LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Il suono triste”

Non è facile dire cosa abbia di diverso da tutti gli altri strumenti, ma quando apri il mantice e lo metti in tensione per esprimere il suono, ti accorgi che la fisarmonica ha un’anima.
(Gino Carbonaro)

L’ho sentito da lontano
Accompagnare i miei passi
Fra la gente del meriggio metropolitano
Più che una voce
Pareva
Un tenero lamento
Note distese sul marciapiedi
Calpestate da passanti frettolosi
Era il canto lento
Il respiro
Di una fisarmonica
Quasi una cornamusa di quelle che popolano
Le vie del Natale
E sotto quel cappello a tese larghe
Uno sguardo
Indifferente
Forse un sorriso nascosto
Ricordo di petali d’amore caduti
Appassionati
Spunti di una antica favola
Parole di un menestrello
Dei giorni nostri
Riproposte e stanche di esserlo
Nella corsa consueta
Del popolo dell’anima
Verso mete lontane
Irraggiungibili
Qualche moneta
Posata con garbo su un cartone sgualcito
Un soffermarsi discreto
Di qualcuno
Nell’oasi dell’emozione
In un angolo di melodia e di preghiera
Ad ascoltare
Per un attimo
Il suono triste della vita


  • Poesia e musica non sono soltanto due dei più intimi e straordinari strumenti della comunicazione umana. Sono le “porte dell’anima” e creano dimensioni oniriche, magiche, alchemiche.
    (Casa della musica

Foto di copertina: Moreno Brandi, “Il suono triste”

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