LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Il fiume”

Quei tenui colori della pianura
Assonnata e pigra
Nuvole bianche e specchio limpido del cielo
L’icona di quella grande quercia
Gigante verde
A segnare lo scorrere impassibile del tempo
Geometrie di argini interminabili
Possenti
Boschi dipinti intorno a
Lanche tranquille e silenziose
Come la gente di qui
Cresciuta poco distante dalle golene
Torno a quegli anni di fuoco
Dove i prati muoiono nella sabbia delle rive
E le piene sfogano il loro funesto ardore
Risento i tuoni secchi delle granate
L’aria imbevuta di polvere
L’odore acre del fumo
E il pianto dirotto dei rifugi
Risuonano aspre
Oltre l’ansa distesa dei renaioli
Voci e di rudi icone
Aleggiano sguardi scuri di sole e di fatica
Nelle mie vene si agita quella pace povera
Sovrana
L’afa d’agosto celata nell’anima
L’orgoglio contadino
Geloso insistente bagaglio di vita
Trofeo di storie semplici
Trascinate a forza per tutti i continenti
Dal ponte guardo spesso lontano
Dubbioso di questa tregua improvvisa
Mi piace spaziare fino all’orizzonte della
campagna
E al severo profilo delle torri del borgo
Tra passato e futuro
Anche la mia acqua
Come il fiume
Lentamente si avvicina al mare

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