Sono andato
A cercare nel bosco
Su per i sentieri disegnati
Fra le radure della serra
Il mormorio leggero delle rogge
La composta pietà degli oratori
L’armonia della danza agile
Degli zoccoli sulla terra
Umida
Cocci di pensieri
Nascosti
Negli occhi vivaci
Di uno scoiattolo
Il sorriso velato delle querce
E le fronde
Ancora lucide del raggio di sole
Sulla pioggia recente
Ho rincorso le picchiate del falco pellegrino
E il grido disperato della preda
Ho chiesto alla solitudine
Amica
Di accompagnarmi
Fino al greto del fiume
Ho sentito il dolce
Irresistibile profumo
Della tua anima fiera
Altri ricordi
Sbiaditi nel tempo
Ho rivisto poi per un attimo
Nel crepuscolo assonnato
La tua ombra lucente
Sfumare all’orizzonte
Del borgo
Prima dell’ultimo galoppo

Un cavallo è la proiezione dei sogni che le persone fanno su sé stesse − forti, potenti, belle − e possiede la capacità di farci evadere dalla nostra esistenza mondana.
(Pam Brown)

Foto di copertina: “La danza degli zoccoli”

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

5 commenti su “La danza degli zoccoli

  1. Grazie Giorgio, la realtà ci obbliga a vivere di corsa tra lavoro e casa , casa e lavoro senza fermarci a cogliere gli aspetti belli del nostro vivere ! Ecco la tua poesia mi ha fatto sognare di essere in quel sentiero a cavallo e provare le emozioni che hai saputo tradurre in sillabe. Buon pomeriggio

    1. Sempre grandi sensazioni, immagini tra ricordi e dolcezza, suoni e profumi scomparsi e ormai fonte di sogno, testimoni di quello che non abbiamo più, ovattati nel vivere virtuale, nell’attesa del battere di zoccoli mai sentiti ma sempre immaginati come musica del nostro correre lontani e liberi, nel sogno, nel tramonto…..

      1. E’ proprio così caro Gianni. La logica del Grande Fratello orwelliano ci turba e ci annienta in questa irripetibile corsa per la vita . Grazie della tua viva attenzione e partecipazione che mi onorano e mi stimolano a confessare e condividere queste riflessioni…

    2. Non per niente , cara Graziella, ho chiamato questa mia raccolta “Sciàveri di tregua” (Ritagli di tregua). Siamo vittime eterodirette di questa accelerazione cosmica . Dobbiamo delegare al sogno quelle pause della corsa che tanto ci mancano nel caos di questa nostra esistenza in cui pare che tutto e tutti siano coalizzati per impedirci di riflettere. Poter godere delle nostre emozioni: anche questo è ossigeno vitale.
      Grazie ancora.

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