La resa all’islam dell’Europa scristianizzata

Di Magdi Cristiano Allam

Videoconferenza promossa da “Base popolare”

Mercoledì, 5 giugno 2024

Per sette secoli, e fino al Settimo secolo, tutto il Mediterraneo era cristiano. L’unità e l’identità cristiana del Mediterraneo cessò con le guerre di invasione e di conquista degli eserciti islamici. Nel giro di circa 200 anni dopo la morte di Maometto nel 632, le popolazioni cristiane sulla sponda orientale e meridionale del Mediterraneo furono in gran parte sottomesse all’islam. L’Europa fu parzialmente occupata nella Penisola Iberica per circa otto secoli e in Sicilia per circa tre secoli.

La descrizione della realtà delle radici cristiane dell’Europa sono ben sintetizzate nella Lectio magistralis, tenuta il 13 maggio 2004 dall’allora cardinale Joseph Ratzinger nella Biblioteca del Senato, dal titolo “Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani”.
All’inizio si chiarisce un concetto che oggi sfugge ai più, quello della realtà del Mediterraneo come «continente cristiano», che fino al Settimo secolo abbracciava l’insieme delle sponde del Mediterraneo, e che cessa di essere tale a causa dell’invasione arabo-islamica:
«Di fatto con la formazione degli stati ellenistici e dell’Impero Romano si era formato un continente che divenne la base della successiva Europa, ma che esibiva tutt’altri confini: erano le terre tutt’attorno al Mediterraneo, le quali in virtù dei loro legami culturali, in virtù dei traffici e dei commerci, in virtù del comune sistema politico formavano le une insieme alle altre un vero e proprio continente. Solo l’avanzata trionfale dell’islam nel VII e all’inizio dell’VIII secolo ha tracciato un confine attraverso il Mediterraneo, lo ha per così dire tagliato a metà, cosicché tutto ciò che fino ad allora era stato un continente si suddivideva adesso oramai in tre continenti: Asia, Africa, Europa».

Maometto, nato alla Mecca nel 570, era solito lanciare questo ultimatum ai suoi nemici: «Aslam taslam», che significa «diventate musulmani e vivrete in pace», con il sottinteso che solo convertendosi all’islam avrebbero potuto beneficiare della pace. Secondo questa logica, qualora i nemici di Maometto non si fossero convertiti all’islam e non si fossero sottomessi al suo potere, sarebbero stati sottomessi all’islam con la forza delle armi, diventando loro stessi responsabili del massacro dei loro uomini, della riduzione in stato schiavitù e della vendita come schiavi delle loro donne e dei loro bambini, della perdita dei loro beni.

L’islam da 1400 anni si espande non perché è una fede a cui si aderisce liberamente ma perché è un sistema di potere che si impone violentemente. Da 1400 anni Maometto e i musulmani combattono per sottomettere il mondo all’islam, creare la Umma, Nazione islamica, trasformare l’umanità in “ummanità”.
«Aslam taslam», significa che per Maometto non c’è alternativa alla sconfitta dei non musulmani e alla loro sottomissione all’islam.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente i barbari aderirono alla civiltà romana e cristiana. L’Impero Romano d’Oriente fu invece sottomesso all’islam in un bagno di sangue.

Poco prima della sua morte nel 632 Maometto disse ai suoi “sahaba”, i suoi più fidati compagni e collaboratori:
«Mi sono state date cinque cose che non sono state date a nessuno dei profeti che mi hanno preceduto: Allah mi ha accordato il diritto di diffondere il terrore fino alla distanza di un mese di viaggio; la terra intera è stata resa per me alla stregua di una moschea e di un luogo di purificazione, chiunque dei miei fedeli può pregare ovunque quando è il tempo della preghiera; mi è stato concesso di impossessarmi del bottino delle razzie; mentre ciascun profeta è stato inviato per convertire solo la sua nazione, io sono stato inviato per convertire l’intera umanità; ho ottenuto il diritto di intercedere per gli uomini al cospetto di Allah».

Maometto specificò che bisogna dare tre opzioni ai nemici dell’islam: invitarli a convertirsi all’islam; sottomettersi ai musulmani come «dhimmi» o «protetti» pagando la «Jizya», una tassa più onerosa imposta agli ebrei e ai cristiani; subire la guerra finendo per essere comunque sottomessi con la violenza all’islam.
Il messaggio è chiaro: o si accetta volontariamente l’islam; o ci si sottomette come esseri inferiori all’islam; o si subisce la guerra e i sopravvissuti saranno costretti a sottomettersi all’islam.

«Aslam, Taslam» è un ultimatum che Maometto lanciò ai potenti della Terra a lui conosciuti nella sua epoca. L’esempio di Maometto, che per i musulmani è il “modello di comportamento”, fu fatto proprio dai Califfi che gli succedettero e dai capi militari che rapidamente dilagarono sulla sponda orientale e meridionale del Mediterraneo.
Ad oggi, senza far riferimento all’uso della violenza, le autorità religiose islamiche concepiscono il principio «Aslam, Taslam» come il fondamento del rapporto tra i musulmani e i non musulmani.
In modo più veritiero, evidenziando la minaccia di ricorrere al Jihad, alla guerra santa, i terroristi islamici trattano i non musulmani esattamente come fece Maometto nel Settimo secolo.

Fu Maometto a dare l’esempio e a porre le basi della successiva espansione militare dei suoi eserciti sulla sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, le cui popolazioni fino al Settimo secolo erano cristiane al 98 per cento.
Nel 628 scrisse una lettera all’Imperatore bizantino Flavio Eraclio (575 – 641), in cui gli ingiunse di convertirsi lui e tutti i cristiani all’islam:
«Nel nome di Allah, il Misericordioso. Da parte di Maometto, Schiavo e Messaggero di Allah, a Eraclio, Imperatore dei Romani. Pace a coloro che accettano di lasciarsi guidare divinamente. Ti invito secondo l’appello dell’islam: “Aslam, Taslam”, “Convertiti all’islam, avrai la pace”. Convertiti all’islam e Allah ti concederà una duplice ricompensa. Ma se tu rifiuterai, sarai responsabile della sconfitta della tua gente.»
«Di’: ‘O gente della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi: e cioè che non adoreremo altri che Allah, senza nulla associargli, e che non prenderemo alcuni di noi come Signori all’infuori di Allah. Se poi volgono le spalle allora dite: “Testimoniate che noi siamo musulmani”».

Questo versetto del Corano, numero 64 della Sura 3 del Corano, è quello che conclude tutte le lettere inviate da Maometto ai potenti della Terra. Dovendo emulare il comportamento di Maometto, a tutt’oggi le autorità religiose islamiche quando s’interfacciano con gli ebrei e i cristiani, ripropongono questo versetto del Corano. Ma per risultare credibili come interlocutori nel contesto del dialogo interreligioso, legittimati dalla facoltà concessa loro da Allah di praticare la «taqiyya», la dissimulazione, si limitano a recitare solo la prima parte del versetto:
«O gente della Scrittura, addivenite a una dichiarazione comune tra noi e voi»; tralasciando la seconda parte che evidenzierebbe che l’unica opzione concessa all’interlocutore ebreo o cristiano è la sottomissione all’islam: «e cioè che non adoreremo altri che Allah, senza nulla associargli, e che non prenderemo alcuni di noi come Signori all’infuori di Allah. Se poi volgono le spalle allora dite: “Testimoniate che noi siamo musulmani”».

La profezia di Maometto: Roma sarà sottomessa all’islam
Tutti i musulmani sono assolutamente convinti che Roma sarà sottomessa all’islam, perché l’ha profetizzato Maometto. Roma è concepita come la capitale del cristianesimo in Occidente, così come Costantinopoli era la capitale del cristianesimo in Oriente. La conquista di Roma significherà la capitolazione definitiva del cristianesimo e l’imposizione dell’islam nel mondo intero. La profezia di Maometto è contenuta nella Sira, la raccolta dei detti e dei fatti a lui attribuiti.

«Mentre eravamo da Abdullah Ibn As qualcuno chiese quale delle due città sarebbe stata aperta per prima, Costantinopoli o Roma. Abdullah si fece portare un baule, ne trasse un libro e lesse: «Stavamo scrivendo vicino all’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) quando uno chiese quale delle due città sarebbe stata aperta per prima, Costantinopoli o Roma. L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) rispose: la città di Eraclio [imperatore di Bisanzio, 610-641] sarà aperta per prima, cioè Costantinopoli».

Questo hadis, un detto attribuito a Maometto, è giudicato “sahih”, autentico, dalla tradizione islamica, noto e tramandato dagli ulema, i giureconsulti islamici, come “Hadis Fath Ruma”, il “Detto della conquista di Roma”. Questo hadis viene puntualmente ricordato dagli ulema per sostenere la tesi che anche Roma diventerà musulmana.

Nei hadis si fa inoltre riferimento a un testo dell’Apocalisse islamica in cui si parla di un Mahdi (nella tradizione escatologica è il «ben diretto» da Allah, un discendente del profeta Maometto che il giorno del Giudizio universale purificherà l’islam e lo imporrà a tutto il mondo), che conquisterà la città di Roma «il cui re si chiama Papa» e solo dopo partirà all’assalto di Costantinopoli, della Cina e del resto del mondo non islamizzato.

Roma è già stata occupata dagli islamici nell’830 e nell’846
A conferma che la conquista di Roma è pari ad un atto di fede, gli islamici hanno di fatto già ben due volte, nell’830 e nell’846, saccheggiato la Basilica di San Pietro e la Basilica di San Paolo. Gli islamici depredarono tutto l’oro e l’argento, le suppellettili liturgiche e i paramenti, profanarono gli altari ed i tabernacoli, compresa la tomba di San Pietro, trasformarono la Basilica in una stalla per i loro cavalli, perpetrarono stragi e efferatezze tra la popolazione romana.
Le Mura del Vaticano, denominate «Mura Leonine», furono edificate nell’848 dall’allora Papa Leone IV, per contrastare nuove invasioni islamiche, difendere la Chiesa e salvaguardare la cristianità.

Il Gran Visir Kara Mustafa Pascià, a capo di un poderoso esercito di circa 150 mila uomini dell’Impero islamico turco-ottomano, che strinse d’assedio Vienna nel 1683, difesa da circa 75 mila uomini, comandati dal re polacco Jan III Sobieski, intendeva proseguire per Roma con l’obiettivo esplicito di occupare la Basilica di San Pietro e sottomettere Roma e l’Europa all’islam.
Se l’11 e il 12 settembre 1683 la “Lega Santa” delle nazioni cristiane promossa dal Papa Innocenzo XI, grazie al frate cappuccino Marco d’Aviano, non avesse sconfitto gli islamici turco-ottomani, oggi – come ha scritto lo storico Arrigo Petacco in “L’ultima crociata” – «le nostre donne porterebbero il velo».

La storia dell’Europa coincide con la guerra di resistenza e di liberazione dei cristiani sulla sponda settentrionale del Mediterraneo che hanno rifiutato di essere assoggettati all’islam.
Ad iniziare dalla battaglia di Poitiers del 10 (o 17) ottobre 732, in cui Carlo Martello sconfisse l’esercito di al-Andalus condotto dall’emiro Abd-al Rahman ibn Abdallah al Ghafiqi, wali andaluso. Fu allora che nel Chronicon il monaco lusitano Isidoro Pacensis parlò per la prima volta di «europei»:
«prospiciunt Europenses Arabum tentoria, nescientes cuncta esse pervacua, «Europenses vero … spoliis tantum et manubiis decenter divisis, in suas se laeti recipiunt patrias»
(gli europei osservano le tende degli arabi, non sapendo che tutte erano vuote, ma gli Europei … dopo essersi divisi equamente spoglie e bottino, ritornano lieti in patria).

La Reconquista, quando il 2 gennaio 1492 i re cattolici Ferdinando e Isabella espulsero dalla Penisola Iberica l’ultimo dei governanti moreschi, Boabdil Granada,
ponendo fine a 750 anni in cui avvenne la conquista dei Regni moreschi musulmani di al-Andalus, iniziata da parte degli Omayyadi nel 711.

La battaglia di Lepanto nella domenica 7 ottobre 1571, tra le flotte dell’Impero ottomano e della cristiana Lega Santa, che riuniva forze navali di Venezia, Spagna, Roma, Genova, Cavalieri di Malta e Ducato di Savoia, organizzata dal papa Pio V e conclusasi con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d’Austria, su quelle ottomane di Mehmet Alì Pascià, che perse la vita nello scontro.
La coalizione cristiana era stata voluta da Papa Pio V formalmente per soccorrere i veneziani nella città di Famagosta a Cipro, ma di fatto per porre un argine allo strapotere delle forze islamiche turche nel Mediterraneo. La Lega Santa aveva un unico stendardo raffigurante su fondo rosso il Crocifisso tra gli apostoli Pietro e Paolo, sormontato dal motto costantiniano «In hoc signo vinces», mentre sulla nave ammiraglia Real del Principe Don Giovanni d’Austria, sventolava l’immagine della Madonna e la scritta «S. Maria succurre miseris».
A mezzogiorno della domenica 7 ottobre 1571 Papa Pio V ebbe in visione l’annuncio della vittoria ed esclamò: «Sono le 12, suonate le campane, abbiamo vinto a Lepanto per intercessione della Vergine Santissima». Per questa ragione da allora a mezzogiorno suonano le campane di tutte le chiese. Pio V decise di dedicare il giorno 7 ottobre a «Nostra Signora della Vittoria», aggiungendo il titolo «Auxilium Christianorum», Aiuto dei cristiani, alle Litanie Lauretane.

La Chiesa cattolica, dopo aver legittimato l’islam come religione nel Concilio Vaticano II con il documento “Nostra Aetate”, firmato da Paolo VI nel 1965, nostante che Allah non è il Dio Uno e Trino e che l’Abramo coranico non è l’Abramo biblico; ha condannato e si è scusata per le Crociate, iniziando da Giovanni Paolo II fino a Francesco, nonostante che dalla morte di Maometto nel 632 fino a quando i cristiani organizzarono le Crociate a partire dal 1.095, ovvero 463 anni dopo, gli islamici avevano già occupato con le guerre e sottomesso con la violenza i cristiani sulla sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, in Spagna e in Sicilia, a Bari dove fondarono un Emirato islamico durato 25 anni a partire dall’847, a Roma invasa due volte saccheggiando le Basiliche di San Pietro e di San Paolo nell’830 e nell’846.
La Storia ci insegna che l’unico appunto che casomai potremmo muovere alle Crociate è che furono fatte troppo tardi, che bisognava intervenire prima per salvare i cristiani nel Mediterraneo e in Europa, e non soltanto per riscattare il Santo Sepolcro.

Ma soprattutto la Storia attesta che se non ci fossero stati Poitiers, le Crociate, La Reconquista, Lepanto e Vienna, tutti noi in Europa non beneficeremmo dell’unica civiltà al mondo che si fonda ed esalta la sacralità della vita, la dignità della persona e la libertà di scelta, all’opposto saremmo costretti a prostrarci con il sedere all’insù al loro dio Allah che è violento e vendicativo con i non musulmani e a emulare Maometto che, per aver personalmente sgozzato e decapitato centinaia di “miscredenti”, oggi verrebbe arrestato e condannato per crimini contro l’umanità.

Johann Wolfgang Goethe (1749 – 1832) definì il cristianesimo come «la lingua comune dell’Europa». Perché effettivamente i 27 Stati membri dell’Unione Europea hanno lingue, culture, storie e tradizioni distinte. Il cristianesimo è l’unico collante che tiene unita l’Europa.
Ebbene, la civiltà europea è decaduta proprio perché l’Europa ha perso la certezza delle proprie radici, fede, identità e valori cristiani, al punto che ci si vergogna di chi siamo, che ci presentiamo come se fossimo una terra di nessuno e finiamo per essere percepiti come una terra di conquista.

Quest’Europa che rifiutò nel 2005 di includere nel preambolo della bozza della Costituzione il riferimento alle radici giudaico-cristiane, ha di fatto azzerato la propria civiltà e ha aderito a un’ideologia globalista in cui, giorno dopo giorno, si sommano le istanze di tutti coloro che si stabiliscono sul territorio europeo, concependole come la nuova civiltà a cui fare riferimento.

La decadenza europea, che ha il suo fulcro nella crisi valoriale, è particolarmente accentuata dal tracollo demografico che affligge l’insieme dell’Unione Europea, che è in assoluto l’area del mondo che ha il più basso tasso di natalità.
È un fatto che l’Unione Europea è l’area del mondo che ha il più basso tasso di fecondità al mondo, che è dell’1.3 rispetto al 2.1 necessario ad assicurare l’equilibrio della bilancia demografica. Secondo i demografi quando il tasso di fecondità cala al di sotto dell’1.9 non è più possibile garantire il perpetuamento della società autoctona e salvaguardare la propria civiltà.

In parallelo è un fatto che stiamo subendo l’ideologia dell’immigrazionismo che ci obbliga a concepire gli immigrati buoni a prescindere, a subire l’invasione di clandestini a dispetto delle disastrose conseguenze sociali, economiche e valoriali. L’immigrazionismo si sposa con una visione globalista che abbatte le frontiere nazionali e legittima la libera migrazione delle masse umane in tutto il mondo, considerato una terra di tutti, dove pertanto chiunque può entrare, scorrazzare ed uscire dall’Italia a proprio piacimento. Dopo aver vietato il termine «clandestino», che implica la consumazione di un reato, sostituendolo con il termine neutro di «migrante», l’Italia prima ha abolito il reato penale di clandestinità, poi è diventata l’unico Stato al mondo che legittima la clandestinità. La prospettiva sarà la sostituzione etnica della nostra popolazione.
Papa Francesco si contraddistingue per aver elevato l’accoglienza a dogma di fede, per aver santificato gli immigrati paragonandoli a Gesù, per aver scomunicato i cristiani contrari all’accoglienza illimitata e incondizionata.

Le popolazioni europee sono a rischio di estinzione perché hanno cessato di fare figli. Su circa 450 milioni di abitanti dei 27 Stati membri dell’Unione Europea, solo il 16%, pari a 80 milioni, hanno meno di 30 anni. Per comprendere la gravità di questo dato, quando lo confrontiamo con la realtà dei circa 500 milioni di abitanti che popolano la sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, verifichiamo che il 70%, pari a 350 milioni, hanno meno di 30 anni. Ed è quando mettiamo sui due piatti della bilancia, da un lato 80 milioni di giovani europei, dall’altro 350 milioni di giovani mediorientali musulmani, che tocchiamo con mano che siamo destinati ad essere colonizzati e islamizzati demograficamente.

L’arma demografica islamica per conquistare l’Europa era stata profetizzata dal Presidente algerino Houari Boumedienne in un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1974: «È il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria».
Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in un comizio del 17 marzo 2017 a favore del Referendum che l’ha incoronato a presidente a vita, reagendo aggressivamente al divieto posto dalla Germania e dall’Olanda alla presenza sul proprio territorio di ministri turchi per fare propaganda elettorale in seno alla cospicua comunità turca residente, sollecitò i turchi in Europa a fare cinque figli a testa, precisando che i musulmani saranno il futuro dell’Europa: «Faccio un appello ai miei fratelli in Europa. Vivete in quartieri migliori. Comprate le auto migliori. Vivete nelle case migliori. Non fate tre figli, ma cinque. Perché voi siete il futuro dell’Europa. Questa sarà la migliore risposta all’ingiustizia che vi è stata fatta».

Voglio precisare che il problema non sono i musulmani come persone ma l’islam come religione. Sono stato musulmano per 56 anni e so bene che ci sono tanti musulmani perbene, che vivono nel rispetto delle nostre leggi e nell’ottemperanza delle regole della civile convivenza.
L’incompatibilità e il contrasto sussistono in ciò che Allah prescrive nel Corano e soprattutto in ciò che ha detto e ha fatto Maometto, quindi con quei musulmani che credono, affermano e praticano letteralmente e integralmente i pilastri fondamentali dell’islam. Ed è nel momento in cui questi islamici di professione prendono il sopravvento, brandendo con una mano il Corano che attesta la sottomissione al primato assoluto di Allah e con l’altra un’arma che evoca la realtà di Maometto predone del deserto e conquistatore violento, che anche i musulmani moderati finiscono per aderire all’unico vero islam e noi tutti finiamo per essere sottomessi all’islam.

Già oggi ci sono cinque capitali europee, Londra, Berlino, Bruxelles, Amsterdam e Oslo, in cui tra i nuovi nati il primo nome è Maometto. Bruxelles, la capitale dell’Unione Europea, è di fatto la capitale islamica dell’Unione Europea scristianizzata e globalista. A Bruxelles i musulmani sono il 24% della popolazione e ben il 40% della popolazione al di sotto dei 30 anni.

È un fatto che stiamo ripetendo ciò che accadde all’Impero Romano d’Occidente, la cui caduta viene fissata formalmente dagli storici nel 476, anno in cui il generale barbaro Odoacre depose l’ultimo imperatore romano d’Occidente Romolo Augusto. All’epoca si registrò quanto segue:
Il calo demografico dovuto non solo alle guerre, alle carestie e alle epidemie, ma anche al calo della natalità per il venir meno della certezza dei valori, delle regole e la diffusione della dissolutezza sul piano morale, oltreché della corruzione sul piano della pubblica amministrazione.
La scelta di riequilibrare la bilancia demografica spalancando le porte allo straniero, favorendo le invasioni germaniche e accrescendo la presenza dei barbari in seno all’esercito romano.
Una crisi strutturale dell’economia dovuta alle tasse sempre più cospicue che gravavano sui ceti produttivi, in particolare sui contadini, che si tradussero nell’esodo dalle campagne, il crollo dei traffici commerciali, l’inflazione galoppante, il ritorno ai pagamenti in natura.
Fu così che l’Impero Romano d’Occidente, che era il mondo globalizzato dell’epoca, si estinse non per la forza dei nemici ma per la sua intrinseca debolezza, non fu un omicidio ma un suicidio.

Noi oggi, guardando a ritroso nella Storia e con il senno del poi, possiamo ritenerci fortunati perché all’Impero romano è seguito il cristianesimo che è stato il portato di civiltà che ha saputo recepire e assimilare l’eredità della filosofia greca e del diritto romano, ha promosso la cultura dell’umanesimo e del rinascimento, ha stimolato la razionalità dell’illuminismo. Il risultato è che noi oggi beneficiamo di una civiltà laica e liberale, dalle radici giudaico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe, ed è l’unica civiltà al mondo che si fonda e che legittima la sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà di scelta individuale compresa la libertà religiosa e la libertà di non credere ad alcun dio.

Il problema si pone per i nostri figli e per i nostri nipoti perché il dato demografico, nel contesto della realtà della crisi valoriale e della decadenza della nostra civiltà, ci dicono che a questa Unione Europea seguirà l’islam.

Nella sede principale del Parlamento Europeo a Bruxelles non esiste una cappella cristiana, né cattolica né evangelica né di qualsiasi altra chiesa. C’è solo una “Stanza per la meditazione” che viene messa a disposizione a tutti coloro che ne fanno richiesta, che possono essere cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, induisti o anche atei e persino satanisti.

La sede ufficiale del Parlamento Europeo a Strasburgo ha una forma circolare con in alto uno spazio che si interrompe ribattezzato la “Torre incompiuta”. Secondo l’architetto che l’ha disegnata, la “Torre incompiuta” vuole significare che l’Unione Europea sa da dove inizia ma non sa dove prosegue, perché più che una costruzione che ha la certezza della propria identità, è un processo aperto alle innovazioni, disponibile ad accogliere nuovi stati e nuove istanze, dove gradualmente cambiano le identità e le civiltà.

L’Unione Europea ha messo al centro del proprio interesse la moneta anziché la persona. L’Unione Europea è ben simboleggiata dalla “Statua dell’Europa”, posta poco prima della sede principale del Parlamento Europeo a Bruxelles, raffigurante una donna magra, quasi anoressica che ispira il concetto della morte, che con il braccio teso verso l’alto esibisce il simbolo dell’euro. Non la fiaccola della libertà della “Statua della Libertà” a New York, raffigurata da una donna in carne concepita come la “dea Ragione”, che ispira la vita, ma l’euro. La quintessenza della realtà dell’Unione Europea e l’apice del «sogno europeo» è l’euro, ovvero lo strumento principale della sottomissione dei popoli europei e della perdita dell’indipendenza e della sovranità degli Stati nazionali europei.

Il 27 giugno 2023 a Nanterre, Comune nella periferia di Parigi, di 94 mila abitanti, un poliziotto ha sparato e ucciso un giovane diciassettenne durante un controllo stradale. Il fatto è stato subito condannato dal Governo e dalle autorità di Sicurezza, sostenendo che si era trattato di una reazione ingiustificata.
La polizia ha fornito solo il nome del giovane: Nahel. L’unica certezza è che era musulmano. Sabato 1 luglio la cerimonia funebre si è svolta nella moschea Ibn Badis di Nanterre. Poi la bara bianca è stata trasferita nel cimitero del Mont-Valérien, fra grida di “Allah Akbar”.
In tutta la Francia è subito esplosa una insurrezione di estrema violenza. Bande di giovani armati hanno preso d’assalto, saccheggiato, devastato e dato alle fiamme stazioni della Polizia, Municipi, prigioni, edifici, negozi, scuole, auto, lasciando dietro un cumulo di macerie. Le stazioni di polizia di Roubaix, Montreuil, Gennevilliers, Meudon e Dammarie-les-Lys sono state prese d’assalto. Finestre distrutte, auto bruciate, centinaia di poliziotti sono stati assediati e feriti.
Il Governo ha invitato le famiglie a trattenere a casa i figli, specificando che «un terzo dei fermati sono giovani e giovanissimi», che vengono indottrinati alla violenza sui social TikTok e Snapchat.
Eric Zemmour, giornalista, scrittore, politico, ha fondato il partito “Reconquête”, la Riconquista, ha detto: «Siamo ai prodromi di una guerra civile. Nel 2005 sono state colpite solo le periferie. Ora, tutta la Francia è colpita, da Parigi alle città di medie dimensioni».
Michel Onfray, filosofo e saggista, ha detto: «In Francia c’è già una guerra civile a bassa intensità».
Ivan Rioufol, giornalista e scrittore, ha detto: «I fermenti della guerra civile aspettano solo di esplodere. I leader (destra e sinistra) si sono applicati a sopravvalutare la società aperta, senza pensare all’emergere di una nuova civiltà islamica con pretese egemoniche. Questa scelta di cancellare l’identità è una manna per l’islam politico, pronto a colmare i vuoti di una nazione conquistata dall’abbandono».
Alain Chouet, ex numero due del Dgse (Servizi segreti francesi), nel suo libro “Sept pas vers l’enfer”, scrive: «Ci sono 1.514 quartieri dove è vietato l’accesso alle forze di sicurezza, ai servizi di emergenza, ai servizi medici e sociali. Questi distretti sono in 859 città e ci vivono 4 milioni di persone, ovvero il 6 per cento della popolazione totale della Francia».
Il Migration Research Institute di Budapest, legato al prestigioso Collegio Mattia Corvino, stima 900 aree fuori controllo in tutta Europa.
Lo storico belga David Engels dice che nei prossimi 30 anni scoppierà una guerra civile in Europa: «Tra 20 o 30 anni, dopo una fase simile alla guerra civile e al decadimento, mi aspetto una guerra civile, che imporrà una riforma sociale e politica fondamentale in Europa, che ci piaccia o no, seguendo l’esempio della decadente Repubblica Romana nel I secolo a.C.».
Gunnar Heinshon, professore all’Università di Brema, ha scritto sul Wall Street Journal: «Le nazioni morenti sono definite da un tasso di fertilità di 1,5 o inferiore (l’Italia è a 1,2). Con questa misura, 30 paesi europei muoiono o, come la Francia, vedono la loro cultura e popolazione trasformate da minoranze etniche e religiose in crescita».
Gunnar Heinsohn, sociologo, economista, Professore emerito all’Università di Brema, nel suo libro “Söhne und Weltmacht” (I figli e il dominio del mondo), scrive: «In soli 100 anni, i paesi musulmani hanno duplicato la crescita che l’Europa ha sperimentato tra il 1500 e il 1900. La percentuale di giovani europei nel mondo, pari al 27 per cento nel 1914, è oggi inferiore (9 per cento) a quella del 1500 (11 per cento). Gli abiti del “pacifismo” europeo e del suo “soft power” nascondono nuda debolezza. Nel XVI secolo, la Spagna chiamò i conquistadores Segundones, secondogeniti, partivano coloro che non ereditavano. Oggi ci sono i Segundones islamici».

Se nel 2001 l’Occidente, nel bene e nel male, sosteneva sulla sponda meridionale e orientale del Mediterraneo dei regimi autocratici sostanzialmente laici, Saddam Hussein in Iraq e Gheddafi in Libia, oggi l’Occidente è ovunque schierato al fianco dei Fratelli Musulmani, nemici giurati della laicità e della democrazia sostanziale.
L’Occidente è caduto nella trappola micidiale dell’illusione che per affrancarsi dal terrorismo islamico dei “tagliagole”, coloro che disprezzano la sacralità della vita propria ed altrui, si possa o addirittura si debba allearsi con i terroristi islamici dei “taglialingue”, coloro che, bontà loro, ci risparmiano la vita, promettono che non metteranno le bombe e non si faranno esplodere dentro casa nostra, ma in cambio chiedono ed ottengono la loro piena legittimazione politica come potere egemone nei Paesi a maggioranza islamica e della concessione di “roccaforti islamiche” all’interno stesso dell’Occidente.

L’Occidente non ha compreso che la dittatura islamica si afferma sia con il terrorismo dei tagliagole, coloro che sgozzano, decapitano e massacrano uccidendoci fisicamente, sia con il terrorismo dei taglialingue, coloro che ci impongono di non dire e di non fare nulla che sia in contraddizione con l’islam, reprimendoci interiormente. Entrambi convergono nell’obiettivo di sottometterci all’islam, ma divergono e confliggono perché si contendono il potere, perseguendo lo stesso obiettivo con modalità diverse.
I primi pensano di accedere al potere tagliando la testa di chi lo occupa. I secondi più astutamente ritengono che per accedere al potere in modo definitivo e irreversibile sia necessario mettere solide radici, che constano di una fitta rete di moschee, scuole coraniche, ambulatori e centri ricreativi, macellerie e alimentari halal, enti assistenziali e finanziari islamici, tribunali sharaitici, centri studi sull’islamofobia e centri di formazione per imam, siti religiosi e di proselitismo.
L’Occidente ingenuamente teme i primi e asseconda i secondi, per quanto il nemico più insidioso siano proprio i terroristi taglialingue, coloro che dall’interno di casa nostra camuffandosi all’occorrenza all’insegna del precetto della dissimulazione sancito dal Corano, sono convinti di poterci sottomettere strumentalizzando le nostre stesse leggi democratiche.

C’è una comune strategia di conquista islamica che unisce il successo degli estremisti islamici dei Taliban contro gli Stati Uniti in Afghanistan nel 2021; l’attacco terroristico di Hamas contro Israele dello scorso 7 ottobre; e una possibile insurrezione armata degli islamici per conquistare e sottomettere l’Europa.
Ormai i terroristi “tagliagole” e gli estremisti “taglialingue” islamici sono radicati all’interno dell’Europa, sono cittadini europei o residenti fissi, hanno già dimostrato di coltivare il sogno di sottomettere l’Europa all’islam.

Ecco perché noi europei, amanti della nostra civiltà dalle radici giudaico-cristiane, fondata sui valori della vita, dignità e libertà, non abbiamo alternativa che schierarci e combattere al fianco di Israele. L’Occidente, l’Europa e Israele stanno sullo stesso fronte, difendono la stessa civiltà e combattono lo stesso nemico che da 1400 anni è convinto che l’islam sia l’unica vera religione e che l’intera umanità debba essere sottomessa all’islam. «Aslam taslam», «se ti sottometti all’islam avrai la pace», è il messaggio che prima Maometto, e poi i suoi seguaci, diffondono con la violenza da 1400 anni. Noi abbiamo il diritto e il dovere di liberarci dall’islam e di salvaguardare la nostra civiltà dentro casa nostra.

Magdi Cristiano Allam

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