LA POESIA di GIORGIO BONGIORNO: “Mendicante ai margini “

Mi soffermo taciturno
Su queste crude immagini dell’uomo
Addosso a una porta chiusa
Sul marciapiedi della via
Difficile incrociare il lamento dei suoi occhi
E quello sguardo sbarrato
Sottomesso
Opaco
Indifferente
Arduo
Partecipare per un momento a questo sommo rifiuto
A questo bisogno interiore di scherno
Vendetta
Dispregio
Ironia
Dileggio
Nelle mani il vuoto di un’esistenza travolta
Dalle inique tempeste del destino
Sui vestiti logori il segno smorzato dell’abbandono
La beffa del naufragio
Neanche più il segno di quel bagliore di un tempo
Solo l’acre odore di lunghe notti insonni
L’espressione sbigottita e dimessa
Di un’altalena di pensieri
Sempre uguali
Lasciati a infracidirsi nella memoria
L’antica amara delusione
Di celate
Lontane ambizioni
L’ inquieto tormento
Di sogni spenti dalla luce insistente dell’alba
Sconforto
Silenzio e ossessione
Paiono accompagnare
L’eco lontana di una voce solenne
Persino armoniosa
E il gelido
Deferente inchino
Dell’ultimo trepido frammento di speranza
Di un uomo solo
Abbandonato ad ammuffire
Ai margini della strada

Non c’è mendicanti mediocri. I mediocri sono tutti sennati e risparmiatori.
(Luigi Pirandello, I giganti della montagna, 1937)

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Foto di copertina:”Mendicante ai margini” dal web

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

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