Nei giorni scorsi ho avuto modo di leggere la lettera che il direttore per l’Ufficio per il Dialogo Interreligioso della Diocesi di Bergamo ha inviato a tutti i parroci bergamaschi, richiamando l’inizio del Ramadan, il mese sacro islamico.
Nella sua missiva il Direttore, sottolineando l’importanza dell’occasione per promuovere un dialogo interreligioso, ha esortato i parroci a promuovere iniziative di conoscenza reciproca con la comunità islamica, in collaborazione con le comunità islamiche presenti sul territorio delle loro parrocchie. Ha invitato inoltre i parroci a promuovere iniziative di preghiera affinché si pregasse per la buona riuscita del Ramadan.
Per sostenere la necessità di un dialogo interreligioso si arriva persino a travisare la realtà spacciando la guerra in Ucraina per una guerra religiosa, ed altrettanto per quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza.
Provo solo sgomento nel leggere una missiva come questa, perché è una dichiarazione di riconoscimento di una religione che non ha mai voluto arrivare ad un accordo con lo Stato Italiano.
Cominciamo dalla data: che è stata indicata nella doppia forma del calendario giuliano, che conta gli anni a partire dalla nascita di Cristo, cioè il calendario ufficiale internazionale, e del calendario islamico che conta gli anni dalla nascita di Maometto, cioè il calendario che vale solo per quegli stati dove vige la Sharia, pur essendo rivolta a comunità islamiche presenti sul territorio italiano.
Piuttosto insolita questa formulazione in una lettera che nell’indirizzo è rivolta esclusivamente a parroci italiani. Rappresenta un pessimo segnale perché costituisce un’apertura anche al mondo islamico anche nel modo di conteggiare il tempo, fatta peraltro da un’istituzione che non he ha nemmeno l’autorità.
Noto nel testo una evidente falsificazione della realtà riguardo alla guerra in Ucraina ed a quella in Israele. Cito testualmente: «Ormai da tempo, il mondo che ci circonda sembra esser sempre più segnato da conflitti che hanno nella motivazione religiosa uno degli elementi forti: si pensi alla situazione in Ucraina, o piuttosto la situazione della Terra Santa».
La guerra in Ucraina non ha nulla di religioso. Essa è stata causata dalle continue provocazioni della Nato che ha apertamente violato gli accordi di Minsk. Questi accordi prevedevano che l’Ucraina sarebbe rimasta neutrale e che la Nato non avrebbe mai cercato di spostare la propria sfera di influenza troppo vicino alla Russia. Non solo la Nato non ha rispettato i patti ma, anzi, ha brigato per mettere al potere in Ucraina un fantoccio al suo comando. Curioso come la Chiesa abbia colpevolmente taciuto sulle torture che il presidente ucraino Zelensky ha inflitto fin dal 2014 alle popolazioni del Donbass, vietando loro di parlare russo, smettendo di pagare le pensioni e mettendo in atto tutte quelle forme di tortura e di persecuzione che, se fossero attuate dalla Russia, vedrebbero il levarsi di alte grida da parte dei pacifinti occidentali.
Forse l’unica guerra davvero religiosa è quella che si sta svolgendo nella Giudea, odierna Palestina, così denominata anche nel Mandato internazionale approvato dalla Società delle Nazioni subito dopo la fine del primo conflitto mondiale, che mirava a creare uno Stato proprio per il popolo ebraico, ma questo è un argomento che esula da questo contesto.
Tuttavia è una guerra che è stata scatenata da Hamas contro Israele e non viceversa. Ed anche questa comunque è una questione che esula da questo contesto se non per il fatto di sottolineare, ad opportuna memoria, che il giorno 7 ottobre 2023 I TERRORISTI DI HAMAS HANNO MASSACRATO 1200 ISRAELIANI EBREI E LANCIATO OLTRE 5000 MISSILI SU ISRAELE, e non viceversa.
Il direttore dell’Ufficio diocesano per il Dialogo interreligioso della Diocesi di Bergamo nella sua lettera più volte fa riferimento agli scritti di “Papa Francesco” relativamente al dialogo interreligioso.
Evidentemente Don Marco Rizzi non si è accora accorto che dall’altra parte non vi è alcuna intenzione di dialogare. La reciprocità è una pia illusione. Quello che vedo io è la pretesa da parte dei mussulmani di non essere offesi, mentre ci impediscono nei fatti di professare pubblicamente la nostra religione, berciando a gran voce per la presenza del Crocifisso nei luoghi pubblici e dei presepi e delle recite natalizie a Natale. Eppure la Chiesa non leva la sua voce per esigere il rispetto della religione cristiana. E’ un silenzio assordante.
Quello che vedo io è un continuo inchinarsi da parte dei cristiani ai desiderata dei mussulmani. Certamente a parole promettono qualunque cosa. Ma anch’io a parole posso sostenere di poterti vendere la Stazione centrale come in quel famoso film di Totò…
Vorrei che Don Marco Rizzi, ma l’invito vale per tutti quei sacerdoti di qualunque grado gerarchico che propugnano l’esistenza di un unico dio (a proposito come lo chiamiamo? Javhè, Padreterno? Allah? Vogliamo scommettere che per non offendere gli “amici” musulmani si opterà per il nome da loro preferito?), di elencare fatti concreti e reali che dimostrano la volontà degli islamici di convivere pacificamente e nel pieno rispetto reciproco con le altre due religioni cosiddette “abramitiche”?
Probabilmente è un mio limite ma io non ne vedo: per questo chiedo che vengano elencati.
A questo punto mi pare opportuno più che mai sottolineare alcuni punti riguardo all’Islam ed al suo rapporto con il cristianesimo e l’ebraismo, oltre che con lo Stato Italiano.
In primo luogo va sottolineato che l’Islam NON È una religione riconosciuta dallo Stato Italiano. Ci fu un periodo, intorno all’anno 2000, in cui il riconoscimento sembrava possibile. L’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi era favorevole a questo passo. Anche questa volta il mondo islamico non arrivò ad un accordo con lo Stato Italiano ma esclusivamente per colpa sua. Fu impossibile sia perché le varie fazioni islamiche non riuscirono a formare una delegazione unitaria, ma soprattutto la ragione fu che non volevano aderire ai requisiti minimi di uno stato civile quali la pari dignità ed il diritto all’esistenza di tutti gli esseri umani, la parità tra uomo e donna, il divieto di contrarre matrimonio con i minori.
È così ora e così sempre sarà, poiché per gli islamici non esiste la distinzione tra la legge di Dio e la legge dello Stato. Il Corano regola minuziosamente ogni aspetto della vita di un fedele musulmano. Per un fedele musulmano la volontà di Allah non può essere messa in discussione e deve essere eseguita.
Poiché l’ha detto Allah, un fedele islamico ad esempio:
- Ritiene che ebrei e cristiani siano miscredenti e per ben 17 volte al giorno chiede ad Allah di guidarlo «sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira, è di coloro che vagano nell’errore». Tutti i teologi islamici concordano sul fatto che gli ebrei sono coloro che sono incorsi nell’ira di Allah, mentre coloro che vagano nell’errore sono i cristiani.
- Tollera le altre religioni ma solo se riconoscono l’islam come la vera religione.
- Considera le donne inferiori agli uomini, addirittura valgono la metà, le considera esseri inferiori e schiave sessuali.
- Ammette il matrimonio con bambine, tanto è vero che Maometto prese in moglie una bimba di pochi anni.
- Persegue lo scopo di sottomettere il mondo intero alla religione islamica e questo da 1400 anni.
- Combatterà fino a quando tutto il mondo non sarà sottomesso all’islam, con qualsiasi mezzo, anche violento ed anche con la menzogna, autorizzata da Allah per difendere la religione.
Dimenticavo: se un mussulmano abbandona l’islam per convertirsi ad un’altra religione viene condannato a morte.
È quindi evidente che una convivenza con una religione come quella islamica è impossibile per un cristiano, ma anche per un laico occidentale.
L’atteggiamento della Chiesa si chiama sottomissione. Sta provocando danni gravissimi sia per la religione cattolica – visto che ormai molti cristiani stanno iniziando a pregare il “Dio di tutti” – ed anche per lo Stato, poiché l’atteggiamento della Chiesa avalla e legittima le pretese di una religione che contrasta con i principi cardine della nostra civiltà e che, si ribadisce, non ha alcuna intenzione di sottoscrivere un accordo con uno Stato del quale non riconosce né l’autorità né i valori.
Mi auguro che i cristiani preghino per gli islamici, ma affinché essi si convertano al cristianesimo!
A questo link sarà possibile scaricare la lettera della diocesi : https://diocesibg.it/inizio-del-mese-di-ramadan-lettera-ai-parroci-del-direttore-dellufficio-per-il-dialogo-interreligioso-2
Andreina Trapletti
25 marzo 2024
Brava Andreina per aver messo in luce un malinteso senso di dialogo e di apertura da parte di una certa Chiesa che di fatto aiuta chi vuole islamizzare la nostra società e la nostra civiltà ora decaduta ma dalle radici cristiane. Il dialogo deve avvenire in condizioni di reciprocità e condividendo valori basilari come la vita e la pari dignità tra uomo e donna.
Come hai scritto nel tuo intervento odierno, si sta cercando di introdurre surrettiziamente un riconoscimento che legalmente non esiste, né mai esisterà, giacché l’Islam non riconosce alcun valore ai principi cardine della nostra civiltà.
Andreina concordo totalmente e mi complimento.
Grazie Euro!