di Chiara Grassini
Nato al Cairo, ma cittadino italiano dal 1986, è autore di 14 libri si Islam e immigrazione. Nel 2008 riceve il battesimo da papa Benedetto XVI e si converte al cristianesimo. Giornalista, scrittore e uomo di cultura, è oggi impegnato nel panorama culturale con la sua associazione ” Casa della civiltà”. A distanza di una settimana abbiamo intervistato Magdi Cristiano Allam, che sarà ospite del “progetto la Torretta” di Porcari dove presenterà il suo ultimo libro Un miracolo per l’Italia giovedì 28 marzo alle ore 21 alla fondazione Lazzareschi in piazza Felice Orsi.
Come e quando ha conosciuto Oriana Fallaci?
E’ stata Oriana a cercarmi all’inizio dell’estate 2003 perché leggeva le mie inchieste e analisi che pubblicavo prima sul quotidiano La Repubblica – di cui ero editorialista e poi inviato speciale – e poi sul Corriere della Sera. Era affascinata dal mio essere musulmano dissidente e ribelle che combatteva il terrorismo islamico di Hamas e di Al Qaeda.
Nell’ottobre 2003, come scrive nel libro “Io ed Oriana” edito da MCA Comunicazione, “mi designa attraverso una lettera inviatami via fax”, come suo erede spirituale. Quali sono stati gli insegnamenti che ti ha trasmesso?
Oriana Fallaci è stata in assoluto la donna che più di altre ha manifestato in piena libertà la verità sull’Islam. Mentre io da musulmano, pur condannando i terroristi islamici che dai pulpiti delle moschee predicano odio e violenza nei confronti dei non musulmani, continuavo da musulmano – e lo sono stato fino al 2008 – a difendere l’Islam e ad assolverlo perché era il mio riferimento sul piano identitario anche se sono stato sostanzialmente laico. Oriana invece sosteneva che la radice del male non sono solo i terroristi islamici, non sono solo i predicatori d’odio nelle moschee, ma è la religione in sé, il Corano e Maometto. Io ci sono arrivato soltanto dopo di lei. Per me Oriana è stata il precursore in Italia che ha detto con grande chiarezza che il nemico che ci combatte da 1400 anni – mi riferisco in generale all’Europa – è l’Islam evidenziando la totale incompatibilità con la nostra civiltà, la nostra Costituzione e le nostre leggi.
Scrittrice e giornalista, autrice di numerosi libri come “La rabbia e l’orgoglio”, “Lettera a un bambino mai nato”, tanto per citarne alcuni. Il pubblico dei lettori la conosce attraverso i suoi scritti, ma nel privato?
Sul piano personale ho un ricordo dolcissimo nonostante avesse un atteggiamento molto riservato, ma anche un po ‘ burbero che si riscontra nei fiorentini. Era estremamente rara l’apertura di Oriana nei confronti del prossimo soprattutto nell’ultima fase della sua vita in cui lei lottò contro un tumore che l’aveva ridotta pelle e ossa. Con me si aprì e c’è stato un lato affettivo nel nostro rapporto fatto di dolcezza, di carezze, di disponibilità soprattutto nella fase in cui ci incontrammo a Milano in via Statuto, una parallela di via Solferino, dove ha sede il Corriere della Sera – di cui sono diventato dal primo settembre 2013 vicedirettore -. Insieme scrivemmo un libro che, però, non è mai stato pubblicato.
La politica e il giornalismo sono state sempre la sua passione tant’è che è stato eletto europarlamentare: il suo contributo politico in Europa?
Io non mi definirei un politico, credo di essere un intellettuale, uno spirito libero che ha avuto un’esperienza politica costituendo nel 2008 un movimento che si chiamava “Protagonisti per l’Europa cristiana” divenuto poi nel 2009 “Io amo l’Italia” – che è stato un partito -. Ho avuto l’esperienza nel parlamento europeo come membro e candidato nella lista dell’Udc ( dal 2009 al 2014) per un mandato di cinque anni.
Rifarebbe questa esperienza politica?
E’ un’esperienza che non rifarei perché mi ha fatto toccare con mano il parlamento europeo che, a mio avviso, conta poco o niente.
Perché?
Chi ama l’Italia, e ne sono sempre più consapevole, ha bisogno di impegnarsi nel nostro Paese per riscattare i tre pilastri che sostanziano la sovranità di uno Stato senza i quali l’Italia non potrà mai decollare. Essi sono la sovranità monetaria, quella sul piano legislativo e la sovranità sul piano della difesa. Uno Stato che non sia padrone della propria moneta, delle proprie leggi e della propria sicurezza non è uno Stato.
Si definisce un uomo di cultura.
Sono impegnato sul piano culturale, e mi occupo di mobilitazione civile attraverso un’associazione che si chiama “Casa della civiltà” che laicamente si ispira all’esperienza dei monasteri benedettini che in seguito alla caduta dell’impero romano d’Occidente riuscirono a colmare il vuoto. All’interno dei monasteri si forgiò la nuova civiltà e la nuova Europa formalizzata in istituzione il 25 dicembre 1800 con l’incoronazione da parte di papa Leone III nella basilica di San Pietro a Roma.
Papa Benedetto XVI l’ha battezzato: come mai da musulmano lei si è convertito al Cristianesimo?
La svolta in me è iniziata nel momento in cui mi sono ritrovato ad essere condannato a morte prima da parte dei terroristi islamici di Hamas e tutto questo ha portato lo Stato italiano nel marzo 2003 ad assegnarmi la scorta. Sono ormai 21 anni che ce l’ho! Poi ci sono stati altri episodi avvenuti da parte dei musulmani moderati.
Che cosa non condivide della religione islamica e, soprattutto, come ci si sente a vivere sotto scorta da oltre vent’anni?
Essere condannati e minacciati di morte è un fatto traumatico che obbliga a riesaminare quella che è la tua concezione. Ho preso atto che l’Islam come religione è un sistema di potere basato sulla violenza, sull’aggressività, sull’espansionismo e su un atteggiamento guerrafondaio, e lo è da sempre.
Cioè? Spieghi meglio dal punto di vista storico.
Fu Maometto che, a partire dal 622, quando fu cacciato dalla sua città natale La Mecca, cominciò una serie di guerre e di razzie nei confronti delle tribù che commerciavano e compivano il pellegrinaggio a La Mecca. Ha poi sviluppato questo atteggiamento aggressivo fino al deserto dell’Arabia. In cento anni gli eserciti islamici sono riusciti a conquistare tutta la sponda meridionale nel Mediterraneo le cui popolazioni erano principalmente cristiane. Attraverso lo stretto di Gibilterra, hanno occupato la Spagna dove sono rimasti per circa otto secoli fino al 1492. Se non fosse stato per il successo di Carlo Martello a Poitiers che bloccò l’avanzata degli islamici, probabilmente la storia dell’Europa sarebbe stata un’altra.
Un passo tratto dal Vangelo secondo San Giovanni recita: “Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”. Cosa rappresenta per lei la verità?
E’ un passo che sostanzia il sodalizio tra il concetto di verità e di libertà. Per me rappresenta il programma di vita, un percorso vitale dove si persegue la verità intesa come corretta rappresentazione della realtà. Ma anche come contenuto responsabile, nel senso che corrisponde al nostro autentico bene. Il perseguimento della verità va percorso salvaguardando sempre e comunque la libertà. Questo è ciò che illumina il mio percorso di vita soprattutto dei giovani che oggi sono disorientati a tal punto da ritenere che la verità non esiste e non si sa distinguere tra il vero e il falso o tra il bene e il male.
Come è cambiata la società islamica dal 1952- anno in cui è nato – ad oggi dal punto di vista politico, sociale, economico e religioso?
C’è stata un’involuzione molto grave e pesante di cui tutt’ora noi ne paghiamo le conseguenze. Sono nato in una società (Egitto, Il Cairo) che era sostanzialmente laica dove le donne non indossavano il velo, potevano accedere a tutte le cariche pubbliche e non avevano una concezione peccaminosa del proprio corpo. Oggi ci troviamo in un contesto radicalmente opposto. Le donne sono costrette ad indossare il velo, il loro corpo viene considerato di per sé peccaminoso e quindi si ha l’obbligo di coprirsi dalla punta dei capelli alla punta dei piedi. La concezione dell’essere donna viene concepita in modo ‘letterale’ a quanto viene prescritto nel Corano, cioè inferiore all’uomo dal punto di vista antropologico. Una volta c’era una maggiore apertura sul piano del pensiero, della cultura, degli stili di vita e la percezione dell’Europa era vista in modo positivo così come la sua storia. In tempi moderni invece si respira un clima di odio, di scontro e l’Europa viene considerata degradata rispetto agli anni Cinquanta.
Perché siamo arrivati a questo punto?
Perché L’Europa è sempre relativista, si è impoverita sul piano strettamente economico e soprattutto condannata all’estinzione per quanto riguarda la popolazione autoctona europea che ha cessato di fare figli. Il tracollo demografico rappresenta la maggiore criticità dell’Europa e il vuoto che essa produce.