MAGDI CRISTIANO ALLAM: “L’Italia che “ripudia” la guerra si auto-condanna a essere sottomessa”

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.

L’articolo 11 della Costituzione recita: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».

Il verbo “ripudiare”, secondo l’Enciclopedia Treccani, significa «rifiutare, respingere decisamente, non riconoscere più come proprio qualcosa che pur è nostro (o lo era fino a quel momento)», ad esempio «ripudiare la propria paternità, la propria nazionalità, le proprie opinioni, i propri principi, la propria fede». Concretamente significa che l’Italia concepisce la guerra come un “male assoluto”, esclude categoricamente qualsiasi ricorso alla guerra, quindi non farà mai la guerra in qualsiasi circostanza, a prescindere dal comportamento dei nostri nemici.

Nell’Italia che usciva sconfitta, distrutta e ridotta alla fame nella Seconda Guerra mondiale, i cosiddetti “padri costituenti” usarono il verbo «ripudiare» per condannare non solo politicamente ma anche moralmente il ricorso alla guerra; prefigurarono limitazioni di sovranità che erano già vigenti avendo sin da allora l’Italia affidato la propria difesa principalmente agli Stati Uniti concedendole basi militari sul nostro territorio nazionale; accreditarono le Nazioni Unite come l’organizzazione internazionale garante della pace nel Mondo.
Ebbene tutte queste scelte sono infondate sul piano antropologico, sono contraddette dalla Storia, sono politicamente lesive dell’indipendenza e della sovranità dello Stato, ritorcendosi negativamente sulla salvaguardia della sicurezza, della dignità e della libertà degli italiani.

Nella Storia la guerra è una costante, non un’eccezione. La Storia dell’umanità è connotata e cadenzata dalle guerre, non dalla pace. Piaccia o meno l’uomo ha sempre fatto la guerra per conquistare, imporsi, sfruttare e sottomettere. L’idea del “buon selvaggio”, dell’uomo che per sua natura è buono e che sarebbe diventato malvagio a causa della civiltà e del progresso, è contraria alle scienze umane, alla realtà storica e persino della teologia che connota il bene e il male come intrinseci alla creazione divina.

Le Forze anglo-americane, bombardando a tappeto il nostro territorio e provocando circa 65.000 morti tra i civili italiani, determinarono la caduta del regime fascista alleato con la Germania nazista. Ma questo “debito di gratitudine” non avrebbe mai dovuto tradursi nell’accettazione della sostanziale occupazione militare dell’Italia da parte di basi americane e della Nato. A quasi 80 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale è ora che l’Italia si doti di proprie Forze armate e di Sicurezza adeguate a fronteggiare le minacce reali e virtuali, affrancandoci dalle strategie degli Stati Uniti che spesso si scontrano con il nostro autentico interesse nazionale, così come emerge anche con la guerra in corso della Nato contro la Russia in Ucraina.

Abbiamo un esercito che non arriva neanche alle 100.000 unità e che tradotto in termini tattici non riuscirebbe a far fronte ad un’ipotetica invasione. Francesco Verderami, in un articolo sul Corriere della Sera del 5 maggio 2023, dal titolo “In Italia scorte di armi esaurite (complice il supporto all’Ucraina): il livello di sicurezza è inadeguato”, scrive: «Alti ufficiali dello Stato Maggiore», hanno informato il Governo che, nelle attuali condizioni, se in teoria l’Italia venisse attaccata, «la capacità di resistenza sarebbe valutata tra le 48 e le 72 ore».
Le condizioni, a cui si fa riferimento, è che le Forze Armate, soffrono di uno «scarso livello di munizionamento» che le mette in «seria difficoltà». «Questa è una storia che parte da lontano. Nell’ultimo decennio in Italia, a fronte di un drastico calo della domanda, sono scomparsi i due terzi delle aziende produttrici. Le moderne tattiche di guerra avevano modificato le esigenze militari e per ragioni di costi si preferiva acquistare all’estero quanto serviva. Ma con l’invasione dell’Ucraina si è tornati ai conflitti novecenteschi, costringendo tutti i Paesi a una corsa affannosa per aumentare le riserve». «Sugli scaffali — confermano dal Copasir — dopo sei decreti di aiuti all’Ucraina non è rimasto molto». Roma ha provato a contattare Washington per garantirsi il ripristino delle riserve, ma dagli Stati Uniti è stato risposto che «bisogna mettersi in fila. E la fila è lunga.»

Se realisticamente vogliamo salvaguardare la pace, dobbiamo disporre di Forze armate nazionali adeguate a difendere lo spazio vitale dello Stato, ottemperando all’antica massima romana «Si vis pacem, para bellum», che riprende Platone, 400 anni a.C., che nella sua ultima opera “Leggi” scrisse: «Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum», letteralmente «Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra».
Il primo passo verso la ricostituzione delle nostre Forze armate è il ripristino della leva militare obbligatoria per tutti i cittadini abili.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Martedì 7 novembre 2023

1 commento su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “L’Italia che “ripudia” la guerra si auto-condanna a essere sottomessa”

  1. Concordo pienamente con quanto scritto e proposto da Magdi, del ritorno alla leva obbligatoria, non solo maschile ma anche femminile, come strumento difensivo ed anche educativo per i giovani, pur venendo incontro a quelli che non vogliono usare le armi, che possono essere utilizzati come non combattenti.
    Unico appunto in quanto scritto da Magdi, è sulla Costituzione. Non credo che la Costituzione ripudio la guerra in assoluto, come un male a prescindere. Anzi. L’articolo 11 citato, parla di ripudio della guerra come STRUMENTO DI OFFESA ALLA LIBERTÀ DEGLI ALTRI POPOLI E COME MEZZO DI RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE INTERNAZIONALI,.. ECC. ECC.
    Non ammette l’offesa deliberata ed unilaterale alla libertà altrui o come mezzo di risoluzione delle ‘controversie’ internazionali che significano disparità di vedute e contese su trattati, diritti, ecc. di ordine territoriale geopolitico, economico, ecc.
    Quindi non c’è condanna assoluta della guerra in sé, tanto che potremmo ipotizzare che ove vi fossero minacce concrete ed effettive a diritti umani universali, stragi e attentati e guerre che calpestano questi diritti, non configurabili come controversie, ma di ordine universale, l’Italia potrebbe intervenire, limitatamente alla difesa di questi diritti e queste popolazioni per il tempo strettamente necessario a difendere le popolazioni.
    Poi l’art. 11 citato va correlato all’art. 52 della Costituzione che dice : LA DIFESA DELLA PATRIA È SACRO DOVERE DEL CITTADINO. IL SERVIZIO MILITARE È OBBLIGATORIO…… ECC. ECC.
    Ora non è più obbligatorio, ma credo che il SACRO DOVERE di difesa resti e debba restare. Questo sostanzia la permanenza di un esercito di difesa, anche efficiente ed a leva universale, proprio per non essere in balia dei lupi, come ben evidenzia Magdi.
    La difesa della Patria(per quanto oggi piuttosto desueto), è definito sacro proprio perché dovere superiore, che attiene alla SACRALITÀ DELLA VITA DEL NOSTRO POPOLO E IN GENERALE DI TUTTI, che ha nella sfera religiosa, morale ed etica della difesa dei valori umani universali dell’uomo il suo punto fondante è il tetto della nostra Patria, intesa come Casa Comune degli Italiani che condividono valori, storia, etica e moralità che tende a realizzare l’uomo in sintonia con Dio(in chi crede) o con la sua positiva evoluzione spirituale verso un futuro di giustizia, nella pace delle coscienze e nel riconoscimento della comune umanità.

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