ELIO CABIB: “In Israele, come in Italia, e si spera negli Stati Uniti, ha prevalso il voto identitario contro il globalismo che distrugge la nostra tradizione”

8 commenti su “ELIO CABIB: “In Israele, come in Italia, e si spera negli Stati Uniti, ha prevalso il voto identitario contro il globalismo che distrugge la nostra tradizione”

  1. Grazie Elio per questa riflessione che ho apprezzato. Come sempre l’operato di chi governa uno Stato lo si valuta dai risultati concreti, anche al di là delle motivazioni che hanno spinto i suoi concittadini a eleggerlo. Penso che in ogni caso, in parallelo alle auspicabili buone intenzioni dei nostri governanti, servirà un terremoto politico che parta dal basso, deciso dal popolo, che imprima con determinazione una nuova rotta nella direzione del nostro affrancamento dal deleterio Nuovo Ordine Mondiale.
    Magdi Cristiano Allam

    1. Grazie Magdi per aver apprezzato questa modesta mia riflessione, basata più su una mia impressione che su dati oggettivi di fatto. È vero quello che dici tu: “servirà un terremoto politico che parta dal basso”, e infatti non credo proprio che le elezioni israeliane siano state questo. Da questo punto di vista, oltre al fattore identitario di cui ho già parlato, secondo me è stato anche il segnale della volontà popolare di uscire da una posizione di stallo che dura da 3-4 anni, andando nelle braccia di un premier che ha già dato prova in passato di grandi capacità, di livello non paragonabile ai suoi avversari, ma col solo “difetto” di aver battuto ogni record in fatto di durata temporale, tanto che molti lo chiamano il re Bibi. Ma evidentemente questa volta non è stato motivo di sufficiente per sbarragli la strada, anche lo zar Putin è stato eletto e rieletto in quanto ritenuto capace di governare bene. Aggiungo inoltre che Bibi ha vinto le elezioni nonostante i guai giudiziari, ma su questi non mi pronuncio perché nulla è stato ancora dimostrato, probabilmente la maggioranza che gli ha dato il voto deve aver capito che le persecuzioni della magistratura sinistra sono ormai un classico in tutto l’Occidente.

    1. Difficile rispondere perché purtroppo non ho mai capito com’è andata veramente con questo intruglio sperimentale chiamato fraudolentemente vaccino. Secondo me dobbiamo contestualizzare la decisione di Bibi di scegliere il suo popolo come capofila per la sperimentazione. I cosiddetti vaccini erano appena stati messi in commercio e dopo mesi di chiusure forzate e lavori sospesi i popoli li vedevano come la salvezza e il ritorno alla normalità, una sensazione che i governi purtroppo hanno assecondato. Anche Trump lo fece, verso la fine del suo mandato stanziò enormi finanziamenti per accelerarne la ricerca scientifica. Azzardo un’ipotesi: può darsi che i governanti fossero in quel momento in buona fede, mentre la classe medica, dalle riviste ai centri di ricerca, alle università e agli ospedali, erano già stati ampiamente corrotti e foraggiati di tangenti di dollari e euro. Per cui i governanti, nel decidere, si erano consultati con loro. Molti ricercatori israeliani lavoravano alla Pfizer, che interesse potevano avere nel diffondere la dura verità sulla sua inutilità dal punto di vista della immunizzazione e sugli effetti collaterali? Intanto era compito dei media mettere alla gogna i medici che esprimevano dubbi e curavano il COVID. C’è stata una sorta di divisione dei compiti e dei ruoli per il successo di una truffa ai danni della gente. Non ho prove, ma ho seguito dei video molto interessanti del grande Roberto Mazzoni intitolati “il racket dei vaccini”, lui le prove le portava, o almeno indizi, che dimostrerebbero come sia stata una grande operazione mafiosa a livello mondiale e di come le aziende farmaceutiche fossero in grado di tenere in scacco i governi stessi. Col tempo i popoli, compreso quello israeliano, hanno in parte cominciato a capire la verità. Gli israeliani poi, per l’esperienza che hanno sempre avuto a causa delle guerre e del terrorismo, hanno sempre avuto la tendenza a compattarsi attorno al governo nei momenti di emergenza. Mai hanno pensato che il governo potesse tradirli, proprio questo clima collaborativo della gente con le decisioni del governo è stato il grande successo nella difesa dello Stato. Poi naturalmente su tutto il resto ci si scontra, si litiga, si discute e ci si prende per i capelli. Per aver subito i vaccini Bibi addirittura li pagò il doppio alla Pfizer. È stato un momento di ipnosi collettiva. Io credo che oggi la situazione sia cambiata radicalmente, in Israele non ci sono più restrizioni per chi non si è vaccinato, la situazione è decisamente migliore che in Italia e il lavoro, a parte qualche periodo di chiusure, è sempre stato difeso, tutelando con risarcimenti sufficienti, non so quanto, coloro che nel 2020 non hanno potuto lavorare.

  2. A proposito di Rav Berel Lazar (che citato nella mia riflessione) consiglio un’intervista che la nostra amica Edda Fogarollo gli fece il 3/10/2018, basta andare nel suo profilo FB. Edda è molto informata sulla situazione degli ebrei in Russia e anche in Ucraina dove si reca spesso anche per praticare attività di volontariato.

    1. L’opinione di David Cassuto, ex sindaco di Gerusalemme, sulle elezioni in Israele

      Cassuto, architetto con un passato da vicesindaco di Gerusalemme, l’affermazione elettorale della coalizione guidata da Benjamin Netanyahu rappresenta “una vittoria per la democrazia israeliana. Con il governo Bennett-Lapid in molti si sono sentiti defraudati. E hanno risposto andando in massa alle urne e ribaltando l’attuale maggioranza, che si basava su un partito arabo. Nessun problema in questo: i partiti arabi fanno parte della nostra democrazia, ma aveva una posizione ricattatoria nei confronti del governo uscente e soprattutto non si immedesimano nel carattere ebraico dello Stato”. Per Cassuto i 65 seggi che dovrebbe ottenere la coalizione guidata da Netanyahu – lo spoglio è ancora in corso – rappresentano una correzione rispetto a quella che, spiega, è stata una stortura: l’alleanza dell’ultima Knesset che “ha portato via al legittimo titolare il diritto di guidare il paese”. Ovvero il leader del Likud. “Ora le urne gli hanno restituito quel posto”. A chi guarda con preoccupazione al Sionismo religioso, partito di estrema destra guidato da Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, grande trionfatore di questa tornata elettorale (diventerà il terzo partito alla Knesset), Cassuto risponde che la sua voce non “è così estremista come viene raccontato. Ben Gvir non è l’uomo che era dieci anni fa e si è molto moderato nell’ultimo periodo”. In ogni caso, aggiunge, “chi sicuramente non è un estremista è Netanyahu, che è una persona molto posata. In passato ha sempre avuto, e potrei dire desiderato avere una componente di sinistra nei suoi governi. Questa volta non c’è ed è il momento di dimostrare di saper fare le modifiche promesse”. Tra queste, sottolinea l’ex vicesindaco, modificare il processo di nomina dei giudici. “Al momento non è equilibrato, appartengono solo a un colore politico, mentre devono rappresentare le diverse identità e sensibilità del paese”. Per Cassuto manca poi equilibrio nei media: “sono tutti troppo schierati contro Netanyahu e contro la destra. E anche nell’accademia e nell’esercito, se ha idee di destra non vai avanti. Questa atmosfera deve cambiare”.
      In ultimo il processo al leader del Likud. “Per me deve andare avanti. Non ritengo giusti i capi di imputazione e mi sembra che tutte le accuse si stiano dimostrando deboli. Ma bisogna continuare a difendersi nei tribunali. Dall’altro lato, non si può più permettere che il potere giudiziario intervenga e ostacoli, come ne caso di Netanyahu, la carriera di un Primo ministro con accuse infondate”, il giudizio di Cassuto.

  3. Una netta presa di posizione da parte di Israele in questa confusione transumanista rappresenta per me un interrogativo per il momento senza risposta. Immagino, come confermi tu nel tuo articolo, caro Elio, che si stia “camminando sulle uova”. Un’ulteriore domanda riguarda una possibile rimonta di Trump. Cambierà veramente lo scenario sullo scachhiere internazionale. Dopotutto il suo motto era ed è: “America first”!

    1. Non so se ho capito bene la prima parte della tua domanda. Forse intendevi dire “l’assenza di una netta presa di posizione….” . Se è così siamo in due, è anche per me un interrogativo, un paese come Israele avrebbe dovuto farlo. A che cosa ti riferisci quando dici “camminando sulle uova”? La rimonta dei repubblicani trumpiani è grazie a Dio una certezza (poi non so se ci sarà di nuovo Trump, o De Santis o uno come loro, a governare nel 2024) e io ci spero davvero tanto che cambieranno il corso della storia, che i rapporti con la Russia si normalizzino e che l’Ucraina non sia più carne da cannone per gli sporchi affari e per il deep state. Certo però che non sarà indolore, perché questi poteri non obbediranno ai trumpiani e sono anche armati, e questo mi fa molta paura. La guerra da esterna con la Russia potrebbe diventare interna in USA.

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