Te deum laudamus
Il Te deum è la meravigliosa preghiera che si recita in ringraziamento la notte dell’ultimo dell’anno. Ho un infinito numero di cose per cui ringraziare, la mia famiglia, la mia casa, gli amici, il quotidiano La verità, la raccolta di firme per un cuore che batte. Il 5 dicembre 2023 Giorgio Celsi, presidente dell’associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita”, il prof. Giorgio Nicolini, direttore di “Tele Maria”, Luisa Urbani del “Movimento Con Cristo per la Vita” e don Giorgio Ghio, sacerdote della Diocesi di Roma, in rappresentanza delle realtà promotrici della proposta di legge di iniziativa popolare UN CUORE CHE BATTE, hanno depositato i relativi moduli a Roma, presso la Camera dei Deputati (il regolamento non prevede più di quattro depositari). Sono state consegnate 106.000 firme, quindi più del doppio delle 50.000 necessarie per raggiungere il quorum.
È un risultato meraviglioso dovuto alla straordinaria rete di collaborazione tra volontari delle varie realtà coinvolte e tantissime singole persone che si sono rese conto di che spaventosa violenza è l’aborto. La proposta di legge prevede l’introduzione di un comma alla legge 194/1978 per obbligare il medico a mostrare alla madre intenzionata ad abortire la realtà della vita che porta in grembo, mediante una semplice ecografia e l’ascolto del battito cardiaco del figlio. Una legge analoga ha permesso di diminuire le donne che compiono questo gesto profondamente antiumano dell’80% in Texas. Questa proposta di legge darebbe quindi piena applicazione alla legge sul consenso informato, in quanto è obbligo giuridico e deontologico del medico che la donna abbia il diritto di essere resa consapevole della Vita che porta nel grembo, una Vita con un cuore che pulsa. È un fatto che dove è stata adottata questa pratica il numero di aborti è crollato drasticamente. L’aborto non è un diritto. Una donna deve essere padrona del proprio corpo, ma se abdica al suo ruolo di protettrice della vita, è scesa di un gradino, ha rinunciato al suo destino di essere coartefice della creazione. La maternità è un peso, vero, ma anche il più grande dei privilegi. La volontà della donna deve essere rispettata. Era quello che pensavo anche io. Quando le mie pazienti mi chiedevano di abortire, prima che l’aborto fosse legale, le aiutavo a raggiungere il partito radicale, che le mandava in Inghilterra. Quando l’aborto è diventato legale, mi sono limitata a fare le impegnative. Sempre sorridendo. Sempre senza mai chiedere : « Signora ci ha pensato bene? ». Signora ci ha pensato bene non si chiede, perché bisogna rispettare la volontà della donna. Perché non bisogna colpevolizzare. La volontà della donna è sacra. La volontà non è un monolite in una prateria, è un riflesso di luce sull’acqua, che cambia a seconda di dov’è il sole. Quando sono rimasta incinta sono stata ricoverata per una mattina in Day Hospital all’ospedale di Moncalieri. Day Hospital vuol dire che era nella stessa stanza con tre signore che avevano fatto un ivg, acronimo che significa interruzione volontaria di gravidanza. Io me ne stavo sul mio letto a pensare ai fatti miei e ad aspettare mia madre che venisse a prendermi. Mi hanno chiesto loro se anche io era lì per un ivg, e io ho solo detto di no. È stato terribile. Si sono messe a piangere, tutte e tre. Si sono messe a piangere e ognuna delle tre si è sentita in dovere di darmi giustificazioni, era stato il marito, avevano già due bambini a casa, non si poteva perché… Perché una donna non vuole mai abortire, non con tutto il cervello almeno. Il cervello rettiliano e limbico, la sua animalità, il bimbo lo vuole. Il cervello emotivo, la sua spiritualità, il bimbo lo vuole, e quella volontà spezzata si trasformerà facilmente in depressione, ansia, malattia psicosomatica. Non si resta uguali dopo un aborto. Non ritorna tutto come prima, come non fosse mai successo. È solo il cervello razionale che vuole abortire, come è solo il cervello razionale che vuole suicidarsi. L’aborto, come il suicidio, è sempre un’autoaggressione. L’aborto, come il suicidio, devono far parte del bagaglio della libertà dell’individuo, ma sono cultura di morte. Se qualcuno si suicida, è giusto che qualcuno almeno cerchi di dirgli: ma cosa stai facendo? Da allora ho fatto questa domanda: Signora, ci ha pensato bene ?.Nell’80% dei casi questa domanda è sufficiente per far cambiare idea. La volontà di uccidere il proprio bambino è talmente labile, è talmente un costrutto sociale, che spesso è sufficiente un’unica domanda per fermarla. Siete andate ad abortire senza nessuno che vi abbia chiesto: Signora, ci ha pensato bene? È una scelta solo sua o qualcuno la sta influenzando? Perché la paternità comincia tardi, con la nascita del bambino. Quando il bambino è un feto, molti padri non gli vogliono ancora bene, non sanno ancora che lo amranno, e vedono solo un peso. E se la stanno influenzando, signora, non lo faccia, perché la sua pancia è la cosa attorno a cui deve girare il mondo.La maternità è l’emozione più violenta, potente e antica. La vita esiste perché le femmine l’hanno protetta, sole contro tutto e tutti a volte. Abbiamo abdicato. Non più donne, ma eunuchi femmina. Non più donne ma persone con utero e mestruazione, altrimanti i maschi che si credono donne si offendono.La banalizzazione dell’aborto ha permesso anche la sua commercializzazione. Planned Parentwood ha sempre serenamente venduto o tessuti fetali, ogni donna che abortiva da loro lasciava nelle loro mani un feto, un piccolo tesoro. In Messico laboratori acquistano feti di cinque mesi da madri che li vendono, esattamente come di cinque mesi erano i fati venduti dalle loro madri che hanno generato le cellule su cui oggi alcuni vaccini (Astrazeneca) sono coltivati, o farmaci RNA (Pfizer e Moderna) sono testati. La Cina ha messo a punto una terapia palliativa per i malati di sclerosi laterale amiotrofica (SLA): iniettando nel loro cranio cellule olfattive di un feto di 5 mesi, la malattia, forse, per qualche mese rallenta. La clinica di Pechino del neurochirurgo Hongyun Huang, che già nel 2005 dichiarava alla rivista Nature di aver trattato 400 pazienti affetti da lesioni midollari e 100 ammalati di SLA, utilizzando staminali di bulbo olfattivo fetale. I feti erano comprati come in Messico, o erano le detenute a fornire la materia prima? Chi chiedeva l’intervento otteneva sempre la prenotazione cinque mesi dopo: il tempo necessario per ingravidare una donna (volente o nolente?) e ottenere un feto di cinque mesi. La Emcell di Kiev, in Ucraina, con le stesse cellule tratta innumerevoli patologie incluso il cancro. I risultati sono controversi. Quello che non è controverso è che un feto di 5 mesi è una creatura formata, perfettamente in grado di sentire il dolore e l’orrore della morte: questi bimbi nascono per cesareo e sono smembrati da vivi e senza anestesia perché le loro cellule devono essere perfette, prelevato a cuore battente, e senza anestesia. La nostra è una cultura di morte ma potrebbe smettere di esserlo.
E’ terrificante quanto leggo su questo articolo di Silvana De Mari. Ai primissimi anni ’70 l’aborto non era ancora legalizzato ma dottori compiacenti in cliniche private si sostituivano a quelle donne che per la loro “dote e capacità” di fare abortire godevano di una speciale considerazione nella società di allora.
In qui tempi per una donna abortire era quasi una costrizione, un obbligo dettato da ragioni prima di tutto sociali , ad esempio gravidanze non desiderate perché fuori dal matrimonio e dove le classi sociali erano troppo differenziate, e dopo nel caso in cui la poveretta non poteva reggere al mantenimento e sfamare una ulteriore bocca .
All’epoca i dottori si sostituivano alle praticanti l’aborto, non ricordo ma queste avevano uno strano appellativo, e quasi per opera misericordiosa, facevano abortire dietro lauto pagamento.
Cambiano i tempi e l’aborto è diventato un diritto. Tutti ricordiamo <> urlato un giorno sì e l’altro pure nelle piazze.
Vero è che si chiede di legalizzare la pillola contraccettiva del giorno prima , del giorno dopo , ma anche la libera pratica dell’aborto se la dona rimane in cinta e tutto va come non avrebbe dovuto … e quindi si ricorrere all’aborto.
C’è anche la Legge che prevede, che calcola il tempo entro il quale l’aborto è permesso (legittimo non mi piace), ma sta proprio qui , scientificamente provato, che l’aborto rimane sempre un crimine contro Dio.
Silvana De Mari dice bene <>
Ben venga la legge, se non è stata già approvata, di obbligare la “partoriente” ad ascoltare il battito del cuore del bimbo che porta in grembo, prima di procedere supinamente da parte del dottore all’operazione abortiva.
Se la donna viene per tempo edotta su quanto si accinge a fare, se viene informata come si procede all’aborto , di come viene estratto il bimbo, come scritto nell’articolo e della sorte destinata alla creatura, credo, come confermato dalle statistiche, il 90 % delle donne rinuncerebbe ad abortire.
Questo articolo mi lascia un peso sullo stomaco, profondo dispiacere di leggere su come viene praticato l’aborto per fini “ sanitari”, come direbbero molti.
Mi auguro che sempre più donne ne prendano coscienza e prima di commettere quest’atto estremo, ricorrano alle culle della vita o come si chiamano quelle culle a cui affidare il neonato.
Una particolare preghiera per tutte le donne che non sanno di essere o non vogliono diventare madri.
Francesco Violini