È al risveglio che trafigge l’anima l’alato rimpianto della notte
È più intensa
La miseria di vivere
E si cela
Lo scherno insistente dell’ansia
Vagabonda pellegrina
Nei meandri della mente
È al risveglio
Che si scopre lo scrigno
Di fragili frammenti di cielo
È al risveglio che
Sfumano inerti le immagini trasparenti della notte
Nell’inganno docile del sogno
Spira tenue
Un lieve soffio di vento nel magico palazzo
Si avviluppa vorace la tentazione del peccato
Alla sacra apparizione dell’amore eterno
Sfiorisce il segno della giovane età
Allo sguardo furtivo della bellezza
Una goccia dell’olio traditore cade dall’Olimpo
E celebra il rito antico del distacco
Risuona implacabile l’eco di fantasmi ignoti
Scompaiono a frotte nella calca incatenata
Si aprono piano gli occhi ancora stanchi
Inondati dalla limpida irruente luce del mattino
È al risveglio che scocca
Il tempo della trepidante sfida di ogni giorno
Si svela nel tripudio della primavera
Il prodigioso
Incantevole
Profumo della bellezza
Si consuma
La futile corsa incontro
Alle fatue chimere
Nobili celesti danzatrici
Scolpite
Nel severo marmo delle vette
È al risveglio che risuona
La beffarda
Monotona cantilena
Di ogni giorno
E scompare
Ingoiata
Nel sacro intangibile mistero
Della spirale della vita

L’ispirazione è un risveglio, una fuga da tutte le facoltà umane, e si manifesta in tutte le grandi conquiste artistiche.
( Giacomo Puccini)
Foto di copertina: Giovanni Quaccia, “Lac Blanc”

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

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