SAVINA BARABAS: “Costituzione della Repubblica Italiana: articoli 1-12, le origini”

La Costituzione italiana è entrata in vigore il 01/01/1948. Questo è un dato che tutti o quasi tutti gli italiani conoscono e che si può facilmente trovare svolgendo una semplice ricerca. Ciò che molti non sanno è che la sua redazione ha origini storiche profonde.

Quando le persone deportate nei campi di concentramento vennero liberate, il mondo scoprì l’orrore nazista ed i crimini commessi dalle SS in quei luoghi. Molti dissero: “Non deve succedere mai più”. Questa frase racchiude lo spirito di chi, a quegli anni, aveva visto o vissuto i crimini commessi dalla Germania.

A quella frase seguì una domanda: “Come facciamo a fare in modo che non accada mai più?”. Da qui è nato il codice di Norimberga, ma anche la nostra Costituzione, composta da 139 articoli che racchiudono diritti, doveri e libertà per ogni persona.

Analizzerò brevemente in questo articolo solo i primi dodici articoli, mentre i rimanenti verranno esaminati successivamente.

I primi dodici articoli costituiscono i cc.dd. “principi fondamentali”:

  • l’art. 1 co. 1 dispone “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. È stata decisa come forma di governo la “repubblica”, è “democratica” perché viene eletta dal popolo tramite elezioni e “fondata sul lavoro” in quanto il lavoro costituisce un diritto per ogni persona;
  • l’art. 1 co. 2 cita “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Il potere sovrano appartiene al popolo (concetto che rafforza quanto espresso dal co. 1), “il popolo la esercita nelle forme e nei limiti…” in quanto anche il popolo è sottoposto alla legge (seppur esso sia sovrano);
  • l’art. 2, che è stato fortemente voluto dai cattolici, parla di “diritti inviolabili dell’uomo” che “la Repubblica riconosce e garantisce”;
  • l’art. 3 co. 1 tratta il tema dell’uguaglianza che deve essere non solo formale in quanto scritta, ma anche sostanziale, quindi effettiva. Nello specifico usa dei termini chiave: “dignità sociale” e chiarisce “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”;
  • l’art. 3 co. 2 attribuisce allo Stato il compito di rimuoverne gli ostacoli che “…limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”. Qui si parla di limitazione di fatto (sottolineando l’importanza effettiva di questa libertà che deve essere garantita) e di “pieno sviluppo della persona umana” che riprende il concetto di dignità e di tutela della persona;
  • l’art. 4 co. 1 dispone: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Qui viene garantito il diritto al lavoro per tutte le persone, che si sostanzia nel diritto ad autorealizzarsi;
  • l’art. 4 co. 2 cita: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere…” un’attività. In questo articolo l’ordinamento ha voluto dare due volti al lavoro che costituisce un diritto visto come autorealizzazione personale e come dovere di concorso “al progresso materiale o spirituale della società”;
  • l’art. 5 promuove le amministrazioni locali e, in particolare il “decentramento amministrativo” a tutela non solo delle diversità insite nel territorio, ma anche in un’ottica di arginare il pericolo di un eccessivo accentramento di potere;
  • l’art. 6 vuole tutelare le minoranze presenti nel territorio dello Stato, affinché non vi siano discriminazioni;
  • l’art. 7 tratta i Patti lateranensi, in particolare al co. 1 specifica che “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. In questa frase si racchiude la netta distinzione tra potere temporale e potere materiale;
  • l’art. 8 co. 1 dice: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”. Con questo estratto si evince l’intenzione dell’assemblea costituente di voler tutelare le minoranze presenti nel territorio, “i non cattolici”;
  • l’art. 8 co. 2 dispone: “Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”. In questo passaggio si chiarisce che la libertà viene garantita, ma non è assoluta perché deve sottostare all’ordinamento giuridico italiano;
  • l’art. 9 promuove “lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”, tutela il paesaggio, il patrimonio storico ed artistico nazionale, affidando alla legge il compito di disciplinarne forme e modalità;
  • l’art. 10 crea un collegamento chiave con l’ordinamento internazionale, in un’ottica transnazionale dei rapporti che l’Italia ha con gli altri Paesi, in particolare il co. 3 regola il fenomeno immigratorio e dice: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”. Viene chiarito in questo importante passaggio che l’immigrato ha diritto di asilo solo in alcuni casi specifici e regolati dall’ordinamento;
  • l’art. 11 tratta il tema della guerra, molto sentito soprattutto alla fine degli anni quaranta. In particolare dice che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. In questo passaggio non solo si vuole evidenziare la posizione contraria nei confronti della guerra, ma anche sottolineare il rifiuto di eventuali accordi (vedi ad esempio il documento che Francia, Regno Unito, Italia e Germania firmarono nel 1938 e che permise a quest’ultima di annettersi una parte della Cecoslovacchia);
  • l’art. 12 elenca i colori della bandiera che sono: verde, bianco e rosso. Questi tre colori non sono casuali. Vi sono diverse interpretazioni. Mi piace riportare quella che il professore di diritto della scuola superiore mi diede, che è la seguente: rosso è il sangue versato durante la guerra, il bianco è la pace ottenuta dopo il conflitto, il verde è la libertà realizzata dopo la guerra.

Attribuirò ora una visione storica all’analisi appena scritta, legandola a fatti concreti:

  • art. 1: le persone prigioniere nei campi di concentramento non avevano alcun diritto e le persone che vivevano sotto il regime nazista (seppur non prigioniere) non avevano alcun “potere sovrano”;
  • art. 2: i deportati non avevano diritti inviolabili e lo Stato sicuramente non li tutelava;
  • art. 3: non vi era alcuna uguaglianza né sulla carta (tramite leggi), né di fatto in quanto le disuguaglianze non venivano rimosse, ma create dal sistema;
  • art. 4: gli ebrei (ma non solo loro) erano stati privati delle loro attività, nei campi erano obbligati a lavorare a condizioni disumane;
  • art. 5: il potere era accentrato nelle mani del Fuhrer;
  • art. 6: le diversità, o minoranze, venivano perseguitate in quanto si discostavano dal pensiero comune, imposto dalla dittatura;
  • art. 7: è stato regolato il rapporto tra il Vaticano (e quindi la Chiesa) e lo Stato per evitare accordi che potessero creare non solo discriminazioni, ma anche persecuzioni;
  • art. 8: nella Germania nazista non vi era assolutamente il diritto di professare e praticare una religione diversa da quella imposta dallo Stato (se mai ce ne fosse stata una);
  • art. 9: in questo articolo si vede già un passaggio di quella che voleva essere un’azione a tutela degli individui. Molti medici nazisti giustificarono gli esperimenti sui deportati nei campi di concentramento dicendo che “erano per la ricerca scientifica” o “per il bene della Germania”;
  • art. 10: questa disposizione voleva e vuole tutelare coloro che effettivamente fuggivano, e fuggono, da paesi dove non vige un sistema democratico (basti pensare a chi è riuscito a scappare dalla Germania nazista e si è rifugiato in altri paesi vicini);
  • art. 11: l’intento è quello di prendere una posizione netta verso la guerra. Con il temine “ripudiare” si vuole intendere rifiutare, discostarsi e questo fa riferimento ai numerosi conflitti che ha posto in essere la Germania nazista e che ha portato alla nascita del Terzo Reich;
  • art. 12: vi è un’altra interpretazione che si può trovare facilmente: il rosso è il sangue della guerra, il verde i prati e le pianure, il bianco i monti innevati dell’Italia.

Anche i successivi articoli trattano diritti e libertà fondamentali, ma verranno analizzati in un altro articolo. Ritengo che già questi primi dodici articoli siano colmi di valori e di principi, anche storici.

Savina Barabas.

12 commenti su “SAVINA BARABAS: “Costituzione della Repubblica Italiana: articoli 1-12, le origini”

  1. Ho letto con interesse questo articolo di Savina sulla Costituzione e sui primi 12 articoli e apprezzo la chiarezza nell’esposizione non solo dei motivi e del contesto storico e dei protagonisti in cui è nata ma anche nell’interpretazione dei singoli articoli. Sono stati analizzati gli articoli relativi ai principi fondamentali e credo anch’io che questi non invecchiano anzi devono essere ribaditi e difesi. Soprattutto per i primi articoli della nostra Costituzione parlerei di bellezza ma in un sintetico giudizio complessivo direi anche che la Carta proprio perché ha un preciso fondamento storico è un po’ invecchiata a va adattata alla realtà attuale con le opportune e anche in alcuni casi con consistenti modifiche come auspica Davide; proprio per questo non sopporto più la retorica della “più bella Costituzione” soprattutto quando poi soprattutto da chi la esalta o dovrebbe essere il più alto difensore viene disattesa se non calpestata nei suoi principi e valori ancora importanti. Detto questo la mia riflessione che vorrei condividere riguarda un articolo poco conosciuto ovvero l’articolo 4 ma il secondo comma che recita: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Oggi si parla molto di diritti e soprattutto purtroppo anche di nuovi diritti mentre bisogna dire che ad ogni diritto corrisponde un dovere e proprio perché è un dovere di ciascuno dare un contributo alla propria Patria (e mi viene da ricordare l’art. 52 del sacro dovere di difendere la Patria) era profondamente ingiusto “il reddito di cittadinanza” sganciato da ogni necessaria controprestazione dei fruitori. Credo che questo aspetto può essere approfondito dalla nostra Casa della Civiltà.

    1. Buongiorno. La ringrazio moltissimo del Suo commento e del Suo apprezzamento. Condivido totalmente ciò che Lei scrive: dal bilanciamento tra diritti e doveri, ma anche il bilanciamento tra il “vecchio” che in realtà non è “vecchio” e ciò che deve essere riformato. Lei scrive “il più alto difensore”, presumo si riferisca al Capo dello Stato. Condivido totalmente le Sue affermazioni. Vorrei aggiungere che oltre al fatto che la Costituzione non viene rispettata nei suoi principi e valori; anche la stessa magistratura ha dimenticato la storia e le origini e si è piegata alla politica. Le primissime sentenze del dopoguerra parlavano di “bene individuale che prevale sempre sul bene pubblico”, il bene individuale non può essere piegato dal bene comune. Questo si riferiva ai trattamenti sanitari. I medici tedeschi a processo si erano giustificati dicendo che “era per il bene della Germania”.
      Sono cardini storici, come è storia quella dei nostri genitori e nonni, che sono stati prigionieri nei campi di concentramento o che hanno vissuto l’occupazione nazista e la liberazione da parte dell’esercito angloamericano.
      Si dice che non si capisce ciò che hai finché non lo perdi… beh io credo che i nostri avi ne sapessero qualcosa. Condivido pienamente anche la Sua opinione riguardo al reddito di cittadinanza e vorrei aggiungere che oltre a non avere una ratio dal punto di vista giuridico (per come è stato introdotto), esso ha inciso profondamente anche dal punto di vista economico.
      La ringrazio moltissimo per il Suo commento. Mi sarebbe piaciuto continuare l’analisi della Costituzione in quanto ritengo che anche gli altri 127 articoli possano raccontare molto.
      Ma mi sono fermata perché io sono laureanda in giurisprudenza e non vorrei sembrare presuntuosa dato che ci sono sicuramente avvocati che mi leggono. Grazie davvero molto.

      1. Ovviamente come Lei, anche io condivido il pensiero di Davide e lo ringrazio per averlo condiviso. In merito all’art. 4 condivido ciò che scrive e ritengo si possa agganciare all’art. 53 co. 1 Cost. in riferimento al concorso alle pubbliche spese. Il mio professore universitario diceva sempre a lezione che la disposizione, per come è stata scritta, richiama molto il senso di responsabilità per ognuno di noi. La ringrazio moltissimo di nuovo.

  2. Ora ho capito cosa intendi. Come tu giustamente dici modificare la Costituzione adesso sarebbe un errore… trovami il nome di un politico che non farebbe ancora più danni e che potrebbe garantirne l’integrità…
    Quando dico che una parte, secondo me, non deve essere toccata, mi riferisco a quei diritti e quelle libertà che seppur scritti nel 1948 sono ancora attuali e lo saranno sempre. Prendi ad esempio l’art. 21 Cost. sulla libertà di manifestazione del pensiero, o l’art. 32 che tutela la salute, ecc… sono diritti che non vanno in scadenza, la libertà dovrebbe essere perpetua, diciamo. Tolta questa parte c’è un grande blocco che va dall’art. 55 Cost. in poi che regola i poteri dei vari organi e non solo. Qui la persona giusta (che non vedo negli attuali politici) potrebbe metterci mano. Non so se mi sono spiegata, per me la Costituzione non è vecchia perché sarebbe come dire che i diritti e le libertà scritte sono vecchi, quindi ora non vanno più bene. Assolutamente no. Sicuramente l’ordinamento italiano andrebbe profondamente riformato. Ci sono organi come ad esempio il CSM che sono stati creati per i più nobili scopi e guarda adesso cosa succede… c’è un abuso di potere enorme.
    E’ difficile da spiegare perché ho una formazione da giurista, che mi porta ad analizzare le norme e la loro ratio, dopo do la mia valutazione.

  3. Grazie di questa analisi Savina. Mi ha colpito in particolare il tuo commento all’articolo 4 comma 1, quando parli del diritto ad autodeterminarsi. Mi rende perplesso l’effettiva mancata corrispondenza con quanto affermi nella tua osservazione. A prescindere dall’effettiva, o meno, realizzazione del diritto al lavoro, mi sembra proprio che l’articolatissimo sistema di leggi e di burocrazia che regola il mondo del lavoro non favorisce proprio l’autorealizzazione, anzi ne pospone l’urgenza, rendendola un criterio insignificante. Ne so qualcosa. O la costituzione in realtà non dà giusto peso appunto all’apertura verso la possibilità di essere se stessi, oppure la costituzione non basta. E in ogni caso non c’è dubbio sul fatto che si debba riscrivere, anche in merito al problema del rapporto tra realizzazione di sé e lavoro.

    1. Ciao. Grazie per aver letto il mio articolo. Presto scriverò ancora sull’argomento (la Costituzione ha 139 articoli, non 12)!
      Quando leggi la Costituzione (ripeto mancano gli altri articoli) devi pensare al momento in cui è stata scritta, alle persone che erano riunite e che dovevano decidere del futuro dell’Italia. E’ tutto coerente con quel disegno. Purtroppo negli anni la Costituzione è stata strumentalizzata. Se guardi alla mia analisi e ti guardi intorno oggi vedi chiaramente una discordanza. Ma perché le intenzioni dei padri fondatori non sono state rispettate.
      Per fare un esempio è come se tu portassi avanti l’attività di famiglia (dei tuoi genitori e dei tuoi nonni) che cucivano a mano gli abiti e li vendevano. I tuoi figli prendono in mano l’attività ed iniziano a comprare i vestiti nei negozi per rivenderli ed aggiungono anche accessori (borse, ecc).
      Il negozio vende sempre abbigliamento… ma non puoi dirmi che le scelte dei tuoi figli siano coerenti con le tre generazioni precedenti (tu, i tuoi genitori, i tuoi nonni). Non so se ho reso l’idea.
      Io sto scrivendo la tesi in giurisprudenza (ormai ho terminato gli esami). Se hai altre domande chiedimi pure. Grazie ancora per il tuo commento.

        1. Non sono completamente d’accordo sulla soluzione del problema. Il vero problema sono tutte le norme che sono state prodotte negli anni dai vari governi e che non hanno rispettato la Costituzione. Alcuni articoli della Costituzione negli ultimi anni hanno subìto delle modifiche ed è stato devastante. E’ molto pericoloso modificare il diritto costituzionale se non si ha una completa contezza degli equilibri. Tanto per dirne una hanno inserito l’equilibrio di bilancio in Costituzione (su pressione europea). La conseguenza è che la Corte Costituzionale per la Robin Hood tax ha dichiarato l’illegittimità, ma non la retroattività che è intrinseca al sistema perché “c’è l’equilibrio di bilancio”. Questa è una delle tante. La Costituzione dà delle indicazioni in riferimento ai diritti, libertà e principi che devono essere presenti. Se le leggi successive rispettassero davvero la Costituzione non avremmo molti dei problemi che invece abbiamo. In merito al sistema politico (la seconda parte della Costituzione) purtroppo si rendono necessarie alcune modifiche che sono già iniziate come ad esempio la riduzione dei parlamentari. Ma le modifiche costituzionali devono adattarsi ai tempi moderni senza andare a toccare le libertà fondamentali ed i nostri diritti che rimangono sacri ed intangibili.
          Non so se mi sono spiegata, il problema è che insieme ad alcune modifiche di carattere organizzativo-istituzionale, si rende necessario che i Governi ed i Parlamenti che vanno a legiferare rispettino la Costituzione. Se anche avessimo una Costituzione moderna, ma i politici continuassero a produrre norme inutili ed incriminanti, il problema resterebbe.

          1. Ma io non parlo di modificare, io parlo proprio di scriverla da capo tutta, ex novo. E di certo non devono essere gli attuali attori della politica italiana gli artefici di questo cambiamento. Finanche da questa tua prima parziale disamina si evidenzia con concreta percezione quanto la costituzione sia generica e poco rifletta nello specifico le concrete esigenze del nostro paese. La Casa della Civiltà contempla come obiettivo finale del suo operato proprio la riformulazione della Costituzione Italiana. Il proposito che ci proponiamo è quello di rivoluzionare del tutto il sistema attuale, smontandolo dalle fondamenta.

        2. Ciao. Ho riletto i commenti e mi sono spiegata male. L’analisi vuole essere oggettiva, pensando anche alle persone che l’hanno scritta in quel tempo. Gli stessi professori di università ci hanno insegnato ad analizzare le parole che hanno un loro significato preciso. Considera che mio nonno è stato prigioniero a Norimberga per 2 anni, quindi sento questa cosa da vicino.
          Quando dico di mantenere la Costituzione mi riferisco solo ai principi ed ai valori, che vanno sempre bene anche oggi. Ma sicuramente una radicale riforma farebbe bene all’ordinamento e anche a noi italiani, come una ventata di aria fresca. Io condivido la vostra proposta e purtroppo hai ragione, la realtà che viviamo si discosta tantissimo.
          La domanda che mi pongo è: anche se dovessimo riformare la Costituzione secondo il progetto della Casa della Civiltà, i parlamentari/politici delle generazioni future manterrebbero e rispetterebbero il suo contenuto?

          1. Ti rispondo a quest’ultimo quesito che ti poni dicendoti che se riusciremo nella nostra impresa, saremo noi ad avere realmente in mano le redini del nostro futuro. Cioè, tutto dipenderà da noi, dalla nostra capacità di educare i nostri figli affinché le future generazioni siano naturalmente in grado di proseguire sulla retta via.

        3. Ti ringrazio per il tuo messaggio di speranza. Sicuramente la responsabilità è doppia: ora dobbiamo cambiare il nostro sistema corrotto, ma poi dobbiamo fare in modo che chi subentrerà a noi sappia mantenere ciò che abbiamo fatto noi. Non sarà cosa facile. Io ti sento sicuro e fiducioso, sicuramente sei dentro questo progetto da più tempo di me. Sono di carattere tendenzialmente pessimista, inoltre ho perso il papà da pochi mesi (la terza dose di vaccino ha svegliato un tumore aggressivo al polmone), quindi la sfiducia è dettata anche dalla situazione buia che ora vivo. Spero davvero con il tempo di riuscire ad acquisire l’ottimismo che hai tu, che mi farebbe solo bene. So che qui ci sono tante belle persone e questo mi conforta molto. Grazie di cuore per il tuo bel messaggio.

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