Commissione 5 – Cultura e Arte

Commissione 5 – Cultura e Arte

Una biblioteca e archivio storico, un museo con galleria espositiva, un teatro polivalente per l’Opera, lo spettacolo in prosa o musicale in tutti i Comuni per fare dell’Italia “Capitale mondiale del Bello”

 
Coordinatore: Stefano Burbi
 
Membri titolari: Diego Raphael Fortunato, Annunziata Lettieri, Rossella Fiorda, Guido Focardi, Gualdo Anselmi, Francesco Chiola, Alessia Dajelli, Susanna Romani, Angela Maria Martino, Tiziana Minezzi, Annalisa Moro, Laura Neri, Gaetano Strano, Lorenzo Terzi, Loredana Vaccarotti.
 
Membri supplenti: Raffaele Tassotti, Giorgio Bongiorno, Davide Ficarra, Alessandro Cesaraccio, Enrico Dessy, Roberto Barbieri, Marina Pedetti, Sergio Carlino, Paolo Cracco, Maurizio Calderoni, Norma Hengstenberg, Sara Micocci, Chiara Paccaloni, Carolina Lantieri Piccolomini, Vincenzo Surace, Renato Gasparini, Maria Benedetta La Cara, Vincenzo Pastormerlo.

 
Membri visitatori: Adele Simonetti

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Testo di riferimento per la Commissione 5

(Il testo di riferimento offre al Coordinatore e ai membri della Commissione delle linee guida che andranno vagliate, approfondite, integrate, modificate e aggiornate).

Compito della Commissione è elaborare una proposta per la costruzione di un nuovo modello di Cultura e Arte qualitativamente migliore.
La Commissione individuerà successivamente i contenuti utili a elaborare la bozza di una nuova Costituzione dell’Italia che promuova complessivamente una migliore qualità di vita mettendo al centro il bene primario degli italiani e l’interesse supremo dell’Italia.

Lo scopo delle proposte elaborate dalle 13 Commissioni tematiche è di dotare la Comunità Casa della Civiltà di un programma fondato e concreto che ci consenta, nel momento in cui le condizioni ce lo permetteranno, di assumere il Governo dell’Italia in modo autorevole e credibile per promuovere un nuovo modello di civiltà, di Stato, di sviluppo e di società che corrispondano al bene primario degli italiani e all’interesse supremo dell’Italia.


Linee guida della Commissione

Il nostro Paese ha un patrimonio artistico ineguagliabile nel mondo: 5 mila tra musei, monumenti e aree archeologiche, di cui 50 siti censiti dall’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità.
Eppure nessun museo italiano figura tra i primi dieci e neppure tra i primi 20 musei più visitati, nonostante l’indubbia superiorità sul piano qualitativo e quantitativo delle opere in nostro possesso.
Secondo la classifica stilata da The Art Newspaper e Il Giornale dell’Arte al primo posto si colloca il Louvre parigino. Nelle prime dieci posizioni della classifica figurano ben quattro musei londinesi: il British Museum, la National Gallery, la Tate Modern e il Natural History Museum. Ci sono persino il National Palace di Taipei a Taiwan e il National Museum di Seul.
Escludendo i Musei Vaticani che non sono dell’Italia, il primo museo italiano in classifica sono gli Uffizi fiorentini in 26esima posizione! Il Palazzo Ducale di Venezia è al 45esimo posto, l’Accademia di Firenze è al 46esimo e Castel Sant’Angelo è al 59esimo.
È l’insieme della strategia culturale italiana che è strutturalmente insana. In tutto, i 202 musei e 221 tra monumenti e aree archeologiche gestiti dallo Stato sono stati visitati nel 2012 da 36,4 milioni di persone, per un incasso di 113,3 milioni di euro. A questi vanno aggiunti gli introiti per i servizi ausiliari, come audioguide, visite guidate, bookshop, bar e ristorante, pari a 6,1 milioni di euro. Ebbene soltanto il Louvre nello stesso anno ha accolto 9,7 milioni di visitatori, di cui 6 milioni i paganti. E l’incasso in biglietteria è stato di 58 milioni di euro, a cui si aggiungono 15 milioni in servizi ausiliari, 16 in donazioni di privati e alcune altre voci, per un totale di entrate proprie pari a 100 milioni. In definitiva il Louvre da solo, guadagna quasi quanto tutti i musei, i monumenti e le aree archeologiche d’Italia!
Eppure il nostro Paese potrebbe vivere di turismo culturale: oltre ai 423 musei e monumenti statali, ce ne sono più di 4mila che dipendono da enti locali o privati, e poi più di 50mila beni archeologici e architettonici vincolati. Ogni paesino d’Italia ha un gioiello culturale da esibire. Questa distribuzione ad ampio raggio del nostro patrimonio culturale potrebbe assicurare una ripartizione dei benefici su tutto il territorio nazionale.
Passando al mondo dei libri italiano, considerando gli editori piccoli, medi e grandi, nel 2017 ha venduto a editori esteri i diritti per ristampare 973 libri italiani ma ha comprato dall’estero i diritti per ristampare in italiano 10.327 opere.
Gli italiani sono grafomani, più o meno tutti gli italiani hanno un proprio manoscritto nel cassetto che vorrebbero pubblicare. Ma siamo in assoluto, tra i Paesi sviluppati, il popolo che legge di meno e che ancor meno spende per comprare libri.
Siamo anche il popolo che spende meno in manifestazioni culturali.
L’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, a cui aderiscono 36 Stati sviluppati), monitora annualmente l’andamento delle esportazioni culturali di ogni Paese che fa parte dell’organizzazione. L’Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione Europea) definisce «cultura» qualsiasi prodotto della creatività artistica che contenga «valori estetici, artistici o simbolici». Quindi è cultura anche l’antiquariato, la pittura, la scultura, libri, giornali, foto, film, musei, radio, tv, musica e strumenti musicali ma anche i videogames e i devices che permettono di accedervi.
Nel 2015 la Gran Bretagna ha detenuto il 32,6% di tutti i beni culturali esportati dai Paesi europei verso il resto del mondo; al secondo posto c’è la Germania (18,1%) e l’Italia, tra i grandi Paesi della Ue, è penultima con il 5,7%.
In Italia le persone che lavorano nel settore culturale sono il 2,7% del totale delle persone che lavorano. La stessa percentuale della Francia che però sussidia il suo settore culturale il doppio dell’Italia: la spesa pubblica del 2015 è stata pari a 29 miliardi rispetto ai 12 miliardi dell’Italia.
Il primo esportatore di cultura nel mondo sono gli Stati Uniti che detengono il 40,8% della quota di mercato mondiale.
Il Pil europeo del comparto culturale è di poco superiore ai 564 miliardi di euro. Di questi circa 127,5 sono prodotti dalle cosiddette «arti visuali» che comprendono, tra gli altri, pittura, grafica, fumetto, fotografia, scultura, pubblicità, cinema: tutti settori nei quali l’Italia potrebbe condurre il gioco se solo disponesse di una vera industria culturale.
Ciò che manca è una strategia di investimento nella cultura per farne il settore trainante della nostra economia concependola come una vera e propria “attività produttiva”. Secondo Federculture, dal 2008 al 2013 il settore culturale ha perso 1,3 miliardi di euro tra risorse pubbliche e private. In Francia invece soltanto il Louvre nel 2012 ha ricevuto 116 milioni di sovvenzioni statali.
Cari amici, abbiamo un tesoro inestimabile chiuso in una cassaforte. Ciò che ci manca è una classe politica che si decida a valorizzarlo. Nel frattempo dobbiamo fare le barricate affinché questa classe politica inetta e traditrice, che ha trasformato l’Italia ricca in italiani poveri, non svenda il nostro patrimonio culturale. Il patrimonio culturale rappresenta la nostra vera risorsa pulita, rinnovabile, sicura ed eterna.
Cercasi urgentemente ministro della Cultura e del Turismo che abbia due requisiti indispensabili: l’amore per l’Italia che si traduca nell’attribuire la priorità assoluta all’interesse supremo degli italiani, e la determinazione a valorizzare ciò che il buon Dio ci ha dato e ciò che l’ingegno degli italiani ha creato nel corso di millenni. Siamo il più bel Paese al mondo e disponiamo del patrimonio culturale più cospicuo dell’umanità. Abbiamo un tesoro inestimabile racchiuso in cassaforte: ci serve solo un “italiano vero” che individui la combinazione per aprirla restituendo alla vita un bene vitale che diversamente morirà lentamente nell’oblio e nel degrado.
Ho la somma fortuna di essere originario e di essere diventato cittadino dei due Paesi che sono il più bel museo a cielo aperto del mondo: l’Egitto e l’Italia. Ma ho la somma sfortuna di prendere atto che né l’Italia, e ancor meno l’Egitto, valorizzano adeguatamente lo straordinario patrimonio ambientale e culturale che l’umanità ci invidia.
Non dovrebbe far riflettere che il sito culturale di maggior successo al mondo, il Louvre di Parigi, ha come simboli lo Scriba egizio e la Gioconda di Leonardo? Com’è possibile che Cina e Stati Uniti attraggano un maggior numero di turisti valorizzando al meglio i siti d’interesse ambientale e culturale, che sono una quota minima di ciò che offre l’Italia? Le risposte tecniche si sprecano. Gli impegni e le promesse sono all’ordine del giorno. Ma la realtà dell’abbandono di Pompei, della chiusura dell’Opera di Roma e del degrado di Firenze e Venezia, ci fanno toccare con mano la distanza abissale tra il dire e il fare.
Eppure basterebbe un “italiano vero” che, impugnando la bacchetta magica del patrimonio ambientale e culturale, realizzi il miracolo di far risorgere l’Italia da una crisi che non è solo economica ma soprattutto di civiltà.
Nell’ambito delle proposte per il rilancio dello Sviluppo in Italia, voglio ricordare il piano d’emergenza per la messa in sicurezza del territorio nazionale al fine di salvaguardare la vita dei residenti e il nostro patrimonio artistico che regolarmente subiscono le nefaste conseguenze dei terremoti e del dissesto idro-geologico.
Inoltre, concependo un nuovo modello di Stato presidenziale, con il Capo dello Stato che sarà al contempo capo del Governo, la sede unica del Presidente potrà essere la sede attuale della Presidenza del Consiglio, Palazzo Chigi, che è adeguata anche dal punto di vista istituzionale essendo ubicata nella medesima struttura che abbraccia anche la Camera dei deputati, Palazzo Madama. In tal modo si potrà liberare la sede del Quirinale e eliminare il costo stratosferico di 228 milioni di euro (nel 2011), quasi sette volte tanto quanto costa Buckingham Palace (34 milioni di euro), sede della Regina d’Inghilterra. Il Quirinale potrà diventare il più importante museo di Roma, trasformandosi dalla causa di un indebitamento esorbitante e una vergogna nazionale in una straordinaria fonte di ricchezza e di orgoglio nazionale.

Cari amici e membri della Commissione Arte e Cultura vi invito a considerare questo testo come un riferimento sul piano dei contenuti che indica delle linee guida, ma è aperto al cambiamento salvaguardando una unitarietà d’intenti e di indirizzo che ispirano la strategia complessiva della Comunità Casa della Civiltà.

Vi auguro un buon inizio confidando che il contributo di ciascuno di voi accrescerà la qualità della proposta per risultare promotori di una proposta autorevole, credibile e attuabile per realizzare concretamente il bene primario degli italiani e l’interesse supremo dell’Italia.
Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam

Lunedì 2 maggio 2022

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