LA POESIA di Giorgio Bongiorno: “Con il tempo “

Non era consueto
Misurare la distanza del tempo
Nei giochi affannati dell’adolescenza
Quando il giorno pareva non dovesse mai finire
Nel solito
Infiammato crogiolo del tramonto
E la notte si perdeva buia nei meandri morbidi del sogno
Quando anche l’amore
Con l’ingannevole sapore della passione
Si immergeva
Altero nell’oceano della vita
Fra onde minacciose
E ampie schiarite di bonaccia
Ora
Su quella linea sterminata del cielo
Si addensano i profumi smarriti
Di tante primavere
Si odono cori di voci lontane
Indistinte
Volti dipinti dell’incertezza del commiato
Beffarde cantilene di rimproveri
Arene sterminate bruciate dal sole
Interminabili percorsi senza meta
E poi tanti edifici accatastati
In bilico
A picco sul mare
Vivaci colori di intonaci
Calcinacci dispersi qua e là
Strade che si incrociano all’infinito
Storie lasciate ai lati del sentiero
senza ritorno
Come l’acqua del grande fiume
Eventi ridotti ad episodi nella opaca malinconia del ricordo
Gli anni rincorrono distratti
I colori dei fiori di allora
Esalano nelle pieghe del tempo
Il dolore e il respiro della terra
Con il tempo si perde e svanisce
Nell’illusione del ricordo
La scia dei rimpianti
E si mescolano fioche
Adagio
Nell’eterno susseguirsi delle stagioni
La monotona nenia del quotidiano
E la antica fiaba dello scorrere del tempo

Col tempo
Col tempo va tutto se ne va
Si dimentica il viso e si dimentica la voce
Il cuore che non batte più, non vale la pena d’andare
Cercare più lontano, bisogna lasciar perdere e va molto bene così …
(Lèo Ferré)

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Foto di copertina: “Con il tempo” dal web

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

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