LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Ode ai gabbiani”

Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte, e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano dovunque, e in un baleno.
(Richard Bach)

Gabbiani stanchi

Nella sera

Si adagia la schiuma minacciosa

Di tramontana

Nei sogni dei vascelli

Di fieri

Pirati

Danza fra le vele

Dei pensieri

Dei gitani del mare

Scogli ancora lucenti

nelle onde

Ardite dell’oceano

Vanno a posarsi su nuvole lontane

L’ orizzonte

Si tinge di vermiglio

Ormai c’è solo

Sulla costa ancora infuocata

Dei raggi del giorno

Il silenzio complice

E solenne

Del vento

Ho cercato negli anni

Di fuggire al frangersi delle onde

Sugli scogli del molo

Di camminare sulla rena umida della battigia

Di sfidare con sonora alterigia

Lo sguaiato stridio di bianchi gabbiani

Innalzati in volo

Sullo spicchio di costiera

Ricamato dalla risacca

Di ammirare estasiato

Le loro picchiate armoniose e solenni

Quell’angolo di paradiso delato nella memoria

E il gemito di fronde nel vento giocoso
della baia

Raggiungere poi la pace

Quella intatta

Incontaminata

Vicino all’orizzonte

Nel trepido silenzio di cielo e mare

Uniti dal perenne

Soave abbraccio dei secoli

Sospesi fra fantasmi di nuvole grigie

Danzano

Incontro a mare e cielo

Chiedono al vento d’autunno

E alle linee dei suoi capricci

Di cullare i loro sogni

Un naviglio

Scompare adagio all’orizzonte

Mentre il sole nasconde lontano

Come ogni sera

Oltre il profilo della baia

Il suo disco bruciato

Dalla fucina del giorno

***

I gabbiani, lo sapete anche voi, non vacillano, non stallano mai. Stallare, scomporsi in volo, per loro è una vergogna, è un disonore
(Richard Bach)

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