“Chiedimi di mostrarti poesia in movimento, e ti mostrerò un cavallo.”
(Ben Jonson)
Vorrei saltare nel buio
Correre da te con viva
Adolescente fierezza
Lasciare tutti i fantasmi del cielo
A giocare
Inebriati dai disegni delle luci
Della giostra di un tempo
Irrompere sulle vie dell’esistenza
Con l’audacia e il coraggio
Di quando
Non si conoscevano
La paura
Il dubbio
Il turbamento
L’ansia
L’inquietudine
Lo sgomento
Con l’incosciente volontà
Del fare ad ogni costo
E con quella dolce
Innocente ostinazione
Che solo i giri incessanti della giostra
E quelle immagini volanti
Possono ancora ricordare
Vestire le ali della meraviglia
Annegare
In questo carosello di colori lucidi
Sgargianti
Sarà poi la tua fiamma ad illuminare il cammino
E l’eco della tua voce a guidare i miei passi
Sarà il velo degli angeli
A danzare nell’aria di nebbia
Del crepuscolo
Vorrei raggiungerti
Al galoppo
Come in quel sogno lontano
Che da tempo
Mi insegue
Con infantile
Tenera insistenza
Foto di copertina: Anna Wipf,”Galoppo”
Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.
È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.
Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.
“Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.
Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.
Bella invocazione ad un/una Tu che merita un sogno, un inseguimento con infantile ebbrezza e leggerezza dai pesi dell’oggi, come un cavallo alato ed angelico. Una fortunata Tu, una compagna di vita il centro di un amore eterno. Ma anche un Tu più grande più Infinito, l’origine dell’Amore eterno, il Divino di cui tutti siamo piccoli frammenti che come da uno specchio rotto ne riflettiamo l’immagine.
Grazie Gianni della tua illuminata interpretazione , grazie di quei frammenti di luce che i miei versi ti richiamano e grazie di aver ben riconosciuto quella fragile innocente ostinazione che solo il sogno (con tenera insistenza) può restituire