LA POESIA di GIORGIO BONGIORNO: “Il borgo fantasma”

Strani rumori
Abitano questo borgo
Accarezzato dalle luci radenti del tramonto
Spettri della memoria camminano fra gli archi nudi
Di vicoli deserti
Grida di antichi invasori
Schiamazzi di bimbi
Echi di voci remote
Sfumano adagio
Nel vuoto di case sbrecciate
Sospese
Sui calanchi del pendio
Fantasmi velati
Vagano
Fra le rovine di vetusti palazzi
Inghiottiti dalla voragine del silenzio
I ricami delle colline
Disegnano ombre scure
E si insinuano curiosi
Nei meandri della notte
Di una storia che fatica a morire

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Foto di copertina: “Craco, un antico borgo disabitato, abbandonato al vento e al silenzio.” dal web

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

2 commenti su “LA POESIA di GIORGIO BONGIORNO: “Il borgo fantasma”

  1. Non immagini la soddisfazione di potere, attraverso questi “ritagli” di quotidiano, condivere con persone lontane sensazioni, emozioni, desideri, sentimenti di questa nostra corsa per la vita. Poesia è anche questo “respiro leggero su ogni nuovo giorno” come tu definisci questa condivisione . Mi piace molto la tua interpretazione della vita non fatta di tematiche precise ma di un intreccio delle stesse in modo sempre imprevisto e imprevedibile , appunto come il respiro del nostro corpo: imprevisto e imprevedibile nel suo corso vitale.
    Poesia è percepire a livello spirituale il valore talora celato del reale , di ciò che ogni giorno arricchisce il nostro comune contributo all’armonia di questa talora inutilmente tumultuosa convivenza. Se me lo permetterai indicherò questa tua pillola di spiritualità nell’introduzione del mio prossimo libro “Sciaveri di tregua”.

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