LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Il solleone”

La solitudine non è essere in piedi sul molo, all’alba, e guardare l’acqua avidamente. La solitudine è non poterla dire per non poterla circondare per non poterle dare un volto per non poterla rendere sinonimo
di un paesaggio.
Alejandra Pizarnik

Forse neanche il solleone delle messi
Quell’afa cullata dalla sottile brezza
Del meriggio
E quel profumo sfavillante di zagara
Che infiora la campagna
Osano danzare
Intorno al segreto scrigno
Della tua solitudine
Sfuggono intanto nell’aria frammenti dell’anima
Si stende un velo triste
Di sottile e crudele malinconia
Nel ricordo di immagini della più lontana infanzia
Emergono colori vivaci e sensazioni primordiali
Echi di voci perdute negli angoli dell’adolescenza
Sembro prigioniero per un attimo dei ricordi
Di incontri e strette di meno
Nascosti nei meandri della memoria
Appassionato di alcuni momenti di tregua fra il respiro pesante dell’orizzonte
E il profumo della schiera di nuvole
Accarezzate dal vento
Mi addormento lentamente
Ebbro dell’afa del crepuscolo
E mesto testimone di tanta bellezza
Mentre vedo
Nella corona di colori oltre il profilo delle colline
L’accavallarsi di storie e di leggende di tempi remoti
E mentre il tempo si placa nel gioco degli stimoli vitali
Del cielo tinto di rosso e oro
Sulle ali del caldo solleone
Accompagno
Viandante solitario
La cocente e impalpabile sensazione
Di luce
A spegnersi adagio nel lontano braciere
Del tramonto

Foto di copertina: “Giorgio Bongiorno, “Il solleone”

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto