LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Rabbia”

Le conseguenze della collera sono molto più gravi delle sue cause.
(Marco Aurelio)

Angoscia diffusa negli angoli
Di questo spicchio di cielo
Colori struggenti
Infuocati
Di una natura incantata
Lo stesso sentire nel profondo dell’anima
Odore insistente di esistenze
Piene di grigia afflizione
Intrise di bassa
Malvagia
Mediocre
Selvaggia
Animale istintività
Drammi celati nelle pieghe della psiche
Custoditi gelosamente
Dietro l’indifferente clamore di folle straripanti
Dissenso protetto da barricate
Di violenza
In un brulichio maleolente
Di formicai umani
Imbevuti di fervida pazzia
Nessun germoglio di vergogna in queste steppe desolate
Solitarie
Abbandonate
Nessuno
Neanche il volo di avvoltoi assetati
Popola ormai il deserto dell’anima
Solo un vento furioso
Insistente
Maldestro
Odio
Senza legge
Spazza via le poche nuvole
Insieme alla minaccia di tempeste purificatrici
In alto
Oltre il consueto tepore del tramonto
Il lieve conforto di una preghiera
Il sigillo lontano di timide
Tardive lacrime
Il respiro profondo di azzurro
Soffocato
Dall’irraggiungibile
Avvincente
Illusoria aureola del sogno
*


Non sarai punito per la tua rabbia, sarai punito dalla tua rabbia.
(Buddha)

Foto di copertina: “Rabbia” dal web

1 commento su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Rabbia”

  1. Rabbia, mi sembra proprio nella visione di una vita aspra, il racconto dei sentimenti e dell’anima di questi tempi, di questi giorni.
    Uomini e natura uniti in tempeste d’odio, dimentichi dell’appartenenza al creato, al tutto di una presenza divina senza tempo e noi così mortali, intrisi d’odio,
    respiriamo la terra, quella dei padri, intrisa di sangue e sogni e virgulti come cactus spuntati in fiori rossi nel deserto, su ali d’avvoltoio, alti a portare nubi col vento dal mare e coprire di buia angoscia la terra del perdono, la fila dei fuggiaschi di sirene e scoppi allungata in sciami ronzanti dove paura ed angoscia conducono cuori e menti verso il baratro dell’ignoto ai confini di un nuovo mondo
    sconosciuto alla ragione dell’urlo, in silenzio e dell’abisso di Cthulu dove i lemuri minacciano i nuovi nati e impazziscono di notte i sogni e il perdono non arriverà mai
    né da uomini né da dei.
    Si’, appoggio la mano al tuo cuore e sprofondo nell’abisso del petto uno con uno in un solo spirito fatuo che ci avvolge senza nome, senza più voce…… la folla senza più fine c’inghiotte.
    Eppure siamo soli in questo
    angolo di terra
    trafitti da un raggio
    di diaspro
    ed è subito sera…..

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