ISABELLA MECARELLI – “VIAGGIO IN EGITTO – Ancora cenni sull’egitto odierno – (capitolo 34) – vedi galleria fotografica

Fra le informazioni fornite da Yasser mi è parsa rilevante la constatazione che l’Egitto sfrutta il suo territorio soltanto in minima parte, appena il 7%. L’agricoltura prevale naturalmente su ogni altra attività. Ancor oggi il cotone è essenziale per la sua economia, e viene coltivato soprattutto per l’esportazione; solo il rimanente è consumato in loco.

Il grande nemico che pregiudica lo sviluppo rimane ancora l’aumento delle nascite, al punto che la produzione di grano non è bastante a soddisfare la domanda, per cui il paese, un tempo ai primi posti nell’esportazione, ormai è costretto ad importarlo. Ed essendo alla base dell’alimentazione degli egiziani, soprattutto dell’unico pasto al giorno che possono permettersi gli abitanti del sud, la sua disponibilità costituisce un fattore determinante per la pace sociale.

Comunque rimane il turismo la principale fonte di reddito. Si calcola che il 95% delle famiglie hanno almeno un membro che vive grazie a una qualsivoglia attività ad esso legata. A questa industria è necessaria ovviamente grande quantità di cibo per soddisfare i clienti delle crociere e degli alberghi. La sospensione dei viaggi dovuta alla pandemia è stata pertanto una gravissima calamità.

L’altro importante settore economico, secondo per importanza, è il pedaggio ricavato dalle navi in transito nel canale di Suez.

Ma per quanti sforzi possa fare il governo per venire incontro ai tanti problemi, non è possibile un vero decollo economico se non si provvede a diminuire le nascite. Ultimamente il presidente al-Sisi ha lanciato un appello alla nazione, spiegando chiaramente che se non si pone un freno alla crescita demografica, la situazione andrà fuori controllo. Il suo avvertimento è rivolto soprattutto alle famiglie contadine che ancora considerano una prole numerosa come un aiuto nel lavoro, mentre è l’esatto contrario. Il presidente guarda con estrema preoccupazione all’aumento di un milione all’anno di cittadini da 0 a 14 anni, il che equivale al 35% di una popolazione che è ha già superato i 105 milioni. Solo Il Cairo ne fa 25.000.000. Ma il numero reale supera certamente quelle cifre in quanto non tutte le persone vengono registrate.

In una situazione del genere, visto che bisogna scegliere, sono necessariamente le sovrastrutture ad essere sacrificate a favore dell’alimentazione e questo peggiora il tutto.

Quanto al settore sanitario, l’organizzazione prevede la distinzione in tre fasce: la A non paga niente, la B paga il 20%, la C di più.

Qualche notizia positiva: l’analfabetismo sta diminuendo; le tasse dei lavoratori statali non sono eccessive. Ma il lavoro nero è molto diffuso.

L’università di al-Azhar costituisce il centro mussulmano più moderato al mondo (sic!). Gli imam cercano di contribuire anche loro a far sì che l’incremento della popolazione si moderi, convincendo le masse sull’opportunità di fare meno figli.

Quanto alle usanze sociali, Yasser nota che i giovani del Cairo si sposano molto presto, appena dopo gli studi. La prassi è questa: l’uomo si reca dalla famiglia della ragazza per chiedere la sua mano e per dichiarare l’entità della dote che è disposto a sborsare.

La coabitazione è rara anche al nord dove i costumi sono più emancipati, perché anche le ragazze studiano, ma le unioni sono ancora sancite dai matrimoni.

Il pubblico della Maharousa, che ascoltava attentamente, intervenendo a volte per chiedere precisazioni, non si è sbilanciato troppo, nel senso che nessuno ha osato avanzare critiche particolari o domande scomode. Per fare un esempio, nessuno ha tirato in ballo il caso Regeni, men che meno la nostra guida. Sarebbe stato interessante capire se gli egiziani ne fossero al corrente e se ne discutessero, ma tant’è, chi avrebbe rischiato magari conseguenze fatali?

Ma io avevo una domanda da fare a Yasser, che mi frullava nella testa, e facendomi coraggio gliel’ho posta: esistevano ancora le mutilazioni genitali delle donne? Lui è rimasto impassibile mentre asseriva che non vengono praticate, tutt’al più permangono in certe zone del sud. Ma questa la ritengo una menzogna, perché i dati riportati da varie organizzazioni e ricerche in merito sostengono che tale pratica sia purtroppo ancora molto diffusa.

QUELLO CHE YASSER NON CI HA DETTO

Che l’Egitto di oggi si collochi fra i paesi più influenti del mondo islamico, è risaputo. Il prestigio che gode l’università di al-Azhar anche. Ma al paese dei faraoni, carico di una storia che attraversa millenni, tale collocazione va decisamente stretta, perché i rapporti con altre zone geopolitiche, compreso il mondo occidentale, sono stati sempre molto importanti.

La cura e la salvaguardia del suo ricco patrimonio storico-artistico ne fanno un unicum rispetto ai paesi del Maghreb e del Medio Oriente, che hanno pressoché azzerato il loro passato dopo la conquista delle orde maomettane e l’assoggettamento all’Islam. Per l’Egitto è stato differente, la coscienza di essere erede di una civiltà che esercita da sempre attrazione per le sue opere e la sua storia a livello mondiale, va oltre l’interesse puramente economico, perché è un aspetto precipuo della nazione. Questo significa che l’islam non è riuscito a cancellare negli egiziani di oggi la memoria del passato.

Un’altra caratteristica di quest’area è la sua collocazione in un crocevia di genti e di culture, e questo si può dire fin dal tempo dei faraoni che ebbero contatti sia con l’Africa nera sia con i paesi rivieraschi del Mediterraneo. Nell’era contemporanea si sono intensificati i rapporti con il resto del mondo islamico, specie del Medio Oriente e con gli stati africani, essendo l’Egitto membro dell’Unione africana.

La novità ultima è che si sta configurando una situazione nuova che pone l’Egitto sotto l’influenza dell’Arabia Saudita.

Isabella Mecarelli, Viaggio in Egitto – capitolo 34 (continua)

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