Commissione 12 – L’Italia e il Mondo: rapporto di cooperazione salvaguardando l’indipendenza e la sovranità nel reciproco interesse a cominciare dall’Europa dall’Atlantico agli Urali

Commissione 12 – L’Italia e il Mondo: rapporto di cooperazione salvaguardando l’indipendenza e la sovranità nel reciproco interesse a cominciare dall’Europa dall’Atlantico agli Urali

Un rapporto di cooperazione salvaguardando l’indipendenza e la sovranità nel reciproco interesse a cominciare dall’Europa dall’Atlantico agli Urali
 
CoordinatoreFabio Marco Fabbri
 
Membri titolariLeonardo Guerra, Edda Fogarollo, Paola Zaccone, Giacomo Germinario.
 
Membri supplentiElio Cabib, Stefano Di Francesco, Alessandro Di Gregorio, Simonetta Dupuis, Laura Neri, MariaRosa Pellizzari, Euro Rossi.
 
Membri visitatoriTiziana Minezzi, Gianni Zecchel, Susanna Romani, Paolo Cracco

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Testo di riferimento per la Commissione 12

 

Dalla fine della Seconda Guerra mondiale la politica estera dell’Italia è stata dettata dalla necessità di approvvigionarsi di petrolio e gas dagli Stati arabi ed islamici della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. Questa politica ha avuto come retroterra l’idillio tra Mussolini e l’islam ed è stata pilotata dall’Eni, l’Ente Nazionale Idrocarburi. Il suo primo Presidente, Enrico Mattei, andò ben oltre gli accordi petroliferi, operò da politico, vincolò l’Italia ad una strategia di sostegno a neonati regimi nazionalisti arabi, frutto della decolonizzazione europea, in particolare delle potenze rivali della Francia e della Gran Bretagna, ed ancor prima espressione della decomposizione dell’ultimo califfato islamico turco-ottomano.
L’Italia del dopoguerra è stata di fatto più una potenza mediterranea che non europea, nel senso che la direttrice non solo del suo interesse energetico ed economico, ma anche del suo impegno e dei suoi vincoli politici e nell’ambito della sicurezza, erano rivolti più a Sud che a Nord. È come se l’Italia rivolgesse lo sguardo alle altre due sponde del Mediterraneo e desse le spalle alla nostra sponda settentrionale. Una scelta che potrebbe essere giustificata con la proiezione in verticale della nostra Penisola, quasi a fungere da ponte tra le sponde del Mediterraneo, addirittura con una presenza territoriale in Africa, considerando che la punta meridionale più estrema, l’isola di Lampedusa, sta più a sud della punta più settentrionale della Tunisia.
D’altro canto il Mediterraneo, che significa “in mezzo alle terre”, culla delle grandi civiltà dell’uomo, è un piccolo mare, la sua superficie è poco più grande dell’Algeria. La distanza che separa l’Africa dall’Europa è di appena 22 chilometri dello Stretto di Gibilterra, traslitterazione dall’arabo Gebel el Tarik, che significativamente prende nome dal capo berbero Tarik ibn Zeyad che nel 711 lo varcò iniziando la conquista musulmana della Spagna destinata a protrarsi per quasi otto secoli. Il Mediterraneo è stato per millenni il punto di incontro di tre continenti. Soltanto nel 1869 si è avuta la separazione dell’Africa dall’Asia dopo che il sovrano d’Egitto Said, figlio dell’ufficiale albanese Mehmet Ali che si ribellò all’ultimo Impero islamico turco-ottomano e fondò nella terra dei faraoni una monarchia moderna e illuminata di stampo europea, prese la decisione di scavare il Canale di Suez per collegare il Mediterraneo al Mar Rosso.
Nella sua millenaria storia le civiltà delle sponde del Mediterraneo si sono incontrate, scontrate e integrate, tramite le reciproche aggressioni e occupazioni militari, il commercio di beni e l’emigrazione delle genti, la diffusione delle religioni e il confronto tra le culture. I romani con quasi sei secoli di permanenza nella Numidia o Africa Nova annessa all’impero da Giulio Cesare nel 46 a.C. hanno occupato la sponda meridionale e orientale del Mediterraneo più a lungo di tutti gli altri popoli e innumerevoli sono le testimonianze della loro civiltà che ancora oggi possiamo ammirare a Tebessa, l’antica Theveste, Timgad, l’antica Thamugadi, Tipaza, l’antica Cuicul, Cartagine in Tunisia, Palmira in Siria. Leptis Magna, sulla costa occidentale libica, era considerata la seconda Roma del Mediterraneo. Berbero libico di Leptis Magna era l’imperatore Lucio Settimio Severo (146-211), sposato con una siriana, che diede inizio alla dinastia dei Severi. Suo contemporaneo era il Papa San Vittore I (189-199) anch’egli berbero. Santo è diventato pure il vescovo di Cartagine, il berbero San Cipriano (205-258). E uno dei più insigni padri della Chiesa, Sant’Agostino (354-430) era un berbero nato a Tagaste, oggi Souk Ahras, e morto a Ippona, oggi Bona in Algeria. Autori cristiani erano ugualmente i berberi Tertulliano Quinto Settimio Florente (morto nel 327) e Arnobio (Cartagine, 160-220). A Lucio Settimio Severo succedette il figlio Caracalla che nel 212 pubblicò la Constitutio Antoniana con cui concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero, mentre a Roma nel terzo secolo la maggioranza dei senatori era di origine africana. Berberi erano anche gli scrittori di lingua latina Lucio Apuleio (Madaura, 125- Cartagine, 170) e Marco Cornelio Frontone (Cirta, 110 – Roma, 170).
Così come il Mediterraneo è stato per sette secoli un bacino cristiano, considerando che su tutte le sue sponde le popolazioni erano quasi tutte cristiane. È stato l’islam a infrangere l’unità cristiana del Mediterraneo. In una Lectio Magistralis pronunciata il 13 maggio 2004 nella Biblioteca del Senato, dal titolo “Europa – I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani”, l’allora cardinale Joseph Ratzinger descrisse così il mutamento epocale avvenuto nel Mediterraneo:
“Di fatto con la formazione degli stati ellenistici e dell’Impero Romano si era formato un continente che divenne la base della successiva Europa, ma che esibiva tutt’altri confini: erano le terre tutt’attorno al Mediterraneo, le quali in virtù dei loro legami culturali, in virtù dei traffici e dei commerci, in virtù del comune sistema politico formavano le une insieme alle altre un vero e proprio continente. Solo l’avanzata trionfale dell’Islam nel VII e all’inizio dell’VIII secolo ha tracciato un confine attraverso il Mediterraneo, lo ha per così dire tagliato a metà, cosicché tutto ciò che fino ad allora era stato un continente si suddivideva adesso oramai in tre continenti: Asia, Africa, Europa”.
Dopo la morte di Maometto nel 632, gli eserciti islamici sbaragliarono rapidamente prima l’impero persiano nel 637, poi logorano l’impero bizantino con la conquista di Siria e Palestina (633-640), quindi l’Egitto (639-646) e Gerusalemme (638). La conquista dell’Africa del Nord avvenne dal 647 al 763. Nel 711 iniziò l’occupazione della Spagna protrattasi per ben otto secoli fino al 1492. Nel 718 gli islamici si spinsero in Francia occupando Narbona, Tolosa (721), Nimes e Carcassone (725), prima di essere fermati a Poitiers (732).
In Italia i primi attacchi islamici alla Sicilia iniziarono nel 652 e il controllo stabile sulla Sicilia è durato fino al 1061, mentre solo nel 1190 finì la presenza islamica nell’isola. Le incursioni islamiche raggiunsero la Sardegna, Amalfi, Gaeta, Napoli e Salerno, il Monferrato, la Riviera Ligure. Nell’830 gli islamici distrussero l’odierna Civitavecchia, avanzarono verso Roma e saccheggiarono la Basilica di San Pietro e la Basilica di San Paolo per due volte (la seconda avvenne nell’846). A Bari fondarono un Emirato islamico durato 25 anni a partire dall’847.
Non sorprende pertanto che Mussolini scelse proprio Bari per trasmettere, a partire dal maggio del 1934, una radio in lingua araba diretta a influenzare le popolazioni arabofone principalmente in Libia, Egitto, Palestina, Siria, per accattivarsi le loro simpatie e contrastare la presenza e l’influenza coloniale della Francia e della Gran Bretagna. Da Radio Bari il 18 marzo del 1934 Mussolini definì quello che possiamo individuare come la strategia che ha effettivamente ispirato la politica dell’Italia anche nel dopoguerra: «Gli obiettivi storici dell’Italia hanno due nomi: Asia ed Africa. Sud ed Oriente sono i punti cardine che devono suscitare la volontà e l’interesse degli Italiani (…) Questi nostri obiettivi hanno la loro giustificazione nella geografia e nella storia. Di tutte le grandi potenze occidentali d’Europa, la più vicina all’Africa e all’Asia è l’Italia. (…) Nessuno fraintenda la portata di questo compito secolare che io assegno a questa e alle generazioni italiane di domani. Non si tratta di conquiste territoriali, e questo sia inteso da tutti, vicini e lontani, ma di un’espansione naturale, che deve condurre alla collaborazione fra l’Italia e le nazioni dell’Oriente mediato e immediato (…) L’Italia può far questo. Il suo posto nel Mediterraneo, mare che sta riprendendo la sua funzione storica di collegamento fra l’Oriente e l’Occidente, le dà questo diritto e le impone questo dovere. Non intendiamo rivendicare monopoli o privilegi, ma chiediamo e vogliamo ottenere che gli arrivati, i soddisfatti, i conservatori, non si industrino a bloccare da ogni parte l’espansione spirituale, politica, economica dell’Italia fascista».
Per 1400 anni i rapporti nel Mediterraneo tra la sponda settentrionale cristiana e le sponde meridionale e orientale islamica sono stati turbolenti, caratterizzati prevalentemente da guerre, aggressioni e tensioni, intervallate da parentesi di commerci e cooperazione economica. Gli islamici hanno sempre coltivato un atteggiamento violento, teso alla conquista territoriale, alla depredazione delle risorse, alla riduzione in stato di schiavitù di donne e bambini, all’uccisione degli uomini con il fine ultimo di sottomettere l’Europa all’islam. A ispirare gli islamici è un detto attribuito a Maometto in cui promette che anche Roma, intesa come centro della cristianità e dell’Europa, sarà sottomessa all’islam: «Ho chiesto al profeta Maometto quale delle due città verrà per prima conquistata all’ Islam: Costantinopoli o Roma? Mi ha detto detto prima Costantinopoli e poi Roma. Prima della fine del tempo del Giudizio Roma sarà conquistata all’ Islam». (Detto attribuito al profeta Maometto citato dall’ imam Ahmad e raccontato da Abdullah bin Amr, compagno di Maometto).
La “guerra santa” islamica, il vero Jihad come è attestato nel Corano, dimostrato da Maometto e confermato dalle conquiste e dalle violenze islamiche, ha portato alla fine dell’unità della civiltà cristiana del Mediterraneo. La storia dell’Europa coincide con la guerra di resistenza e di liberazione dei cristiani sulla sponda settentrionale del Mediterraneo che hanno rifiutato di essere assoggettati all’islam. Ad iniziare dalla battaglia di Poitiers del 10 (o 17) ottobre 732, in cui Carlo Martello sconfisse l’esercito di al-Andalus condotto dall’emiro Abd-al Rahman ibn Abdallah al Ghafiqi, wali andaluso. Poi la Reconquista, quando il 2 gennaio 1492 i re cattolici Ferdinando e Isabella espulsero dalla Penisola Iberica l’ultimo dei governanti moreschi, Boabdil Granada, ponendo fine a 750 anni in cui avvenne la conquista dei Regni moreschi musulmani di al-Andalus, iniziata da parte degli Omayyadi nel 711. Poi la battaglia di Lepanto nella domenica del 7 ottobre 1571, tra le flotte dell’Impero ottomano e della cristiana Lega Santa, che riuniva forze navali di Venezia, Spagna, Roma, Genova, Cavalieri di Malta e Ducato di Savoia, organizzata dal papa Pio V e conclusasi con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d’Austria, su quelle ottomane di Mehmet Alì Pascià, che perse la vita nello scontro. Quindi la battaglia di Vienna dell’11 e 12 settembre 1683, quando l’esercito polacco-austro-tedesco, comandato dal re polacco Jan III Sobieski, riuscì a sconfiggere l’esercito dell’Impero ottomano comandato dal gran visir Merzifonlu Kara Mustafa Pascià, grazie al successo di papa Innocenzo XI nel ricreare la Lega Santa delle nazioni cristiane, ottenuto affidando questa missione al cappuccino Marco d’Aviano, beatificato da Giovanni Paolo II il 27 aprile 2003. È un dato di fatto che la storia dell’islam in Europa è una storia prevalentemente di violenze e barbarie, con degli spiragli di commercio ma senza mai legittimarsi sul piano religioso, come attesta il fatto che la Repubblica di Venezia, pur avendo floridi rapporti commerciali con l’Oriente, non ha mai accolto una moschea sul proprio territorio.
Ebbene Mussolini ha infranto questa tradizione legittimando l’islam come religione. Nel 1937 Mussolini in Libia entra nelle moschee, rende omaggio alla tomba del mugiàhid Sidi Rafa e impugna la Spada dell’Islam. In un discorso proclama: «L’Italia fascista intende assicurare alle popolazioni musulmane della Libia e dell’Etiopia la pace, la giustizia, il benessere, il rispetto alle leggi del Profeta e vuole inoltre dimostrare la sua simpatia all’Islam ed ai Musulmani del mondo intero». Nel 1932 Mussolini accolse a Roma il più grande poeta e padre spirituale del Pakistan, Muhammad Iqbal, (1877-1938), che presiedeva il Congresso Islamico di Gerusalemme. Il 17 aprile 1942 incontrò il Gran Muftì di Gerusalemme, Hâj Amîn al-Hussaynî, apologeta dello sterminio degli ebrei, che costituì delle divisioni militari musulmane che combatterono a fianco dell’Italia e della Germania. Dal 1940 più di 100.000 arabi musulmani si arruolarono nelle Waffen SS, ispirati essenzialmente dall’odio antiebraico e dal rifiuto della nascita dello Stato di Israele.
Mussolini, Mattei, Moro, Andreotti e persino i governi successivi hanno rappresentato una continuità nella politica filo-araba e filo-islamica dell’Italia. L’accordo segreto sottoscritto negli anni Settanta tra Moro e l’Olp, tramite il colonnello del Sismi Stefano Giovannone, ha rappresentato la conferma di questo rapporto privilegiato al punto da accordare ai terroristi palestinesi la facoltà di usare il territorio italiano per le loro attività logistiche ma a condizione di non compiervi attentati. Ad oggi l’Italia viene percepita come il porto franco del terrorismo mediorientale, ormai islamico, immaginando, da parte di chi ci governa, che fintantoché li lasceremo entrare, uscire e scorazzare a piacimento, i terroristi islamici non ci colpiranno. In parallelo l’Italia è la principale porta d’ingresso di centinaia di migliaia di clandestini prevalentemente islamici, che si presentano come l’avanguardia dell’islamizzazione demografica di un’Europa decadente sul piano della civiltà e che ha il più basso tasso di natalità al mondo.
Da quando Mussolini legittimò l’islam come religione e come alleato storico, l’Italia potrebbe prossimamente avere, così come accade nella Roma imperiale, una popolazione e un potere non più autoctoni. Con la differenza sostanziale che nel Terzo secolo le popolazioni e i senatori di origine berbera erano comunque cittadini romani, mentre gli islamici restano innanzitutto islamici, prima di concepirsi come italiani o europei.

È finita l’epoca storica avviata dopo la fine della Seconda Guerra mondiale con la spartizione del Mondo tra due blocchi militari e ideologici. Siamo in una fase di transizione in cui lo spartiacque tra due epoche è quella che possiamo definire la prima guerra biologica e genetica mondiale. A scatenarla è stata la grande finanza speculativa globalizzata che fa riferimento agli Stati Uniti insieme alla Cina capital-comunista, diffondendo un virus creato in laboratorio; inoculando dei sieri di terapia genica sperimentali fraudolentemente spacciati per vaccini anti Covid-19; strumentalizzando politicamente la pandemia per imporre una dittatura finanziaria, sanitaria e mediatica, colpendo in modo particolare le popolazioni dell’Europa e del Mondo ricco che sono prevalentemente anziane e che pertanto gravano in modo rilevante sul sistema assistenziale nazionale, e in cui la mano d’opera è molto più costosa. L’Europa in particolare e l’Occidente in generale hanno subito una devastazione economica, una destrutturazione sociale, un deterioramento delle condizioni fisiche e psichiche dei cittadini le cui conseguenze sono paragonabili a quelle di una vera e propria guerra mondiale.
Questa inedita guerra mondiale provoca morti fisiche e morti interiori, come si ci attenderebbe dalla più evoluta bomba “pulita” al neutrone, che uccide la vita e fa sopravvivere la materia; abbatte le frontiere e scardina gli Stati nazionali; distrugge l’economia reale e accresce la povertà tra la popolazione; fa venir meno la democrazia sostanziale e lo stato di diritto; sconquassa il modello sociale e porta alla denatalità aggredendo l’istituto della famiglia naturale; distrugge il sistema di valori diffondendo il relativismo; promuove l’invasione di clandestini favorendo la sostituzione etnica e l’islamizzazione dell’Europa.
Siamo apparentemente in un Mondo multipolare dove, come si manifesta anche nella crisi in corso sull’Ucraina, sopravvive la preminenza militare degli Stati Uniti e della Russia, ma in cui in realtà primeggia sempre di più la Cina capital-comunista che è il più grande produttore mondiale nell’industria, nella tecnologia e nell’agricoltura, che di fatto ha colonizzato l’Africa, il Continente più ricco della Terra, si espande sempre di più finanziariamente ed economicamente in Europa e nel resto del Mondo.
La prospettiva che ci attende, a cui sembriamo irresistibilmente condannati, è la macro-dimensione del cosiddetto «Nuovo Ordine Mondiale» assoggettato alla grande finanza speculativa globalizzata e trainato dalla Cina capital-comunista, in un contesto dove viene sempre meno la dimensione degli Stati nazionali con il sostanziale annullamento delle frontiere; si va verso un’unica valuta virtuale mondiale dopo aver sottomesso l’economia alla finanza e aver costretto gli Stati a indebitarsi per un ammontare pari a tre volte il Pil (Prodotto interno lordo) mondiale; si tende a omogeneizzare e a omologare l’umanità trasformando antropologicamente le persone nel transumassimo e riducendole a un codice della Rete, strumenti di produzione e di consumo della materialità al più basso costo possibile, semplici tubi digerenti privi di un’anima. Sul piano ideologico il «Nuovo Ordine Mondiale» si sposa con il globalismo, il multiculturalismo, l’immigrazionismo, il relativismo, l’omosessualismo.

L’Unione Europea, complice la nostra classe politica, ci ha spogliato al 100% della sovranità monetaria, ci impone l’80% delle leggi nazionali, ha ipotecato la nostra sovranità giudiziaria, ci ha privato della sovranità alimentare; dalla fine della Seconda Guerra mondiale abbiamo perso la sovranità sul piano della Difesa e della Sicurezza; infine non abbiamo la sovranità sul piano energetico e informatico. Lo Stato italiano viene di fatto delegittimato svuotato della sovranità nazionale.
L’Unione Europea è un’anomalia nel diritto internazionale. Non è uno Stato sovrano, non è una Federazione di Stati, non è una Confederazione di Stati. È un’istituzione che rappresenta degli Stati sovrani, simile alle Nazioni Unite. Con la differenza che l’Unione Europea, con l’avvallo del nostro Parlamento, decide la politica monetaria, finanziaria, economica, sociale e culturale dell’Italia, come se di fatto l’Italia non fosse uno Stato nazionale indipendente e sovrano.

Le Nazioni Unite si sono rivelate una istituzione inefficiente, corrotta, onerosissima. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui Direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, comunista filo-maoista, legato alla Cina, è principalmente finanziata dal miliardario americano Bill Gates al vertice della grande finanza speculativa globalizzata.

Prendere atto che l’Europa è già una terra di conquista e si è già trasformata in una roccaforte dell’estremismo e del terrorismo islamico, al punto da essere diventata una “fabbrica di terroristi islamici suicidi” anche con cittadinanza europea, che hanno già compiuto delle stragi facendosi esplodere fuori ed anche all’interno stesso dell’Europa. Oggi i militanti islamici non hanno bisogno di compiere attentati terroristici. Possono conquistare il potere ricorrendo all’arma demografica e strumentalizzando la democrazia formale e degradata.

Promuovere una strategia di cooperazione e sviluppo internazionale sulla base del principio “aiuta il tuo prossimo affinché non debba più aver bisogno del tuo aiuto”. Ovvero i paesi ricchi aiutino i paesi poveri ad affrancarsi dalla povertà diventando protagonisti della loro vita e del loro futuro.

La prospettiva è un’Italia che abbia come perno il riscatto e la salvaguardia della propria indipendenza e sovranità nazionale, solidamente radicata nell’Europa dalle radici cristiane che va dall’Atlantico agli Urali, coltivando rapporti costruttivi con tutti gli Stati europei sulla base del reciproco interesse, affrancandosi dall’Unione Europea e dagli organismi internazionali che configgono con i nostri valori e i nostri interessi.

Nel Mediterraneo l’Italia instaura un rapporto privilegiato con Israele, nella condivisione di valori e di interessi strategici, affrancandosi dalla schiavitù degli idrocarburi e dalla dittatura degli Stati islamici, conseguendo l’autonomia energetica valorizzando le tecnologie che già disponiamo.

Marialuisa Bonomo
Vice-Presidente della Casa della Civiltà e Assistente personale di Magdi Cristiano Allam

Giovedì 12 maggio 2022

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