La guerra in Ucraina mostra ogni giorno aspetti che dovrebbero mettere in imbarazzo i sostenitori dell’utopia che il Diritto internazionale debba essere rispettato. In più occasioni, ho scritto che il Diritto internazionale, generalmente, vige solo in teoria. Infatti, ogni qual volta viene evocato il suo “intervento”, sistematicamente o resta inosservato o, molto spesso, nemmeno è riconosciuto. Così la considerazione che viene data al Diritto internazionale dai separatisti filorussi delle autoproclamate Repubbliche del Donetsk e del Lugansk, ma anche dalla fazione opposta, nel momento in cui i rispettivi prigionieri richiedono l’osservanza dei loro “diritti” e del loro “status”, si annulla nel labirinto delle “opinioni giuridiche”.
Vediamo così che il Marocco, il quale ha tenuto finora un basso profilo sulla “questione” ucraina, si trova a dover “riflettere” e magari a reagire, a seguito della condanna a morte annunciata da un tribunale della pseudo-Repubblica di Donetsk di un suo connazionale, tale Brahim Saadoun, accusato di mercenarismo. Ricordo che oltre ottomila studenti del Marocco erano presenti in Ucraina prima del 24 febbraio, giorno dell’invasione russa, dove costituivano, per numero, la seconda comunità di studenti stranieri dopo l’India. Molti di questi ragazzi hanno poi lasciato l’Ucraina, anche con espedienti caotici e azzardati. Ma altri, per generosità o per motivi vari, hanno deciso di restare e aiutare coloro che li avevano accolti.
Brahim Saadoun 21enne, è uno di questi studenti, innamorato dell’Ucraina, che ha scelto di restare e combattere per gli ucraini. Era arrivato a Kiev nel 2019 per studiare ingegneria aerospaziale al Politecnico. I media russi, a marzo, diffusero la notizia del suo arresto, ma le testimonianze di alcuni suoi amici hanno affermano che Brahim è stato catturato nel Donbass, ad aprile. Inoltre, è attendibile la notizia che lo studente marocchino già a novembre 2021 si era arruolato nelle fila dell’esercito ucraino. E questa data dovrebbe far riflettere sulla così divulgata improvvisa invasione russa dell’Ucraina. Oltre a ciò, Brahim Saadoun al momento del suo processo, a giugno, indossava l’uniforme della 36a brigata di fanteria marina di Mariupol.
Saadoun fu arrestato dalle forze russe insieme ai britannici Aiden Aslin e Shaun Pinner, che si erano arresi con ad altri combattenti arroccati nella fabbrica di Azovstal, ultimo presidio della resistenza ucraina di Mariupol. A giugno tutti e tre i “mercenari” sono stati condannati a morte da un tribunale dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk. In questa occasione, il ministero della Difesa russo comunicò, poco prima della sentenza, come fosse una preparazione alla notizia che “i mercenari giunti in Ucraina non sono combattenti ai sensi del Diritto internazionale”. Ha poi aggiunto il presidente della Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, che la pena di morte è quella che meritano “questi fascisti” (sic). Questa tripla condanna a morte è stata qualificata come “crimine di guerra” dall’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, mentre la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ordinato a Mosca di fermare queste esecuzioni. Mentre Londra ritiene che i suoi due cittadini siano “prigionieri di guerra”, stabiliti in Ucraina dal 2018 e ufficialmente impegnati nell’esercito ucraino. Tuttavia, nel Regno Unito, la condanna a morte di Aslin e Pinner riapre una ferita causata dall’uccisione di un altro britannico, Paul Urey, prima imprigionato poi assassinato il 10 luglio dai separatisti di Donetsk.
A oggi, gli unici Paesi che hanno riconosciuto queste “Repubbliche” sospinte al separatismo sono la Corea del Nord di Kim Jong-un e la Siria di Bashar Al-Assad, le quali hanno instaurato relazioni diplomatiche. Ricordo anche che il riconoscimento da parte del Cremlino dell’indipendenza di queste due “Repubbliche”, fu fatta il 21 febbraio, tre giorni prima dell’invasione russa dell’Ucraina.
Tuttavia, va notato che dal momento dell’autoproclamazione dell’indipendenza delle Repubbliche del Donbass, la massima espressione dell’esibizione di “sovranità” da parte dei sostenitori ucraini della Russia è stata la condanna a morte di tre “mercenari” stranieri, pronunciata il 9 giugno, dal tribunale di Donetsk. Un livello un po’ ristretto e limitativo per spettacolarizzare e ostentare una “sovranità” goffa, precaria e poco strutturata. Ma la precarietà e la goffaggine sono caratteristiche che in questo conflitto si riscontrano anche in quelle “diplomazie” apparentemente più organizzate.
La condanna a morte dei prigionieri di guerra, anche se mercenari ,non deve essere tollerata . Grazie Fabio di questo articolo ; è giusto che tutti sappiano di quali atrocità sono capaci gli esseri umani in certe situazioni