STEFANIA CELENZA: “Come ti sbagliavi, Oriana!” Ascolta l’articolo con la voce di Paola Ramella

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Prendo il coraggio a due mani e mi accingo a muovere qualche biasimo ad un mostro sacro del giornalismo italiano, ad una scrittrice di successo, ad una intellettuale che ha fatto storia. Non solo ha fatto storia, ma posso dire che lei stessa ha incarnato un pezzo determinante della storia dell’ultimo secolo, ne ha fatto parte integrante, ne costituisce la figura simbolica, la pietra miliare.
Io credo che è proprio da quelle rivendicazioni, professate, pretese, ostentate e perseguite nel tempo in cui Oriana Fallaci scriveva, che è iniziato il nostro lento, inesorabile ed impietoso declino.
Preciso subito che quello che andrò ad esprimere è esclusivamente la mia personale e soggettiva opinione, che riguarda specialmente Oriana Fallaci dei tempi giovanili e della prima maturità, ma che esclude totalmente le sue ultime, più sagge, fondate e ponderate considerazioni sull’Islam, che, invece, condivido pienamente.
Contesto la Oriana Fallaci femminista. Sono convinta che sia stata una grande donna, una possente personalità, un grande cervello, ma, purtroppo, secondo me, totalmente sprecata e dispersa in una ideologia confusa, imprecisa e fortemente autodistruttiva. Come lo è stato per tutte le donne.
Ho sempre pensato che donne, della levatura di Oriana, non abbiano affatto bisogno di ostentare nessuna superiorità sugli uomini, che non abbiano bisogno di competere ossessivamente con i maschi, che non abbiano bisogno di vittimizzarsi in continuazione. Una donna come Oriana Fallaci è una grande. E basta. Sono i fatti che avrebbero dovuto dimostrare il suo valore, le sue azioni, la sua vita. Invece, è proprio la sua vita che, secondo me, dimostra il totale fallimento delle sue idee.
Fallaci ha sempre costellato i suoi scritti di ripetuti richiami alla sua solitudine. Il suo enfatico e incontenibile narcisismo cedeva, molto più spesso di quanto avrebbe voluto, alle sue confessioni di solitudine. Sono sola, ripeteva spesso. Sola. Circondata da silenzio.
L’isolamento e la solitudione non è che il prevedibile corollario di una dottrina improntata alla esasperata e contraddetta rivendicazione di autodeterminazione, di autonomia, di indipendenza, di libertà.
Auto-auto-auto, io-io-io, dove l’altro non solo non è mai contemplato, ma, addirittura assurge come nemico da combattere.
Si può dire che il femminismo è stata la politica dell’anti-amore, forse la politica dell’odio. E’ per questo, secondo me, che pervade gli scritti di Oriana un diffuso senso di rancore.
Niente di ciò che riguarda l’altro da se’ era giudicato buono, da Oriana Fallaci. Ne’ l’uomo, ne’ la famiglia, ne’ Dio, nè i figli, neppure la vita.
Tutte cose che Fallaci non ha mai avuto nella sua vita, ma si potrebbe dire tutte cose che non hai mai voluto nella sua vita.
La famiglia è una menzogna costruita da chi organizzò questo mondo per controllare meglio la gente, sfruttarne meglio l’obbedienza alle regole e alle leggende. Ci si ribella più facilmente quando si è soli, ci si rassegna più facilmente quando si vive con altri”. Come ti sbagliavi Oriana!
La famiglia non è che il portavoce di un sistema che non può lasciarti disubbidire e la sua santità non esiste. Esistono solo gruppi di uomini e di donne costretti a portare lo stesso cognome e ad abitare sotto lo stesso tetto: detestandosi, odiandosi, spesso”. Come ti sbagliavi Oriana!
Si percepisce in Oriana una visione del mondo inutilmente catastrofica ed immotivatamente traumatica, da parte di una donna che stava cavalcando, nel suo tempo, successi inimmaginabili, per una donna appunto.
Essere buoni o cattivi non conta: la vita quaggiù non dipende da quello. Dipende a un rapporto di forze basato sulla violenza”.
Un groviglio di insoddisfazioni, di contestazioni contrastanti e confuse.
In qualsiasi sistema tu viva, non puoi ribellarti alla legge che a vincere è sempre il più forte, il più prepotente, il meno generoso”.
Strane considerazioni, da parte di una donna che aveva dimostrato a se’ stessa e al mondo intero che a vincere, almeno nel suo caso, era stata proprio la capacità, l’intelligenza ed il merito personale.
Se la femminista Oriana invocava l’emancipazione femminile, attraverso l’affrancamento dai doveri familiari, in favore del lavoro, come autogratificazione ed autorealizzazione, fondamentalmente non apprezzava nemmeno il lavoro.
Il lavoro è un ricatto che rimane tale anche quando ti piace”.
Come ti sbagliavi Oriana!
C’è in Oriana una prospettiva nefasta e misantropa che non lascia speranze.
Nessun valore, nessun merito, nessun sentimento, nessuna virtù viene preservata in Oriana Fallaci, nemmeno l’amore.
Si domandava, in preda ad una depressione senza uscita, cosa fosse l’amore “La paura della solitudine, della noia, del silenzio? Il bisogno di possedere e di essere posseduto? Secondo alcuni è questo l’amore. Ma io temo che sia molto meno: una fame che, una volta saziata, ti lascia una specie di indigestione. Un vomito”. Come ti sbagliavi Oriana!
Non valgono gli uomini, per Oriana ”Il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che si estende persino al linguaggio … si dice omicidio per indicar l’assassinio di un uomo e di una donna”. Se Oriana fosse sopravvissuta oggi avrebbe visto soddifatta questa grave ingiustizia lessicale. Oggi, Oriana, finalmente, l’uccisione di una donna si chiama “femminicidio”, puoi esserne orgogliosa, che grande conquista! Tu pensa che emancipazione, che progresso di civiltà, adesso, per le donne che vengono ammazzate … Perdonami, se torno a dirti, come ti sbagliavi Oriana!
Ma non valgono nemmeno le donne, per Oriana Fallaci, se ancora era persuasa che le donne, in quanto tali, fossero costrette a “servirsi di un bel corpo, per nascondere la propria intelligenza …”
Drammaticamente, in Oriana, nemmeno la maternità era considerata un valore aggiunto per le donne, se non, al contrario, un intralcio sgradito per il proprio smisurato senso di libertà e di onnipotenza. Le signore gravide venivano da lei descritte come “donne dalla pancia gonfia”.
La stessa gravidanza era vista come un tormento di cui lagnarsi “Perchè dovrei sopportare una tale agonia? In nome di cosa? Di un reato commesso abbracciando un uomo? Di una cellula scissa in due cellule e poi in quattro cellule e poi in otto cellule, all’infinito, senza che io lo volessi, senza che io lo ordinassi?”. Inutile invocare il dono della vita, come risposta a tutti questi interrogativi “La vita? Ma cos’è questa vita, per cui tu, che esisti non ancora fatto, conti più di me che esisto già fatta? Cos’è questo rispetto per te che toglie il rispetto a me?”. Come ti sbagliavi Oriana!
Rivolgendosi a quel bambino che, con una abile astuzia letteraria, non ha abortito chirurgicamente, ma ha condotto all’auto-aborto, Oriana Fallaci, per non lasciare equivoci su quello che doveva essere il suo messaggio sul tema, ha concluso lapidariamente “Tu sei morto ma io sono viva. Così viva che non mi pento e non accetto processi, non accetto verdetti, neanche il tuo perdono”. Come ti sbagliavi Oriana!
(Citazioni tratte da “Lettera ad un bambino mai nato”)

Firenze, 15 febbraio 2024 Stefania Celenza

4 commenti su “STEFANIA CELENZA: “Come ti sbagliavi, Oriana!” Ascolta l’articolo con la voce di Paola Ramella

  1. Grazie Stefania, ho letto il libro tantissimi anni fa credo gli anni delle superiori, lo rileggerò.
    Ho un vago ricordo di essere rimasta colpita dalla freddezza nelle parole usate , non sentivo pentimento nelle sue parole e adesso tu mi confermi la mia interpretazione di allora.
    Si Oriana come donna non aveva nulla del naturale istinto materno che nasce in noi mamme, lei è stata onesta non ha voluto figli e ha sempre fatto una vita indipendente e libera senza famiglia. Bisogna darle atto di coerenza, era felice a modo suo. Quello che ha perso lo sa solo lei ma ha tutta mia ammirazione per la sua onestà e lealtà intellettuale che non è mai venuta meno ai suoi principi e valori . Per me resta una grande giornalista.

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