LA POESIA di Giorgio Bongiorno: “Ballata per i poeti”

Dove sono le nuvole bianche di quella giornata
Calda d’estate
Il sole vagabondo fino al tramonto
Infuocato
Nell’abbraccio di mare e cielo
Gli sguardi fugaci
Ad inseguirsi correndo sul molo
Le intese del desiderio
Il sapore acerbo di quei baci
Quante sono le stelle che trapuntavano le notti limpide
Di quella storia avvincente
Di quelle fughe insolenti
Di quel gioco senza fine
Dov’è il respiro dolce della tua anima
Quell’effluvio unico
Irripetibile
Che inondava i nostri corpi
Il ritmo della risacca sulla battigia
L’eco sottile della tua voce
Il profumo intenso delle tue labbra
Il dono celeste di quei sorrisi
Contenuti
Pensosi
Nel giardino fiorito della passione adolescente
La gioia sfrenata dell’incontro
Le lacrime amare del commiato
Dove sono quelle lunghe passeggiate
Fin dentro il bosco di pioppi
Alti
Slanciati
Allineati nel disegno della campagna lucente
Quelle soste interminabili
Sulla riva del fiume
Il rumore intimo di quei silenzi
Il canto mesto dei renaioli
Pareva tutto così eterno
Così vero
Così immortale
Perché l’inganno crudele del sogno
Mi assale d’improvviso
Invade la mia mente
Dipinge senza pietà
I colori tenui della memoria
E si spegne
Inesorabile
Ingrato
Al sorgere dell’alba

.

.

Foto di copertina: “Finestra sull’universo” dal web

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto