Principio e fine
Della vita
Dolce nettare d’amore
Impero infinito di Poseidone
Regno incantato
Delle criniere d’oro dei cavalli di Eubea
Memoria di tempeste nemiche
Minacciose mai placate
Con la sferza di secoli di vento
Antico dio Oceano
Sacro diluvio dell’Apocalisse
Fedele testimone del
Miracolo antico del terzo giorno
Nasce l’anima dall’acqua
Purificatrice
Mite e solenne
Il pianto propizio del cielo
Accarezza i drappi inviolati
Del letargo di cattedrali di cristallo
Dispensa nevi immacolate
Ai massicci corrugati
Piogge feraci ai campi
Falde perenni insinuate nel silenzio
Di rocce assetate
Nascoste da folte abetaie
Limpide fonti
Sottili
Seducenti
Agili salti fra i boschi
Ruscelli dei prati di smeraldo
Specchi di luce celata
Fra i massi inviolati
Grida infinite di superbe
Spumeggianti cascate
Fra i sentieri colorati delle stagioni
Laghi romiti di malinconia
Fino alla pianura placida
Paziente
Saggia
I vecchi campanili della fede
E i casali della umana speranza
Nelle terre d’acqua
Il grande fiume
Raccoglie benigno il remoto fragore
Da lontane gole solitarie e
Scivola maestoso
E pigro
Verso il mare
È fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio e quant’altro…
è dolce, salata, salmastra,
è luogo presso cui ci si ferma e su cui si viaggia
è piacere e paura, nemica ed amica
è confine ed infinito
è cambiamento e immutabilità ricordo ed oblio.
Principio e fine
(Eraclito)
Foto di copertina: “Sorella acqua” dal web
Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.
È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.
Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.
“Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.
Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.