MARCELLO VENEZIANI: “La Marcia su Roma fu una rivoluzione “rassicurante” di Mussolini come reazione alla rivoluzione bolscevica, con il consenso del Re, della Chiesa, dell’Esercito e di tutti i partiti”

La Verità, 28 ottobre 2022 – La marcia su Roma fu una rivoluzione con il consenso dei genitori. Quando presidenti, odiatori e leccatori sostengono oggi che fu l’avvento di una banda di criminali guidata da un delinquente, dopo atti di barbarie e di violenza, dimenticano che quella Marcia avvenne col largo consenso dei poteri e del popolo italiano, spaventati entrambi dalla rivoluzione bolscevica in Russia e dal biennio rosso di violenze e soprusi in Italia.
Un testimone insospettabile, Palmiro Togliatti, sottolineò che conservatori, liberali e clericali sostennero il fascismo, insieme alla grande industria, alla monarchia, allo stato maggiore dell’Esercito, alle gerarchie del Vaticano.
In una conferenza a Bari il 23 marzo del 1952, dedicata a Gramsci e pubblicata nel volume “La politica culturale”, ed.Riuniti, 1974, il leader comunista affermò: «Quando il fascismo costituisce il governo, qual è il partito che gli nega la collaborazione? Nessuno! Nel primo governo Mussolini vi erano quattro popolari, due liberali, due nazionalisti e cinque democratici».
E riferendosi a De Gasperi, Togliatti ricorda il sostegno dello statista democristiano al governo fascista e a «parecchie riforme buone» come lui le definiva, sostenendo in un discorso tenuto a Milano il 22 gennaio del 1924: «Al banco dei ministri siedono le idee che io rappresento».

Cosa fu la Marcia su Roma? Una controrivoluzione preventiva, come scrisse l’anarchico Luigi Fabbri e dissero i comunisti? Un colpo di stato, come scrisse Missiroli? Una crisi parlamentare con salutare soluzione extraparlamentare, come pensò Benedetto Croce? Una rivoluzione indolore, senza vittime e senza caos, come poi disse il Re? Un’insurrezione che poi diventò regime, come scrisse Mussolini? Una rivolta solo minacciata, una parata con prova simulata di rivoluzione? Sul piano dei fatti la Marcia su Roma fu tutto questo.
Ma nel suo significato politico la Marcia su Roma fu una «rivoluzione rassicurante» perché volle rassicurare il Paese e il suo establishment, il popolo e i “palazzi”. Già dal 1921 il rivoluzionario Mussolini aveva lasciato i toni antisabaudi, anticlericali e antiborghesi. Con la Marcia rassicurò la Corona, lo Stato, le Istituzioni, le forze armate e i militi, la Magistratura, la Chiesa, la Borghesia, il Capitale, e pure il Parlamento, fece un governo di coalizione. E rassicurò gli italiani che si sarebbe ripristinata la legalità, l’ordine pubblico, la vita normale, la sicurezza sociale, l’amor patrio.
«Tutto funzionò in quei giorni – disse sette anni dopo il Re – non ci furono vittime, le scuole restarono aperte, i tribunali, i magistrati fecero il loro dovere, gli operai andarono ugualmente fiduciosi a lavorare». La rivoluzione, per il Re, riportò ordine nel «popolo più indisciplinato della terra».
In secondo luogo, la Marcia su Roma non fu la calata dei barbari sulla capitale. L’azione fascista nasceva dal grembo della cultura italiana, dopo lunga incubazione. Non la sostennero solo gli agitatori dell’arte, della letteratura e del giornalismo, i futuristi e i nazionalisti, ma anche i maggiori scrittori, poeti, musicisti e pensatori; e figure come il duca d’Aosta e la Regina Margherita. Benedetto Croce aveva presieduto nel 1914 il Fascio d’ordine che auspicava l’alleanza tra liberali nazionali e cattolici e criticava la massoneria, il giudaismo e il parlamentarismo. Ma gran parte dei gerarchi fascisti erano massoni e non pochi ebrei, già irredentisti e nazionalisti, marciarono su Roma. Croce paragonò le squadre fasciste alle «orde del cardinale Ruffo che avevano servito a scopi nazionali» e, da seguace di Sorel, disse a Giustino Fortunato che «la violenza è levatrice della storia». Alla Camera votò la fiducia al Duce anche dopo il delitto Matteotti.

Nel 1921 Mussolini siglò un patto di pacificazione con i socialisti, mentre nasceva il partito comunista dalla costola rivoluzionaria del Psi che era stata più vicina a Mussolini ai tempi dell’interventismo rivoluzionario. L’Italia fascista fu il primo Paese occidentale a riconoscere l’Unione Sovietica pochi mesi dopo l’avvento al potere.
Dove nasce la Marcia su Roma? Dalla Guerra vinta e sanguinante, frustrata e mutilata, i tanti Caduti, l’esperienza del fronte con l’adrenalina ancora in circolo, le sue ferite aperte e le sue energie rimaste attive. Nasce poi dal caos del dopoguerra, dagli scioperi e dalle violenze del biennio rosso. E ancora: nasce dal cortocircuito tra decadenza politico-civile ed esuberanza giovanile-culturale. Infine dalla forte personalità di un Capo che fu chiamato Duce (dicono che il primo ad appellarlo in quel modo fosse stato Pietro Nenni, già suo compagno di galera, ai tempi dell’interventismo rivoluzionario).

Il fascismo fu, come scrisse Nolte, «il modello di una rivoluzione conservatrice e incruenta». Rivoluzione-restaurazione. Eppure era imbevuta degli umori più rivoluzionari: Marx, Nietzsche e il loro anello di congiunzione, Georges Sorel. La stessa cosa avvenne con il totalitarismo: la parola fu coniata per il fascismo, la rivendicarono Gentile e Mussolini, ma il fascismo non fu mai un regime totalitario compiuto: non ne ebbe i tratti delineati da Hannah Arendt né la ferocia; durante il regime Monarchia e Chiesa, Capitale e Apparati dello Stato restarono in piedi, quasi indenni. Il fascismo fu un regime autoritario di massa, e una dittatura cesarista e nazionalpopolare.

Nel ’21 Mussolini si fece monarchico e legalitario, fu il primo «ateo devoto», ritenne la missione universale della Chiesa romana un orgoglio per l’Italia. Impresse la svolta di regime, come egli stesso scrisse su Gerarchia, quando istituì il Gran Consiglio del Fascismo e la Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale, da un verso costituzionalizzando il fascismo ma dall’altro ponendo sotto tutela fascista lo Stato.
È curioso infine ricordare che nel ’21 nelle consultazioni al Quirinale l’allora deputato Mussolini suggerì al Re di nominare capo del governo il presidente della Camera di allora, Enrico De Nicola. Quando cadde il fascismo e poi la monarchia, il monarchico De Nicola fu il primo provvisorio presidente della Repubblica. Heri dicebamus, avrebbe detto Croce. La democrazia riprese laddove era stata interrotta, e seguì il consiglio del Dittatore…

Il fascismo non è il Mostro venuto dal Nulla ma il figlio della nostra storia e il frutto delle ideologie moderne. Il fascismo fu la rivolta vitalista contro la decadenza della civiltà e la minaccia del bolscevismo, nel nome di un passato mitico e di un avvenire glorioso. La volontà di potenza fu la fonte della sua energia vincente ma anche dei suoi disastri, inclusa la rovina finale. Questo ci pare il suo necrologio onesto. Ma sul fascismo interessano solo le dannazioni.

La rivoluzione rassicurante di Mussolini

4 commenti su “MARCELLO VENEZIANI: “La Marcia su Roma fu una rivoluzione “rassicurante” di Mussolini come reazione alla rivoluzione bolscevica, con il consenso del Re, della Chiesa, dell’Esercito e di tutti i partiti”

  1. Il bravissimo Marcello Veneziani dà la giusta descrizione di un avvenimento storico che di violento e drammatico non ebbe nulla e che fu realmente salvifico per l’Italia in quel contesto storico. Fu un avvenimento figlio di quel tempo e come tale va contestualizzato; non si vuole assolutamente con questo giustificare il fascismo e i tragici suoi errori. E’ bene però ricordare che a difendere Mussolini fu proprio un uno scrittore inglese che si firmò con lo pseudonimo di Cassius nel 1943 con il suo libro “The trial of Mussolini” in un immaginario processo in cui furono chiamati a testimoniare i dignitari del tempo da Chamberlain a Simon, da Lord Halifax a Hore-Belisha, da Duff Cooper allo stesso Churchill.
    Cassius non era altro che il redattore – capo del giornale Evening Standard, giornale il cui proprietario era Lord Beaverbrook allora ministro nel governo di Churchill. L’imbarazzo creato al proprietario ed al governo gli costò il posto di redattore – capo anche se nessuno dei personaggi che egli accusò nel suo libro gli contestò la veridicità delle citazioni addotte. Così dichiarò nella sua nota l’editore della versione italiana del libro pubblicata nel 1946 dal titolo “Un inglese difende Mussolini.
    Ciò a significare che se la storia fosse analizzata senza livore ideologico forse tutti sarebbero più consapevoli che non è oro tutto ciò che luccica. Questo vale anche per gli avvenimenti attuali dove si assiste a demonizzazioni affrettate, non contestualizzate e politicizzate.

  2. Molto interessante. La narrativa dominante ci ha sempre presentato la marcia su Roma come una sorta di colpo di stato. Nell’immaginario collettivo un evento quindi violento, determinato ad imporre un regime violento e dittatoriale. Il che poi, a posteriore, si è rivelato tale, col delitto Matteotti e il silenziamento dell’opposizione (ma oggi no?). Ma sul momento il governo che ne uscì era variegato nelle sue correnti ideologiche e politiche. L’adesione sincera al fascismo da parte di mio bisnonno, persona mite e integerrima, leale, credente, animata da un sincero e profondo amore per la patria, oltreché per la famiglia, l’avevo sempre giustificata contestualizzandola, pensavo io ingenuamente, in un’epoca in cui forse la consapevolezza del concetto di democrazia non era ancora maturata a sufficienza (mentre oggi sì?). Dunque, penso io, se la marcia su Roma fosse stata un vero colpo di stato mio bisnonno, per la sua indole, per il suo carattere pacifico, stando al ricordo che di lui mi è stato tramandato in famiglia, si sarebbe espresso contro il fascismo fin dall’inizio, e non solo dal ’38, come effettivamente fece, ovviamente, sconvolto dal tradimento delle leggi razziali. Ora posso dire di aver aggiunto un punto a favore di mio bisnonno.

    1. Concordo con le tue considerazioni, Elio. Si tratta di un articolo che fa nascere dei legittimi dubbi e che induce al bisogno di approfondire la storia di quegli anni, in particolare quelli dell’affermazione del primo regime fascista che, a una lettura più attenta, fu auspicata e salvifica.

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