Il sole era tramontato, si erano già dissolte le ultime chiazze di rosso all’orizzonte, quando è apparsa la chiusa di Esna; all’andata, attraversata a notte fonda, mi era parsa avvolta in un’atmosfera misteriosa, ma ora, ben visibile alla luce del crepuscolo, si presentava nella sua dimensione reale, ed era possibile osservare meglio le manovre di entrata e uscita dal bacino.
Stavolta il passaggio è stato anche animato da uno spettacolo curioso. Entrati nello specchio d’acqua fra i due sbarramenti, man mano che la nostra nave si avvicinava all’imboccatura del canale di uscita, la sagome vaghe di un paio di imbarcazioni si facevano sempre più nitide, fino a rivelarsi per due barchette, ciascuna con a bordo due uomini, il rematore e il venditore. Erano mercanti barcaioli come quelli incontrati in precedenza, che tentavano di abbordare le navi in transito sul fiume. Costoro invece stavano appostati in un punto strategico, approfittando dei minuti in cui la nave deve sostare in attesa che si aprano le paratoie. Proprio a queste si mantenevano accostati, e avevano tutta l’aria di attendere proprio noi.
Una volta vicini, mi sono chiesta se non temessero di venir urtati dalla nostra nave. Macché, incuranti della mole imponente dalla Maharousa, quando ormai eravamo a portata di voce, hanno mostrato una disinvoltura e un’intraprendenza encomiabili: mentre i rematori governavano con maestria quei gusci di noce, i rispettivi compagni hanno preso ad invocare l’attenzione dei turisti e gridando e gesticolando hanno sciorinato i prodotti che offriva la casa.
Vendevano anche loro teli di cotone, ma stavolta l’audacia si è spinta oltre lo sbandieramento, perché, avvolti in un sacchetto di plastica, li hanno recapitati direttamente sul ponte del battello con un lancio magistrale, dovuto certo a una pratica ben collaudata.
Oddio, non tutti i pacchi sono arrivati a destinazione, alcuni per un colpo di vento sono finiti in acqua venendo tuttavia prontamente ripescati dai lanciatori. Nel frattempo mi chiedevo come avrebbero fatto gli acquirenti a consegnargli il dovuto. Ma la mia curiosità è rimasta insoddisfatta, perché nessuno di noi turisti ha deciso di comprare, per cui i marinai si sono limitati a rispedire la merce ai mittenti. Insomma niente affari quella sera. Immaginavo la loro delusione mentre, aperto appena un pertugio fra le paratoie, scostandosi in tutta fretta dalla rotta del battello, si infilavano nel varco per dileguarsi verso le rive.
RAGGUAGLI SULL’EGITTO ODIERNO
Quel pomeriggio, durante la navigazione, Yasser ci ha convocati nel salone per un incontro speciale. Avvertendo che molti di noi erano interessati a conoscere qualcos’altro del suo paese, che non riguardasse esclusivamente i siti archeologici, ci ha offerto l’opportunità di essere un po’ aggiornati sulle notizie attuali.
Affrontando in primo luogo la situazione politica, ha ricordato la sorte dei Fratelli Mussulmani che, dopo aver dominato per due anni dall’inizio della primavera araba, sono stati messi da parte dall’attuale governo di Al Sisi, ex capo dei servizi segreti. Yasser, pur riconoscendo che in tal modo si è instaurato un regime autoritario, ha avuto per lui parole di stima. Ha ricordato anche che la Costituzione egiziana prevede che il presidente della Repubblica possa svolgere il suo mandato fino a due volte e Al Sisi si sta ormai avvicinando alla seconda scadenza.
Certo le guide turistiche non possono sbilanciarsi nei giudizi, tuttavia ho avvertito una nota di sincerità nelle sue parole, quando ha affermato con chiara soddisfazione che il governo militare è riuscito a spuntare le unghie al movimento integralista che, salito al potere al tempo delle cosiddette primavere arabe nel 2011, aveva imperversato fino al 2013 indebolendo fortemente lo stato.
La rivolta del 2011 aveva avuto come bersaglio il partito del presidente Mubarak, appoggiato soprattutto dai grandi proprietari di aziende. La protesta era stata provocata in particolare dalla decisione di lui di preparare l’avvento alla presidenza di suo figlio, mossa che il popolo, contrario a una repubblica “ereditaria”, non accettava.
L’Egitto rimane comunque almeno formalmente una repubblica; le elezioni per eleggere i due rami del Parlamento si svolgono a suffragio universale e i cittadini sono chiamati alle urne anche per votare i governatori preposti ai territori in cui si suddivide l’amministrazione del paese. Il Cairo, essendo fra le più grandi megalopoli del mondo, è divisa in tre governatorati, ognuno dei quali ha possibilità di decidere autonomamente.
Secondo Yasser i giovani attualmente vedono con ottimismo al governo di al-Sisi che ritengono in grado di affrontare le sfide economiche. La sua amministrazione ha favorito la nascita di nuovi nuclei urbani fuori delle grandi città occupando zone desertiche: è il caso di Nuovo Cairo e Nuova Assuan. Questo allo scopo di spostare i luoghi istituzionali fuori dai centri troppo congestionati.
L’Italia è un partner economico importante per l’Egitto. Significativo il ruolo dell’ENI, cui è affidata l’estrazione del gas metano e la sua esportazione in forma liquefatta.
Un dato importante è la ripresa dell’economia dopo l’arresto dovuto alla pandemia. Soprattutto il settore turistico, basilare per il paese, è rifiorito. Gli introiti dell’industria turistica costituiscono una fetta determinante in un paese che sfrutta appena il 7% del suo territorio.
Rimane certo vivo il problema della sicurezza dal terrorismo. E’ opportuno tener sempre alta l’allerta, ma ci sono stati anche sviluppi positivi negli ultimi tempi. Per esempio, in un regione estremamente calda come il Sinai, il governo ha preso iniziative volte allo sviluppo economico dell’area, in modo che le opportunità di lavoro distolgano la popolazione dall’intraprendere azioni armate. Costruire nel deserto serve a snidare il terrorismo.
Isabella Mecarelli, Viaggio in Egitto – capitolo 33 (continua)