MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Biden-Trump: perde la democrazia, vince la democratura”

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.

Proprio dagli Stati Uniti, la culla della democrazia nella Storia moderna, che nasce con la Costituzione del 4 marzo 1789, stiamo assistendo alla fine della democrazia, concepita come “governo del popolo”, già bocciata da Platone e Aristotele 2400 anni fa.
Per contro, si consolida la “democratura”, intesa come il sodalizio tra la democrazia formale, che si traduce nel rito delle elezioni, con l’autoritarismo sostanziale, che corrisponde al monopolio del potere esecutivo da parte di un singolo. Questo sistema politico ha la sua più eloquente rappresentazione nella Cina capital-comunista che, secondo Klaus Schwab, Fondatore e Presidente del Forum Economico Mondiale, è il modello da adottare per il “Nuovo Ordine Mondiale”.

Nel duello elettorale in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti del prossimo 5 novembre, il fatto che tra i due concorrenti al momento più accreditati, il Presidente in carica Joe Biden e il suo predecessore Donald Trump, la sopravvivenza della democrazia sia diventata il tema centrale del loro scontro con una sconvolgente violenza verbale che rischia di degenerare in una guerra civile, ci fa toccare con mano che il mito della democrazia è finito.

L’ingresso di manifestanti nel Campidoglio, la sede del Congresso degli Stati Uniti a Washington, il 6 gennaio 2021, è stata definita da Biden un attentato alla democrazia: «Il 6 gennaio fu un’insurrezione armata e Donald Trump cercò di rovesciare elezioni libere, di sovvertire la Costituzione e di fermare un trasferimento pacifico dei poteri attraverso un gruppo di balordi, tutto il mondo ha visto con i suoi occhi».

Il 10 dicembre 2023, in un comizio per la raccolta fondi a Hollywood, Biden ha detto: «Trump rappresenta molte minacce per questo Paese. Dal diritto di scelta ai diritti civili, al diritto di voto, alla posizione dell’America nel mondo. Ma la più grande minaccia di tutte è quella che Trump pone alla nostra democrazia. Se perdiamo questa, perdiamo tutto».

Nello stesso giorno, nel corso di un gala del club dei giovani repubblicani di New York, Trump ha rassicurato: «Non sono una minaccia. Salverò la democrazia. La minaccia è il corrotto Joe Biden. Questa è la loro nuova linea, la bufala dei democratici della minaccia alla democrazia, dopo quella del Russiagate».

Lo scorso 5 gennaio, nel suo primo comizio del 2024 nella storica Valley Forge, vicino a Philadelphia, sede del quartier generale dell’esercito continentale di George Washington durante la rivoluzione americana, Biden ha detto che Trump usa «la retorica della Germania nazista», «abbraccia la violenza politica» e, dopo aver istigato l’assalto al Campidoglio, prepara un nuovo «assalto alla democrazia»: «Oggi ci siamo ritrovati un giorno prima del 6 gennaio, un giorno impresso per sempre nella nostra memoria perché è stato il giorno in cui abbiamo quasi perso l’America. Oggi siamo qui per rispondere alla domanda più importante: la democrazia è ancora la causa sacra dell’America? Questa non è una questione retorica, accademica o ipotetica. Se la democrazia sia ancora la causa sacra dell’America è la questione più urgente del nostro tempo. Questo è in ballo alle elezioni del 2024».
«Trump non farà quello che deve fare un presidente americano, il suo assalto alla democrazia non è solo parte del suo passato ma è ciò che sta promettendo per il futuro. Si rifiuta di denunciare la violenza politica. La violenza politica non è mai e poi mai accettabile negli Stati Uniti, non ha posto in una democrazia, non puoi essere filo-insurrezionalista e filo-americano. Trump è pronto a sacrificare la nostra democrazia per tornare al potere».

Nello stesso giorno Trump, in un comizio in Iowa, ha replicato alle accuse sostenendo che Biden «è la vera minaccia per la democrazia», «a causa della sua grossolana incompetenza, è il peggior Presidente nella Storia degli Stati Uniti: è incompetente, è disonesto. Sta distruggendo il nostro Paese come nessun altro».
«Noi combatteremo per l’America come mai fatto prima. È la nostra battaglia finale, con voi al mio fianco. Cacceremo i globalisti, i marxisti comunisti e fascisti e sfratteremo Joe Biden dalla Casa Bianca e finiremo il lavoro una volta per tutte»

La domanda che ci poniamo è: sarebbe democratico impedire a Trump di partecipare alle elezioni presidenziali, addirittura in assenza di sentenze definitive che lo condannano per un presunto “colpo di stato”, a causa della paventata minaccia che qualora vincesse violerebbe la democrazia e si comporterebbe da autocrate?
Prendiamo atto che negli Stati Uniti d’America, la superpotenza che concepisce se stessa come il baluardo della libertà nel mondo, che ha sferrato le guerre nel nome della democrazia, si stanno calpestando delle regole basilari della democrazia. Per come si sono susseguiti i fatti, sia la sconfitta elettorale di Trump nel 2020 da lui contestata, sia i toni violenti presenti nei discorsi elettorali di Biden e di Trump, segnalano la fine del mito della democrazia.

Che la democrazia non corrisponda al “governo del popolo” e non sia una realtà politicamente integerrima lo si evince dalla valutazione di Winston Churchill, il Premier britannico che combatté e contribuì alla sconfitta della dittatura nazi-fascista: «È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora». Il messaggio è che la democrazia è il sistema di governo meno peggio, ma non è esente da pesanti lacune che violano la quintessenza della democrazia, a partire dal rapporto fiduciario tra l’elettore e l’eletto che sostanzia la sovranità popolare.
La democrazia non si sostanzia del rito delle elezioni ma dei valori, dei principi e delle regole che incarna e che ne costituiscono la sua quintessenza. Eppure a livello mondiale la democrazia è concepita e soprattutto praticata esclusivamente per la dimensione formale del rito delle elezioni. Quanto alla sua dimensione sostanziale, non solo non c’è convergenza, ma il tema non viene nemmeno sollevato e, nella maggior parte di chi esercita il rito delle elezioni, non è nemmeno consapevole del fatto che sussista una dimensione sostanziale della democrazia.

Paradossalmente, proprio nel 2024, indicato come l’anno elettorale più importante della Storia, si rivelerà l’anno in cui morirà il mito della democrazia, ormai ridotta al rito formale delle elezioni ma del tutto spoglia dei valori che dovrebbero sostanziarla. Di fatto prendiamo atto che l’esercizio della democrazia non garantisce né la rappresentatività dei popoli né la governabilità degli Stati. La democrazia si è rivelata lo strumento formale con cui i veri “poteri forti” impongono il loro arbitrio ed attuano un’autocrazia sostanziale.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Giovedì 11 gennaio 2024

Chi fosse interessato ad aderire alla Comunità “Casa della Civiltà”, a condividere il successo della missione per essere pienamente noi stessi dentro casa nostra, elevare l’amata Italia nel Paese numero 1 al mondo per la qualità della vita, può farlo sottoscrivendo la nostra Proposta e compilando il Modulo di adesione presenti nel nostro sito casadellacivilta.com

3 commenti su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Biden-Trump: perde la democrazia, vince la democratura”

  1. Pochi gioarni fa ho ricevuto una mail dal mio professore, ormai in pensione, che vive a Philadelphia. Ma è possibile – dice, sue testuali parole – che tra 350 milioni di abitanti non si trovi nessuno migliore di Trump e di Biden?

  2. L’anno 2024 avrà molte elezioni. È importante che ognuno ‘concquisti’ almeno una persona. Instillare il dubbio sulle sue idee (errate). Serve stimolare i dubbi. Anche questo può creare differenza alle votazioni quindi il potere della politica. Se vincessero ancora i progressisti l’Europa sarebbe definitivamente fijita. Ogjuno di noi nella quotidianità può fare LA differenza. Adattando ogni discorso con sensibikità in base alla oersona con cui ci si confronta.

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