente, nel febbraio 2021, l’autorità religiosa vaticana ha annunciato che nella Chiesa cattolica non erano possibili le benedizioni per le coppie omosessuali. Secondo l’attuale insegnamento cattolico, non è un peccato avere sentimenti omosessuali. Tuttavia, gli atti intimi tra persone dello stesso sesso «non vanno bene di per sé». L’espressione della sessualità è riservata al matrimonio, che può essere concluso soltanto tra un uomo e una donna.
La Dichiarazione “Fiducia supplicans” sul significato pastorale delle benedizioni nel “Verdetto”
Presentazione
Questa affermazione tiene conto delle diverse richieste che sono state avanzate al Dicastero sia negli ultimi anni che in tempi più recenti. Come di consueto, per la sua preparazione sono stati consultati esperti, è stato effettuato un attento processo redazionale e la bozza è stata discussa al congresso della sezione dottrinale del Dicastero. Durante la stesura del documento non sono mancati gli scambi con il Santo Padre. La dichiarazione è stata infine presentata al Santo Padre, che ne ha concesso l’approvazione con la sua firma.
Nel corso dell’esame della materia oggetto del presente documento, è emersa la risposta del Santo Padre ai dubia di alcuni cardinali, che ha fornito importanti chiarimenti alle considerazioni qui presentate e che rappresenta, allo stesso tempo, un fattore decisivo per i lavori del Concilio Dicastero. Poiché «la Curia Romana è, innanzitutto, uno strumento di servizio al Successore di Pietro» (Cost. Apost. Praedicato Vangelo, II, 1), il nostro lavoro deve promuovere l’accoglienza dell’insegnamento del Santo Padre, oltre alla comprensione il coerente insegnamento della Chiesa.
Come nella già citata risposta del Santo Padre ai “dubia” di due cardinali, questa affermazione rimane fermamente fedele all’insegnamento tradizionale della Chiesa sul matrimonio e non ammette alcun tipo di rito liturgico o benedizione simile ad esso che possa creare confusione. Tuttavia, il valore di questo documento sta nell’offrire un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni, che, in stretto collegamento con una prospettiva liturgica, consente di ampliare e arricchire la comprensione classica delle benedizioni. Questa riflessione teologica, fondata sulla visione pastorale di Papa Francesco, comporta uno sviluppo reale al di là di quanto detto sulle benedizioni dal Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa. Ciò spiega perché il testo ha assunto la forma di una “spiegazione”.
Ed è proprio in questo contesto che diventa comprensibile poter benedire le coppie in situazione irregolare e le coppie dello stesso sesso senza convalidarne ufficialmente lo status né modificare in alcun modo l’insegnamento coerente della Chiesa sul matrimonio.
Questa dichiarazione deve essere un dono anche per il popolo fedele di Dio, che adora il Signore con tanti gesti di profonda fiducia nella sua misericordia e con questo atteggiamento chiede ripetutamente la benedizione alla madre Chiesa.
Vittorio Manuele Card. Fernandez, Prefetto
Introduzione
- La fiducia implorante del popolo credente di Dio accoglie il dono della benedizione che sgorga dal cuore di Cristo attraverso la sua Chiesa. Papa Francesco ce lo ricorda con forza: «La grande benedizione di Dio è Gesù Cristo, Lui è il grande dono di Dio, suo Figlio. È una benedizione per tutta l’umanità, è una benedizione che ci ha salvato tutti. Egli è la Parola eterna con cui il Padre ci ha benedetti «mentre eravamo ancora peccatori» (Rm 5,8), dice san Paolo: «Il Verbo che si è fatto carne e si è immolato per noi sulla croce»»[1].
- Sulla base di questa grande e confortante verità, questo Dicastero ha esaminato alcune questioni formali e informali circa la possibilità di benedire le coppie dello stesso sesso, nonché la possibilità di apportare nuovi chiarimenti sul responsum ad dubium[2] alla luce della atteggiamento paterno e pastorale di Papa Francesco, formulato dalla ex Congregazione per la Dottrina della Fede e pubblicato il 22 febbraio 2021.
- La risposta sopra menzionata ha suscitato numerose e diverse reazioni. Alcuni hanno lodato la chiarezza di questo documento e la sua coerenza con il coerente insegnamento della Chiesa; altri non sono d’accordo o non lo ritengono sufficientemente chiaro nella sua formulazione e nelle ragioni addotte nella spiegazione allegata. Per avvicinarsi a quest’ultimo con amore fraterno, sembra opportuno riprendere il tema e presentare un approfondimento che coniughi coerentemente aspetti dottrinali con aspetti pastorali, poiché «ogni insegnamento dottrinale deve svolgersi in atteggiamento di evangelizzazione, che si realizza attraverso la prossimità , l’amore e la testimonianza risvegliano il consenso del cuore”[3].
I. La benedizione in connessione con il sacramento del matrimonio
- La recente risposta di Papa Francesco alla seconda delle cinque domande poste da due cardinali[4] offre l’opportunità di fare maggiore luce su questa questione, in particolare sui suoi aspetti pastorali. L’obiettivo è quello di evitare di «riconoscere come matrimonio qualcosa che non è vero»[5]. Pertanto, riti e preghiere che potrebbero creare confusione tra ciò che è costitutivo del matrimonio, cioè «l’unione esclusiva, permanente e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta alla procreazione della prole»[6], e tutto ciò che contraddice questa inammissibile. Questa convinzione si basa sul duraturo insegnamento cattolico sul matrimonio. Solo in questo contesto i rapporti sessuali trovano il loro significato naturale, appropriato e pienamente umano. L’insegnamento della Chiesa su questo punto resta immutato.
- Ciò è coerente con la concezione del matrimonio presentata nel Vangelo. Pertanto, la Chiesa ha il diritto e il dovere di evitare qualsiasi forma di benedizione che possa contraddire questa convinzione o causare confusione. Questo è anche il senso della risposta dell’ex Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo la quale la Chiesa non è autorizzata a benedire le unioni omosessuali.
- È importante sottolineare che la celebrazione del sacramento del matrimonio non è una benedizione di alcun tipo, ma piuttosto un gesto riservato al ministro ordinato. In questo caso, la benedizione del ministro ordinato è direttamente collegata alla speciale unione di un uomo e di una donna che, attraverso la volontà reciprocamente dichiarata di sposarsi, stringono un’alleanza esclusiva e indissolubile. In questo modo può essere meglio illustrato il pericolo di confusione tra la benedizione per ogni altra unione e il rito proprio del sacramento del matrimonio.
II.Il significato delle varie benedizioni
- La risposta del Santo Padre sopra menzionata, invece, invita a sforzarci di ampliare e arricchire il significato delle benedizioni.
- Le benedizioni possono essere considerate uno dei sacramentali più diffusi e in continua evoluzione. Essi ci invitano a cogliere la presenza di Dio in tutti gli avvenimenti della vita e ci ricordano che anche nell’uso delle cose create l’uomo è chiamato a cercare Dio, ad amarlo e a servirlo fedelmente[7]. Per questo le benedizioni sono rivolte alle persone, agli oggetti di culto e di devozione, alle immagini sacre, ai luoghi della vita quotidiana, del lavoro e della sofferenza, ai frutti della terra e del lavoro umano, e a tutte le realtà create che puntano al Creatore e alla sua lode. e lodare con la sua bellezza.
Il significato liturgico delle benedizioni
- In una prospettiva strettamente liturgica, la benedizione richiede che ciò che è benedetto corrisponda alla volontà di Dio, quale espressa nell’insegnamento della Chiesa.
- Le benedizioni, infatti, vengono celebrate in virtù della fede e sono finalizzate alla lode di Dio e al beneficio spirituale del suo popolo. Come spiega il Rituale Romanum, «per esprimere ciò più chiaramente, lo scopo delle formule di benedizione, secondo l’antica tradizione, è lodare Dio per i suoi doni, invocare le sue benedizioni e sconfiggere il potere del male nel mondo» [8]. Coloro che cercano la benedizione di Dio attraverso la Chiesa sono pertanto invitati a «rafforzare il loro spirito mediante la fede nella quale tutto è possibile» e a confidare «nell’amore che li spinge all’osservanza dei comandamenti di Dio»[9]. Pertanto, da un lato vi è «sempre e dovunque la possibilità di lodare, invocare e ringraziare Dio per mezzo di Cristo nello Spirito Santo», e dall’altro è importante assicurare che «non si tratti di cose, di luoghi o coincidenze soggette alla legge o contrarie allo spirito del Vangelo»[10]. Questa è una comprensione liturgica delle benedizioni nella misura in cui diventano celebrazioni ufficiali presentate dalla Chiesa.
- Sulla base di queste considerazioni, la Nota explicativa al citato responsum dell’ex Congregazione per la Dottrina della Fede ricorda che quando determinate relazioni umane sono benedette mediante un particolare rito liturgico, ciò che è beato è ciò che è inscritto nella creazione e di Cristo Signore, devono corrispondere ai disegni di Dio pienamente rivelati. Poiché la Chiesa ha sempre ritenuto moralmente leciti solo i rapporti sessuali che avvengono all’interno del matrimonio, non è autorizzata a impartire la sua benedizione liturgica se essa riguarda in qualsiasi modo un rapporto mascherato da matrimonio o una pratica sessuale extraconiugale che possa conferire una forma di legittimità morale. Il contenuto di questa dichiarazione è stato ribadito dal Santo Padre nella sua risposta ai dubia di due cardinali.
- Allo stesso tempo, bisogna evitare il pericolo di ridurre il significato della benedizione solo a questo punto di vista, perché ciò porterebbe a sostenere che per una benedizione semplice occorrono le stesse condizioni morali richieste per la ricezione della benedizione. i sacramenti. Questo rischio richiede di ampliare questa prospettiva. C’è il pericolo che un gesto pastorale così amato e diffuso venga sottoposto a troppe esigenze morali che, con il pretesto del controllo, potrebbero oscurare la forza incondizionata dell’amore di Dio, su cui si fonda il gesto di benedizione.
- Proprio a questo proposito, Papa Francesco ci invita «a non trascurare la pastorale che deve permeare tutte le nostre decisioni e atteggiamenti» e ad evitare di essere «giudici che si limitano a negare, respingere ed escludere»[11]. Rispondiamo quindi al suo suggerimento sviluppando una comprensione più completa delle benedizioni.
Benedizioni nelle Sacre Scritture
- Per riflettere sulle benedizioni e raccogliere punti di vista diversi, dobbiamo soprattutto lasciarci illuminare dalla voce delle Sacre Scritture.
- «Il Signore ti benedica e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere su di te il suo volto e abbia pietà di te. Il Signore rivolga il suo volto verso di te e ti dia pace» (Num 6,24-26). Questa “benedizione sacerdotale” che troviamo nell’Antico Testamento, soprattutto nel libro dei Numeri, ha un carattere “discendente”, perché rappresenta l’invocazione della benedizione che discende da Dio sull’uomo: è uno dei testi più antichi sull’uomo la benedizione divina. C’è poi un secondo tipo di benedizione che troviamo nella Bibbia, quella che “ascende” dalla terra al cielo fino a Dio. Benedire è quindi sinonimo di lodare Dio, celebrare, ringraziarlo per la sua misericordia e fedeltà, per i miracoli che ha compiuto e per tutto ciò che è avvenuto per la sua volontà: «Benedici, anima mia, il Signore e ogni cosa che è in me. il suo santo nome» (Salmo 103:1).
- A Dio che benedice, anche noi rispondiamo a lui con una benedizione. Melchisedek, re di Salem, benedisse Abramo (cfr Gen 14,19); Rebecca viene benedetta dai suoi familiari poco prima di diventare moglie di Isacco (cfr Gen 24,60), il quale a sua volta benedice suo figlio Giacobbe (cfr Gen 27,27). Giacobbe benedisse il faraone (cfr Gen 47,10), i suoi nipoti Efraim e Manasse (cfr Gen 48,20) e tutti i suoi dodici figli (cfr Gen 49,28). Mosè e Aronne benedissero la chiesa (cfr Es 39,43; Lv 9,22). I capifamiglia benedicono i propri figli in occasione di un matrimonio, prima di un viaggio o in caso di morte imminente. Queste benedizioni appaiono quindi come un dono abbondante e incondizionato.
- La benedizione nel Nuovo Testamento ha essenzialmente lo stesso significato che nell’Antico Testamento. Ritroviamo il dono divino che “scende”, il rendimento di grazie dell’uomo che “ascende”, la benedizione che emana dall’uomo e “si estende” ai suoi simili. Zaccaria, che ha riacquistato la parola, loda il Signore per le sue opere meravigliose (cfr Lc 1,64). Il vecchio Simeone, tenendo tra le braccia il neonato Gesù, benedice Dio per avergli concesso la grazia di contemplare il Messia salvatore, e poi benedice i suoi genitori Maria e Giuseppe (cfr Lc 2,34). Gesù benedice il Padre nel celebre canto di lode e di giubilo rivolto a Lui: «Ti lodo, Padre, Signore del cielo e della terra» (Mt 11,25).
- In continuità con l’Antico Testamento, la benedizione in Gesù non è solo ascendente e riferita al Padre, ma anche discendente e si riversa sugli altri come gesto di grazia, di protezione e di bontà. Gesù stesso ha attuato e incoraggiato questa pratica. Ad esempio, ha benedetto i bambini: «E prese i bambini tra le sue braccia; Poi impose loro le mani e li benedisse» (Mc 10,16). E la vita terrena di Gesù si conclude proprio con una benedizione finale riservata agli Undici, poco prima di ascendere al Padre: «Là alzò le mani e li benedisse. E avvenne, mentre li benediceva, che li lasciò e fu portato in cielo» (Lc 24,50-51). L’ultima immagine di Gesù sulla terra sono le sue mani alzate in segno di benedizione.
- Nel suo mistero di amore, Dio comunica alla sua Chiesa il potere di benedire per mezzo di Cristo. La benedizione che Dio concede agli uomini e che essi trasmettono ai loro vicini si trasforma in integrazione, solidarietà e instaurazione della pace. È un messaggio positivo di conforto, cura e incoraggiamento. La benedizione esprime l’abbraccio misericordioso di Dio e la maternità della Chiesa, che invita i fedeli ad avere lo stesso atteggiamento di cuore di Dio verso i fratelli.
Una comprensione teologica pastorale delle benedizioni
- Chi chiede una benedizione mostra di aver bisogno della presenza salvifica di Dio nella sua storia, e chi chiede una benedizione alla Chiesa, riconosce la Chiesa come sacramento della salvezza che Dio offre. Desiderare una benedizione da parte della Chiesa significa riconoscere che la vita ecclesiale sgorga dal grembo della misericordia di Dio e aiuta ad andare avanti, a vivere meglio e a conformarsi alla volontà del Signore.
- Per aiutarci a comprendere il valore di un approccio più pastorale alla benedizione, Papa Francesco ha esortato a considerare con atteggiamento di fede e di misericordia paterna il fatto che «quando si chiede una benedizione, si preme si chiede l’aiuto di Dio, si richiesta per poter vivere meglio, fiducia in un Padre che può aiutarci a vivere meglio»[12]. Questa richiesta va valorizzata, accompagnata e accolta con gratitudine sotto ogni aspetto. Le persone che vengono spontaneamente a chiedere una benedizione mostrano con questa richiesta la loro sincera apertura alla trascendenza, la fiducia del loro cuore di non confidare solo nelle proprie forze, il loro bisogno di Dio e il desiderio di sfuggire agli angusti limiti di questa per uscire dal mondo bloccato nei suoi limiti.
- Come ci insegna Santa Teresa del Bambino Gesù, «solo la fiducia, “nient’altro”, nessun’altra strada conduce a quell’amore che tutto dona. Dalla fiducia trabocca la fonte della grazia nella nostra vita […]. L’atteggiamento più opportuno, dunque, è ancorare la fiducia del nostro cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di un Dio che ama senza limiti […]. Il peccato del mondo è incommensurabile ma non infinito. L’amore misericordioso del Salvatore, invece, è veramente infinito»[13].
- Quando queste espressioni di fede vengono considerate al di fuori dell’ambito liturgico, ci si trova in un ambito di maggiore spontaneità e libertà, ma «la libertà di scelta nel campo delle pratiche devozionali non deve però essere intesa come sottovalutazione o tanto meno rispettarli dovrebbe. La via retta è quella che porta a dischiudere correttamente e saggiamente i grandi tesori della pietà popolare e ad accendere le forze che in essi racchiudono»[14]. Le benedizioni diventano così una risorsa pastorale da utilizzare piuttosto che un rischio o un problema.
- Nella prospettiva della pastorale popolare, le benedizioni sono da valutare come atti di pietà che si collocano «fuori dell’Eucaristia e fuori degli altri sacramenti[…]. Il linguaggio, il ritmo, l’andamento e gli accenti teologici delle pratiche popolari differiscono da quelli delle azioni liturgiche. Per lo stesso motivo «si dovrebbe evitare di introdurre nelle pratiche devozionali forme di “celebrazione liturgica” che conservino uno stile, una semplicità e un linguaggio propri»[15].
- La Chiesa deve anche fare attenzione a non fondare la propria pratica pastorale sulla forza della “certezza dottrinale o disciplinare percepita”, soprattutto quando questa “dà luogo a una coscienza elitaria narcisistica e autoritaria, dove, invece di evangelizzare gli altri, sono gli altri a analizzate e valutate, e invece di facilitare l’accesso alla grazia, si consumano energie nel controllo”[16]. Quindi, quando le persone chiedono una benedizione, un’analisi morale completa non dovrebbe essere un prerequisito per la concessione della benedizione. E non può essere loro richiesta alcuna previa perfezione morale.
- A questo proposito, la risposta del Santo Padre contribuisce ad approfondire in prospettiva pastorale la dichiarazione formulata dall’ex Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2021, poiché chiede proprio una distinzione riguardo alla possibilità di forme di benedizione «quella di una o più persone e che non diano una falsa idea del matrimonio»[17], e che tengano conto anche del fatto che in situazioni moralmente inaccettabili dal punto di vista oggettivo, «la stessa pastorale Le richieste rivolte a noi, ad altre persone, la cui colpa o responsabilità possono essere mitigate da vari fattori che influenzano la colpevolezza soggettiva, non dovrebbero essere semplicemente trattate come “peccatori”.»[18].
- Nella catechesi citata all’inizio, Papa Francesco ha proposto questo tipo di benedizione che può essere donata a tutti senza esigere nulla. Vale la pena leggere con cuore aperto queste parole che ci aiutano a comprendere il significato pastorale della benedizione offerta incondizionatamente: «È Dio che benedice. Nelle prime pagine della Bibbia troviamo una sequenza costante di benedizioni. Dio benedice, ma anche gli uomini esprimono la loro lode, e ci si rende presto conto che la benedizione ha una forza speciale, che accompagna chi la riceve per tutta la vita e prepara il cuore umano a essere cambiato da Dio permette […]. Quindi siamo più importanti per Dio di qualsiasi peccato che possiamo commettere, perché Lui è Padre, è Madre, è amore puro, ci ha benedetto per sempre. E non smetterà mai di benedirci. È un’esperienza potente leggere queste benedizioni bibliche in una prigione o in una comunità di riabilitazione. Per trasmettere a coloro che rimangono benedetti nonostante i loro gravi difetti che il loro Padre Celeste continua a desiderare il loro bene nonostante i loro gravi difetti e sperare che alla fine si aprano al bene. Anche se i parenti più prossimi li hanno abbandonati perché li ritengono incorreggibili, per Dio sono pur sempre suoi figli»[19].
- Sono diverse le occasioni in cui le persone chiedono spontaneamente una benedizione, sia durante i pellegrinaggi, sia nei luoghi di pellegrinaggio o anche per strada quando incontrano un sacerdote. Si pensi ad esempio al libro liturgico De Benedictionibus, che prevede una serie di benedizioni per gli anziani, i malati, i partecipanti a catechesi o incontri di preghiera, pellegrini, viaggiatori, gruppi e associazioni di volontariato, ecc. Tali benedizioni sono rivolte a tutti, nessuno deve essere escluso. Ad esempio, nell’introduzione alla celebrazione della benedizione degli anziani si legge che lo scopo della benedizione è «esprimere una testimonianza fraterna di rispetto e di gratitudine verso gli anziani e ringraziare insieme a loro il Signore per i benefici che hanno ricevuto da ricevuto, e per le buone opere che hanno compiuto con il suo aiuto»[20]. In questo caso, oggetto della benedizione è la persona dell’anziano per il quale e con il quale si ringrazia Dio per il bene compiuto e per i benefici ricevuti. Nessuno può impedirsi di rendere grazie, e ogni persona, anche se vive in situazioni che non corrispondono al disegno del Creatore, ha degli elementi positivi per cui può lodare il Signore.
- Nella prospettiva della dimensione ascendente, quando si prende coscienza dei doni del Signore e del suo amore incondizionato, anche in situazioni di peccato, soprattutto quando una preghiera viene esaudita, il cuore del credente eleva a Dio la sua lode e la sua benedizione. Questa forma di benedizione non è negata a nessuno. Tutti possono – individualmente o in comunità con gli altri – elevare a Dio la propria lode e la propria gratitudine.
- Ma il significato popolare di benedizioni comprende anche il valore di benedizioni «discendenti». Sebbene «non sia opportuno che una diocesi, una conferenza episcopale o qualsiasi altra struttura ecclesiastica autorizzi permanentemente e ufficialmente procedure o riti per ogni sorta di questioni»,[21] la prudenza e la saggezza pastorale, escluse forme gravi di scandalo o di confusione tra i fedeli – suggerendo che il sacerdote o altro ufficiale della Chiesa si unisca alla preghiera di quelle persone che, pur in un’unione che non può in alcun modo essere paragonata al matrimonio, si impegnano davanti al Signore e ai Suoi ad affidare misericordia, ad implorare il suo aiuto , e ad essere condotti a una migliore comprensione del suo disegno di amore e di verità.
III. Benedizioni delle coppie in situazioni irregolari e delle coppie dello stesso sesso
- Nell’orizzonte qui delineato si colloca la possibilità di benedire le coppie in situazione irregolare e le coppie omosessuali, la cui forma non può essere ritualmente determinata dalle autorità ecclesiastiche per non ingenerare confusione con la benedizione propria del sacramento del matrimonio. In questi casi viene conferita una benedizione che non ha solo valore ascendente, ma è anche l’invocazione di una benedizione discendente da parte di Dio stesso per coloro che si riconoscono indigenti e bisognosi del suo aiuto, rivendicando legittimità non per il proprio status, ma proprio per questo chiedono che tutto ciò che è vero, buono e umanamente valido nella loro vita e nelle loro relazioni sia arricchito, guarito ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo. Queste forme di benedizione sono espressione della richiesta rivolta a Dio di concedere quegli aiuti che nascono dai suggerimenti del suo Spirito – che la teologia classica chiama “grazie ausilianti” – affinché i rapporti umani maturino e crescano nella fedeltà al messaggio del Vangelo, liberarsi dalle proprie imperfezioni e debolezze e potersi esprimere nella dimensione sempre più grande dell’amore divino.
- La grazia di Dio è infatti all’opera nella vita di coloro che non si dichiarano giusti, ma si confessano umilmente peccatori come tutti gli altri; è capace di dirigere tutto secondo i misteriosi e imprevedibili disegni di Dio. Pertanto, con instancabile sapienza e maternità, la Chiesa accoglie tutti coloro che si avvicinano a Dio con cuore umile e li accompagna con quegli aiuti spirituali che permettono a ciascuno di comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella propria esistenza[22].
- Si tratta di una benedizione che, pur non rientrando in un rito liturgico[23], unisce la preghiera di intercessione all’invocazione dell’aiuto di Dio da parte di quanti a Lui si rivolgono umilmente. Dio non allontana mai chi si rivolge a lui! In definitiva, le benedizioni forniscono alle persone un mezzo per aumentare la loro fiducia in Dio. La richiesta di benedizione esprime e alimenta l’apertura alla trascendenza, alla pietà, alla vicinanza a Dio nelle mille circostanze concrete della vita, e questo non è poco nel mondo in cui viviamo. Questo è un seme dello Spirito Santo che ha bisogno di essere nutrito e non ostacolato.
- La stessa liturgia della Chiesa ci invita a questo atteggiamento di fiducia, anche in mezzo ai nostri peccati, alle nostre mancanze, alle nostre debolezze e confusioni, come testimonia questa bella preghiera quotidiana del Messale Romano: «Dio onnipotente ed eterno, tu donaci nella tua bontà più di quanto meritiamo e più di quanto chiediamo. Togli ciò che grava sulla nostra coscienza e donaci quella pace che solo la tua misericordia può dare” (27a Domenica del Tempo Ordinario). Quante volte, infatti, attraverso una semplice benedizione di un pastore spirituale, che in questo gesto non pretende di sancire o legittimare alcunché, si può sperimentare la vicinanza del Padre «al di là di ogni desiderio o merito».
- Pertanto, la sensibilità pastorale dei ministri ordinati va allenata anche a pronunciare spontaneamente benedizioni che non si trovano nel benedicente.
- In questo senso, è essenziale comprendere la preoccupazione del Papa affinché queste benedizioni non ritualizzate non cessino di essere un semplice gesto, che è un mezzo efficace per rafforzare la fiducia in Dio di coloro che chiedono, e che tuttavia non diventino un atto liturgico o semi-liturgico simile a un sacramento. Tale ritualizzazione rappresenterebbe un grave impoverimento perché sottoporrebbe a un controllo eccessivo un gesto di grande valore della pietà popolare e priverebbe i pastori della libertà e della spontaneità nell’accompagnamento pastorale della vita delle persone.
- In questo contesto vengono alla mente le seguenti parole del Santo Padre, alcune delle quali sono già state citate: «Le decisioni che possono far parte della prudenza pastorale in determinate circostanze non devono necessariamente diventare la norma. Non è cioè opportuno che una diocesi, una conferenza episcopale o qualsiasi altra struttura ecclesiastica approvi permanentemente e ufficialmente procedure o riti per ogni sorta di questioni […]. Il diritto canonico non deve e non può coprire tutto, e neppure possono farlo le Conferenze episcopali con i loro diversi documenti e protocolli, poiché la vita della Chiesa scorre attraverso molti canali oltre a quelli normativi»[24]. Papa Francesco ha ricordato che tutto ciò «che fa parte di una distinzione pratica di fronte a una situazione particolare non può essere elevato alla categoria di una norma» perché ciò «darebbe solo luogo a una casistica intollerabile».[25]
- Pertanto non si deve incoraggiare né prevedere un rito per la benedizione delle coppie che si trovano in una situazione irregolare, ma nemmeno si deve impedire o vietare la vicinanza della Chiesa ad ogni situazione in cui è necessario l’aiuto di Dio attraverso una semplice benedizione. Nella breve preghiera che eventualmente precederà questa benedizione spontanea, il ministro ordinato potrà chiedere per loro la pace, la salute, lo spirito di pazienza, il dialogo e l’aiuto reciproco, ma anche la luce e la forza di Dio per compiere pienamente la sua volontà.
- In ogni caso, proprio per evitare qualsiasi forma di confusione o scandalo, se tale preghiera di benedizione è richiesta da una coppia in situazione irregolare e ciò avviene al di fuori delle forme prescritte dai libri liturgici, tale benedizione non viene mai dato nel contesto diretto di una cerimonia civile o in qualsiasi altro collegamento con essa. Ciò vale anche per gli abiti, i gesti e le parole che esprimono il matrimonio. Lo stesso vale se la benedizione è richiesta da una coppia dello stesso sesso.
- Tale benedizione può invece trovare collocazione in altri contesti, come la visita a un santuario, l’incontro con un sacerdote, una preghiera detta in gruppo o durante un pellegrinaggio. Queste benedizioni, che non sono impartite nelle forme rituali della liturgia, ma come espressione del cuore materno della Chiesa, simili alle benedizioni che scaturiscono dal nucleo della pietà popolare, non vogliono infatti legittimare nulla, ma piuttosto aprire la propria vita per Dio per chiedere il suo aiuto per una vita migliore e anche per invocare lo Spirito Santo affinché i valori del Vangelo possano essere vissuti con maggiore fedeltà
- Quanto detto in questa Dichiarazione riguardo alla benedizione delle coppie dello stesso sesso è sufficiente per orientare il discernimento prudente e paterno dei ministri ordinati al riguardo. Pertanto, al di là delle indicazioni sopra riportate, non bisogna attendersi ulteriori risposte circa le possibili modalità di standardizzazione dei dettagli o degli aspetti pratici riguardanti benedizioni di questo tipo[26].
IV.La Chiesa è il sacramento (segno di salvezza) dell’amore infinito di Dio
- La Chiesa continua ad esaltare quelle preghiere e quelle suppliche che Cristo stesso ha rivolto con alte grida e lacrime durante i giorni della sua vita terrena (cfr Eb 5,7) e che, proprio per questo, hanno una speciale efficacia. In questo modo «la comunità ecclesiale esercita la sua funzione materna di condurre le anime a Cristo, non solo mediante l’amore, l’esempio e le opere di penitenza, ma anche mediante la preghiera»[27].
- La Chiesa è quindi il sacramento dell’amore infinito di Dio. Pertanto, anche se il tuo rapporto con Dio è rovinato dal peccato, puoi sempre chiedere una benedizione rivolgendoti al Signore, come fece Pietro nella tempesta quando gridò a Gesù: «Signore, salvami» (Mt 14). :30). Chiedere e ricevere una benedizione può essere il bene possibile in alcune situazioni. Papa Francesco ci ricorda che «un piccolo passo in mezzo ai grandi limiti umani può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza incontrare difficoltà significative»[28]. In questo modo «ciò che risplende è la bellezza dell’amore salvifico di Dio, rivelato in Gesù Cristo morto e risorto»[29].
- Ogni benedizione è occasione per un rinnovato annuncio del kerygma, un invito ad avvicinarsi sempre di più all’amore di Cristo. Papa Benedetto XVI ha insegnato: «Come Maria, la Chiesa è mediatrice della benedizione di Dio nel mondo: riceve la benedizione accogliendo Gesù, e la impartisce portando Gesù. Gesù è la misericordia e la pace di cui il mondo non può darsi da solo e di cui ha sempre bisogno, molto più del pane quotidiano»[30].
- Infine, tenendo conto di quanto sopra e in conformità con l’autorevole insegnamento del Santo Padre Francesco, questo Dicastero desidera ricordare che «questa è la radice della mitezza cristiana, la capacità di sapersi beati e la capacità di benedire [ .. .]. Questo mondo ha bisogno di benedizioni e noi possiamo dare benedizioni e ricevere benedizioni. Il Padre ci ama e a noi non resta che la gioia di lodarlo, di ringraziarlo e di imparare da Lui a benedire e lodare»[31]. In questo modo ogni fratello e ogni sorella potranno sentire che nella Chiesa sono sempre pellegrini, sempre mendicanti, sempre amati e, nonostante tutto, sempre beati.
Vittorio Manuele Card. FERNANDEZ, Prefetto
Ex Audientia Die 18 dicembre 2023
Francesco
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