Commissione 6 – Famiglia naturale e crescita della natalità degli italiani

Commissione 6 – Famiglia naturale e crescita della natalità degli italiani

Il tracollo demografico è la principale emergenza dell’Italia perché già da ora prefigura l’estinzione degli italiani. Dobbiamo affermare la centralità della famiglia naturale, della cultura della maternità e della rigenerazione della vita.
 
Coordinatrice: Stefania Celenza
 
Membri titolari: Debora Araldi, Paola Biagini, Maria Damian, Claudia Dell’Angela, Paola Ramella, Michela Cestari.
 
Membri supplenti:
Olga Bove, Rosalba Diana, Simonetta Ercoli, Giuseppina Scimonetto, Armida Martinelli, Tiziana Minezzi, Benedetta Negro, Ivo Ramella, Antonella Sarri, Gaetano Strano, Cinzia Zanon, Silvia Minatel, Salvatore De Stefano, Dhurata Sheshaj.

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Testo di riferimento per la Commissione 6

(Il testo di riferimento offre al Coordinatore e ai membri della Commissione delle linee guida che andranno vagliate, approfondite, integrate, modificate e aggiornate).

Compito della Commissione è elaborare una proposta per una nuova Politica della Famiglia naturale e della crescita della natalità degli italiani qualitativamente migliore.
La Commissione individuerà successivamente i contenuti utili a elaborare la bozza di una nuova Costituzione dell’Italia che promuova complessivamente una migliore qualità di vita mettendo al centro il bene primario degli italiani e l’interesse supremo dell’Italia.

Lo scopo delle proposte elaborate dalle 13 Commissioni tematiche è di dotare la Comunità Casa della Civiltà di un programma fondato e concreto che ci consenta, nel momento in cui le condizioni ce lo permetteranno, di assumere il Governo dell’Italia in modo autorevole e credibile per promuovere un nuovo modello di civiltà, di Stato, di sviluppo e di società che corrispondano al bene primario degli italiani e all’interesse supremo dell’Italia.

Linee guida della Commissione

La nostra società è irrimediabilmente destinata ad estinguersi per un tracollo demografico oggettivamente irreversibile. Dobbiamo assumere la crescita della natalità della popolazione autoctona italiana come la principale emergenza nazionale, aiutando le famiglie, le madri e i giovani affinché siano messi nella condizione, sul piano economico e culturale, di mettere al mondo i propri figli.

Il tracollo demografico fu la causa principale, insieme ad altre di natura militare, politica, economica e valoriale, del crollo dell’Impero Romano d’Occidente nel 476. Il tracollo demografico fu determinato dalle guerre, dalle carestie, dalla più micidiale pandemia della Storia antica tra il 165 e il 180 che decimò tra il 7 e il 30 per cento della popolazione stimata tra i 70 e i 90 milioni di persone, un maremoto nel 365 che provocò 45 mila morti, ma soprattutto dal calo della natalità in un contesto in cui si diffusero la dissolutezza sul piano dei costumi e la realtà dell’omosessualismo.

Il tracollo demografico è alla base dell’analogia tra il crollo dell’Impero Romano d’Occidente e il declino dell’Occidente contemporaneo, in particolare dell’Europa. Le popolazioni dell’Unione Europea in generale e dell’Italia in particolare sono a rischio di estinzione perché hanno cessato di fare figli. E senza figli muoiono non solo la popolazione autoctona ma l’insieme della civiltà che abbraccia la cultura, lo stato di diritto, il sistema dello sviluppo.

Se dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente per mano dei barbari nel 476 si affermarono la fede, la civiltà e le istituzioni statuali cristiane a cui gli stessi barbari aderirono, la fine di questa nostra Europa preannuncia l’avvento di una nuova barbarie, l’islam, che non solo non aderisce alla nostra civiltà ma impone la propria dittatura religiosa e di organizzazione complessiva dello Stato e della società.
Già oggi ci sono cinque capitali europee, Londra, Berlino, Bruxelles, Amsterdam e Oslo, in cui tra i nuovi nati il primo nome è Mohammad, Maometto. Bruxelles, la capitale dell’Unione Europea, è di fatto la capitale islamica dell’Unione Europea scristianizzata e globalista. A Bruxelles i musulmani sono il 24% della popolazione e ben il 40% della popolazione al di sotto dei 30 anni.
L’arma demografica islamica per conquistare l’Europa era stata profetizzata dal Presidente algerino Houari Boumedienne in un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1974: «È il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria».

L’Istat già nel 2014 comunicando che il saldo naturale, la differenza tra nascite e morti, aveva fatto registrare un saldo negativo di quasi 100.000 unità, che segnava un picco mai raggiunto nel nostro Paese dal biennio 1917-18, negli anni della Prima guerra mondiale, disse: «È come se fossimo usciti dalla Grande Guerra».

Chi ha governato l’Italia negli ultimi trent’anni ha ritenuto che per favorire il riequilibrio demografico e assicurare la stabilità sociale fosse opportuno allargare le maglie della cittadinanza, concedendola a circa 130.000 stranieri all’anno, anche se non sanno una sola parola di italiano, se non conoscono la nostra cultura, se non rispettano le nostre leggi, se non ottemperano alle regole della civile convivenza, se non condividono i valori fondanti della nostra civiltà, se non amano l’Italia.

Nella valutazione della piramide demografica il dato che conta non è quello del valore assoluto, che in Italia resta di circa 60 milioni di abitanti, ma quello relativo alla fascia d’età tra i 20 e i 30 anni, perché è quella che consente la rigenerazione della vita. Ebbene questa fascia d’età si sta assottigliando sempre di più, mentre cresce sempre di più la fascia d’età degli ultrasessantenni. Il risultato è che nell’ultimo decennio il saldo naturale, cioè la differenza tra i nati e i morti, registra una perdita di circa 250 mila persone all’anno, come se ogni anno in Italia scomparisse una città media di 250 mila abitanti.
Contemporaneamente assistiamo all’auto-invasione, in quanto si tratta di una strategia deliberata, pianificata e finanziata dall’Europa e dall’Italia, di clandestini provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia che, guarda caso, sono prevalentemente di sesso maschile, hanno prevalentemente un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, sono prevalentemente musulmani.
Se sovrapponiamo la realtà del tracollo demografico dell’Europa che non fa figli e che vede assottigliarsi la fascia d’età cruciale per la rigenerazione della vita tra i 20 e i 30 anni, e la realtà dell’auto-invasione di clandestini frutto di una strategia deliberata, pianificata e finanziata, possiamo prefigurare per il 2050 la sostituzione etnica e l’islamizzazione delle popolazioni europee.

L’Istat ha reso noto che nel 2020 i nuovi nati sono stati appena 408.000, nel 2021 sono calati ulteriormente a 393.000, rispetto ai 420.000 registrati nel 2019 che rappresentava un record negativo assoluto dal 1918, anno che vide coincidere la fine della Prima Guerra Mondiale e l’esplosione della pandemia La Spagnola, la più mortale della Storia con 50 milioni di morti su una popolazione mondiale di due miliardi. Il Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, in un’audizione al Senato il 24 novembre 2020, aveva detto che «è legittimo ipotizzare che il clima di paura e incertezza e le crescenti difficoltà di natura materiale (legate a occupazione e reddito) generate dai recenti avvenimenti orienteranno negativamente le scelte di fecondità delle coppie italiane».

La ricaduta più grave è nell’ulteriore calo della natalità che era già in condizioni disperate prima della pandemia di Covid-19. Il tasso di fecondità, che registra il numero dei figli per donna in età fertile, in Italia è dell’1,3% rispetto al 2,1% necessario ad assicurare l’equilibrio della bilancia demografica. Secondo i demografi quando il tasso di fecondità cala al di sotto dell’1,9% non è più possibile garantire il perpetuamento della società autoctona e salvaguardare la propria civiltà. Il fatto che in Italia l’età media in cui la donna fertile mette al mondo il suo primo figlio è di 32 anni è significativo di una scelta di vita in cui mediamente non si va oltre a un solo figlio per coppia.

Sul piano valoriale e sociale, le leggi ispirate al relativismo valoriale imposte prevalentemente dall’Unione Europea, stanno scardinando il fondamento della nostra umanità, la sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale, concependo come apice della civiltà l’aborto, l’eutanasia, l’utero in affitto; così come stanno scardinando il tessuto sociale incentrato sulla famiglia naturale, promuovendo la «ideologia di genere» fondata sulla equivalenza e la parità di diritti, compreso il diritto al matrimonio e all’adozione di figli, tra coppie connotate dall’orientamento sessuale (eterosessuali, bisessuali, omosessuali, lesbiche, transessuali, asessuali, intersessuali). Ebbene elevando il desiderio e la passione individuale a diritto collettivo inalienabile, disgiunto dalla finalità della procreazione, dalla crescita sana dei figli che necessitano di un padre e di una madre, dalla necessità vitale di perpetuare la società autoctona per salvaguardare la propria civiltà, il relativismo sessuale degenererà ulteriormente nella legittimazione della poligamia, della pedofilia, dell’incesto e della zoerastia.
Siamo diventati la prima generazione di genitori che devono spiegare ed essere capaci di convincere i propri figli che tutti figli nascono dal sodalizio tra un uomo e una donna e che insieme formano la famiglia naturale.

Il tracollo demografico deve essere considerato come la principale emergenza nazionale, da risolvere investendo economicamente e culturalmente in una strategia finalizzata a incentivare la crescita della natalità degli italiani.
Bisogna riaffermare il valore centrale e il ruolo primario della famiglia naturale quale fulcro della costruzione sociale e della rigenerazione della vita per salvaguardare la popolazione italiana e tramandare la civiltà italiana. In questo contesto è necessario assicurare uno stipendio e servizi sociali adeguati alle madri italiane che scelgano di dedicarsi a tempo pieno o parziale ai propri figli riconoscendo la valenza economica del lavoro domestico; così come è necessario aiutare i giovani italiani affinché attraverso la stabilità lavorativa possano programmare il proprio futuro, mettere su la propria famiglia, dare alla luce i propri figli.

Cari amici e membri della Commissione Famiglia vi invito a considerare questo testo come un riferimento sul piano dei contenuti che indica delle linee guida, ma è aperto al cambiamento salvaguardando una unitarietà d’intenti e di indirizzo che ispirano la strategia complessiva della Comunità Casa della Civiltà.

Vi auguro un buon inizio confidando che il contributo di ciascuno di voi accrescerà la qualità della proposta per risultare promotori di una proposta autorevole, credibile e attuabile per realizzare concretamente il bene primario degli italiani e l’interesse supremo dell’Italia.

Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam

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