LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Cantastorie”

Calendimaggio, non c’è foglia di faggio
né canto di uccello, né fiore di giglio
che mi piaccia, o donna prode e gaia,
fino a quando io non abbia un messaggero veloce
del vostro bel viso che mi porti
un nuovo piacere, fino a quando Amore mi attragga
e mi conduca a voi, o donna sincera
e muoia di rabbia l’invidioso
prima che io mi allontani da voi.
Raimbaut de Vaqueiras

Andavano per i sentieri
Dei boschi
Di paese in paese
A cantare il miracolo della vita
E il terrore della morte
Menestrelli vestiti di storie
Di fuoco
Battaglie lontane di arditi cavalieri
Favole
Di angeli e diavoli
Fantasie
Di streghe volanti
Di amori perduti
Di solitudini
Di malinconici cuori soli
Di fantasmi
Dipinti con i colori
Dei fiori di campo
Nel cielo terso
Senza nuvole
Danze lievi di giullari
Intrecciate di tenue malinconia
Melodie
Di un flauto
Sospeso in aria come le stelle dell’orsa
Rapsodie
Immobili nel buio della notte
Gente semplice
Saggia
Assetata di eroi e di leggende
Uno di quelli
Un cantastorie di oggi
L’ho visto
Stamattina
Gli occhi umidi
Quasi segno di assenza
Lo sguardo indifferente
Remoto
Una valigia aperta come un libro
Un chiaro messaggio
Una preghiera
Con la geometria di poche monete
luccicanti
Sparse sul fondo pallido
Avanzo di qualche momento di pietà
Un cane addormentato
Ho sentito una cantilena
Quasi un lamento
Una di quelle solite nei corridoi della città
Tarantella di
Burattini e mostri consueti
Dello schermo
Rivenduti a poco prezzo
Come se fosse un’asta
Ballate del nostro tempo
Cartelloni sbiaditi distesi in terra
Ritagli di rotocalco
Sotto il passaggio del metrò
Angolo nascosto di poesia
Del respiro del flauto
Solo un cenno più mesto
Qualche rumore intorno
Cercavo
Le robinie ed i faggi
Qualche pioppo e
I cespugli inondati di sole
I fiori di campo
Il gioco dei bambini
Le sale del castello
Invece solo
Passanti frettolosi e distratti
Mi è rimasto dentro
Quell’eco insistente
Del giorno di festa
Quello delle antiche fiabe
Vecchie di secoli
Le note tristi delle colline
Spoglie di vendemmia
Alle prime nebbie dell’anno
Adesso solo
Quella valigia aperta
Poche monete
Lo stelo del leggio
Sciabola che ti trapassa il cuore
Un’armonia lieve
Quasi sussurrata
Senza i caldi profumi del bosco
Senza l’incanto di quei fiori
Senza i semi di saggezza e verità
Senza i costumi e le emozioni di un tempo
Senza l’anima
E la amena carezza
Di quel dolce
Sottile fruscio del vento


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