3 novembre 2022 – Come vedo i risultati elettorali israeliani. La prima cosa che balza agli occhi è la grande affluenza al voto, più del 70%, che non si vedeva dal 1981. Ma ovviamente è solo una grande affluenza che può far emergere il vero schieramento prevalente del popolo.
Spero che questo esempio rimarrà alla storia anche per noi italiani, adesso come monito, in futuro come incoraggiamento, a dimostrazione del fatto che può essere solo la consapevolezza individuale a cambiare il corso degli eventi. Questa consapevolezza è dovuta anche alla raffica di ben 4 appuntamenti elettorali in 3 anni! I quali portando il paese ad esperienze disastrose, hanno sicuramente spronato la gente a recarsi alle urne. Probabilmente hanno perso la pazienza e hanno pensato: se non ora quando? In altre parole, i disastri in Israele, tra i quali mi sento di mettere la gestione della pandemia tramutatasi poi in pantomima, e il cosiddetto “vaccino” che da speranza si è tramutato in tradimento, sono stati realmente scanditi da elezioni annuali, per un motivo del tutto casuale che è il sistema proporzionale secco e la conseguente ingovernabilità. E questo ha in un certo senso “svegliato” il popolo israeliano.
Le stesse esperienze hanno svegliato noi, lo sanno tutti che gran parte dei voti dati a Fratelli d’Italia sono stati voti anti-sistema, del resto era l’unico partito all’opposizione seppur blanda. Però la minore affluenza alle urne non ha potuto dimostrarlo in modo palese. Gli elettori anti-sistema hanno in buona parte votato per la Meloni (come la nostra amica Silvana de Mari), in parte per i piccoli partiti di quest’estate (non ho approfondito se partiti simili si sono presentati anche in Israele) e in una parte ben consistente non ha ritenuto con altrettante buone ragioni di votare (come il nostro grande amico Magdi Cristiano).
Per questa minore affluenza, ma dovuta allo stesso sentire popolare, la vittoria della Meloni è stata meno schiacciante di quella di Netanyahu. Insieme alla vittoria del Likud di Netanyahu c’è stata anche l’avanzata, una vittoria minore, ma pur sempre tale, dei partiti dell’osservanza della Torah. Non so… non credo che siano aumentati di numero gli israeliani fedeli alla Torah, se non per il fatto che da sempre la natalità in quegli ambienti è molto alta mentre fra i “progressisti” è invece bassissima o pressoché nulla, ma si sono manifestati più di prima andando a votare. Ma anche questo è, secondo me, un segno di risveglio.
Lo trovo naturale e diffuso in tutti i popoli dell’Occidente ebraico-cristiano, non certo nei governi che li reprimono obbedendo all’agenda di Davos, è una tendenza al rafforzamento dei valori identitari e della tradizione da contrapporre alla disgregazione deliberata dal globalismo sovranazionale che li sta distruggendo.
In questo delicato momento storico è l’unica arma che hanno i popoli in rivolta per contrastare le élites finanziarie speculative determinate a depredarli della ricchezza, piccola o grande che sia, per opporsi ai poteri sovranazionali, contro il fascismo della “cancel culture”, contro l’omologazione indiscriminata e l’abolizione dei confini. Con questo voto fedele alla Torah penso che anche gli israeliani abbiano voluto dire NO al “gender fluid”, alle grinfie dello Stato sui nostri figli, al lavaggio del cervello nelle scuole a colpi di relativismo culturale.
La grande onda rossa trumpiana che vincerà tra pochi giorni le elezioni di “mid-term” negli Stati Uniti rientra perfettamente in questa tendenza occidentale in cui questa grande nazione ha sempre fatto da capofila.
È anche in questa ottica che i popoli dell’Occidente ebraico-cristiano, e i pochi governi sovranisti che essi riescono ad esprimere, riconoscono il carattere, la sostanza della guerra di difesa che la Russia sta conducendo, al di là degli aspetti economici. Israele è una potenza militare, grande localmente, nel contesto mediorientale, per le evidenti esigenze difensive della sua storia, e allo stesso tempo piccola tra le grandi potenze, nel contesto internazionale. Nei confronti dell’Ucraina è rimasto sostanzialmente neutrale limitandosi a inviare aiuti umanitari. Non può certo permettersi di inimicarsi gli USA, che è un alleato storico, pur altalenante e a volte problematico, anche a seconda dei suoi governi, appoggiando la Russia (a sua volta alleata dell’Iran), né inimicarsi la Russia che appoggia e comprende le ragioni di Israele che bombarda i siti militari iraniani in Siria quando si avvicinano pericolosamente al confine. Putin in persona ha tra l’altro una storia personale molto vicina al mondo ebraico ed è grande amico del Rabbino capo di Mosca Berel Lazar cui ha accordato la costruzione della Grande Sinagoga con contributi statali.
Sono adesso molto curioso di vedere come il nuovo governo farà evolvere questi rapporti internazionali nello scacchiere geopolitico. Essendoci buone ragioni di ritenere che dal 2024 la guida statunitense sarà trumpiana, sono animato dall’ottimismo ritenendo che l’intramontabile Bibi potrà lavorare in sinergia con essa per un futuro che andrà verso la ripresa di una normalizzazione pacifica con gli stati arabi e verso, chissà… forse anche verso la fine di questa guerra mondiale in corso, scongiurando il pericolo del ricorso alle armi atomiche.
Grazie Elio per questa riflessione che ho apprezzato. Come sempre l’operato di chi governa uno Stato lo si valuta dai risultati concreti, anche al di là delle motivazioni che hanno spinto i suoi concittadini a eleggerlo. Penso che in ogni caso, in parallelo alle auspicabili buone intenzioni dei nostri governanti, servirà un terremoto politico che parta dal basso, deciso dal popolo, che imprima con determinazione una nuova rotta nella direzione del nostro affrancamento dal deleterio Nuovo Ordine Mondiale.
Magdi Cristiano Allam
Grazie Magdi per aver apprezzato questa modesta mia riflessione, basata più su una mia impressione che su dati oggettivi di fatto. È vero quello che dici tu: “servirà un terremoto politico che parta dal basso”, e infatti non credo proprio che le elezioni israeliane siano state questo. Da questo punto di vista, oltre al fattore identitario di cui ho già parlato, secondo me è stato anche il segnale della volontà popolare di uscire da una posizione di stallo che dura da 3-4 anni, andando nelle braccia di un premier che ha già dato prova in passato di grandi capacità, di livello non paragonabile ai suoi avversari, ma col solo “difetto” di aver battuto ogni record in fatto di durata temporale, tanto che molti lo chiamano il re Bibi. Ma evidentemente questa volta non è stato motivo di sufficiente per sbarragli la strada, anche lo zar Putin è stato eletto e rieletto in quanto ritenuto capace di governare bene. Aggiungo inoltre che Bibi ha vinto le elezioni nonostante i guai giudiziari, ma su questi non mi pronuncio perché nulla è stato ancora dimostrato, probabilmente la maggioranza che gli ha dato il voto deve aver capito che le persecuzioni della magistratura sinistra sono ormai un classico in tutto l’Occidente.
Se Bibi è avverso a questa politica americana, come mai ha sottoposto il popolo israeliano una in o culazione massiva…?
Difficile rispondere perché purtroppo non ho mai capito com’è andata veramente con questo intruglio sperimentale chiamato fraudolentemente vaccino. Secondo me dobbiamo contestualizzare la decisione di Bibi di scegliere il suo popolo come capofila per la sperimentazione. I cosiddetti vaccini erano appena stati messi in commercio e dopo mesi di chiusure forzate e lavori sospesi i popoli li vedevano come la salvezza e il ritorno alla normalità, una sensazione che i governi purtroppo hanno assecondato. Anche Trump lo fece, verso la fine del suo mandato stanziò enormi finanziamenti per accelerarne la ricerca scientifica. Azzardo un’ipotesi: può darsi che i governanti fossero in quel momento in buona fede, mentre la classe medica, dalle riviste ai centri di ricerca, alle università e agli ospedali, erano già stati ampiamente corrotti e foraggiati di tangenti di dollari e euro. Per cui i governanti, nel decidere, si erano consultati con loro. Molti ricercatori israeliani lavoravano alla Pfizer, che interesse potevano avere nel diffondere la dura verità sulla sua inutilità dal punto di vista della immunizzazione e sugli effetti collaterali? Intanto era compito dei media mettere alla gogna i medici che esprimevano dubbi e curavano il COVID. C’è stata una sorta di divisione dei compiti e dei ruoli per il successo di una truffa ai danni della gente. Non ho prove, ma ho seguito dei video molto interessanti del grande Roberto Mazzoni intitolati “il racket dei vaccini”, lui le prove le portava, o almeno indizi, che dimostrerebbero come sia stata una grande operazione mafiosa a livello mondiale e di come le aziende farmaceutiche fossero in grado di tenere in scacco i governi stessi. Col tempo i popoli, compreso quello israeliano, hanno in parte cominciato a capire la verità. Gli israeliani poi, per l’esperienza che hanno sempre avuto a causa delle guerre e del terrorismo, hanno sempre avuto la tendenza a compattarsi attorno al governo nei momenti di emergenza. Mai hanno pensato che il governo potesse tradirli, proprio questo clima collaborativo della gente con le decisioni del governo è stato il grande successo nella difesa dello Stato. Poi naturalmente su tutto il resto ci si scontra, si litiga, si discute e ci si prende per i capelli. Per aver subito i vaccini Bibi addirittura li pagò il doppio alla Pfizer. È stato un momento di ipnosi collettiva. Io credo che oggi la situazione sia cambiata radicalmente, in Israele non ci sono più restrizioni per chi non si è vaccinato, la situazione è decisamente migliore che in Italia e il lavoro, a parte qualche periodo di chiusure, è sempre stato difeso, tutelando con risarcimenti sufficienti, non so quanto, coloro che nel 2020 non hanno potuto lavorare.
A proposito di Rav Berel Lazar (che citato nella mia riflessione) consiglio un’intervista che la nostra amica Edda Fogarollo gli fece il 3/10/2018, basta andare nel suo profilo FB. Edda è molto informata sulla situazione degli ebrei in Russia e anche in Ucraina dove si reca spesso anche per praticare attività di volontariato.
L’opinione di David Cassuto, ex sindaco di Gerusalemme, sulle elezioni in Israele
Cassuto, architetto con un passato da vicesindaco di Gerusalemme, l’affermazione elettorale della coalizione guidata da Benjamin Netanyahu rappresenta “una vittoria per la democrazia israeliana. Con il governo Bennett-Lapid in molti si sono sentiti defraudati. E hanno risposto andando in massa alle urne e ribaltando l’attuale maggioranza, che si basava su un partito arabo. Nessun problema in questo: i partiti arabi fanno parte della nostra democrazia, ma aveva una posizione ricattatoria nei confronti del governo uscente e soprattutto non si immedesimano nel carattere ebraico dello Stato”. Per Cassuto i 65 seggi che dovrebbe ottenere la coalizione guidata da Netanyahu – lo spoglio è ancora in corso – rappresentano una correzione rispetto a quella che, spiega, è stata una stortura: l’alleanza dell’ultima Knesset che “ha portato via al legittimo titolare il diritto di guidare il paese”. Ovvero il leader del Likud. “Ora le urne gli hanno restituito quel posto”. A chi guarda con preoccupazione al Sionismo religioso, partito di estrema destra guidato da Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, grande trionfatore di questa tornata elettorale (diventerà il terzo partito alla Knesset), Cassuto risponde che la sua voce non “è così estremista come viene raccontato. Ben Gvir non è l’uomo che era dieci anni fa e si è molto moderato nell’ultimo periodo”. In ogni caso, aggiunge, “chi sicuramente non è un estremista è Netanyahu, che è una persona molto posata. In passato ha sempre avuto, e potrei dire desiderato avere una componente di sinistra nei suoi governi. Questa volta non c’è ed è il momento di dimostrare di saper fare le modifiche promesse”. Tra queste, sottolinea l’ex vicesindaco, modificare il processo di nomina dei giudici. “Al momento non è equilibrato, appartengono solo a un colore politico, mentre devono rappresentare le diverse identità e sensibilità del paese”. Per Cassuto manca poi equilibrio nei media: “sono tutti troppo schierati contro Netanyahu e contro la destra. E anche nell’accademia e nell’esercito, se ha idee di destra non vai avanti. Questa atmosfera deve cambiare”.
In ultimo il processo al leader del Likud. “Per me deve andare avanti. Non ritengo giusti i capi di imputazione e mi sembra che tutte le accuse si stiano dimostrando deboli. Ma bisogna continuare a difendersi nei tribunali. Dall’altro lato, non si può più permettere che il potere giudiziario intervenga e ostacoli, come ne caso di Netanyahu, la carriera di un Primo ministro con accuse infondate”, il giudizio di Cassuto.
Una netta presa di posizione da parte di Israele in questa confusione transumanista rappresenta per me un interrogativo per il momento senza risposta. Immagino, come confermi tu nel tuo articolo, caro Elio, che si stia “camminando sulle uova”. Un’ulteriore domanda riguarda una possibile rimonta di Trump. Cambierà veramente lo scenario sullo scachhiere internazionale. Dopotutto il suo motto era ed è: “America first”!
Non so se ho capito bene la prima parte della tua domanda. Forse intendevi dire “l’assenza di una netta presa di posizione….” . Se è così siamo in due, è anche per me un interrogativo, un paese come Israele avrebbe dovuto farlo. A che cosa ti riferisci quando dici “camminando sulle uova”? La rimonta dei repubblicani trumpiani è grazie a Dio una certezza (poi non so se ci sarà di nuovo Trump, o De Santis o uno come loro, a governare nel 2024) e io ci spero davvero tanto che cambieranno il corso della storia, che i rapporti con la Russia si normalizzino e che l’Ucraina non sia più carne da cannone per gli sporchi affari e per il deep state. Certo però che non sarà indolore, perché questi poteri non obbediranno ai trumpiani e sono anche armati, e questo mi fa molta paura. La guerra da esterna con la Russia potrebbe diventare interna in USA.