Fra dune tutte uguali di questo affollato deserto
Accecato dalla sabbia del libeccio
Pellegrino assetato di gioia
Malato di sfacciata timidezza
Nelle vene infuocate di calde emozioni
Sensazioni profonde
Di parole mai dette
Non mi importa di tutto ciò che è stato
Perché è stato
Quando è stato
Con chi è stato
Momenti indelebilmente miei
Non posso più dire nostri
Che fatica a ritornare a galla
Dopo le onde di quella trepida tempesta
Il singhiozzo non da consiglio al sordo dolore del
commiato
È solo un viatico sbiadito per l’esilio della
memoria
Vagabondo nel labirinto della felicità
Mercato di occasioni mancate
Di passioni
Di verità velate
Di torture dello spirito
Uniche stelle
La celata primordiale bramosia del desiderio
E il bagliore occulto della delusione
Maschera bianca di questo teatro di menzogne
Arena vuota del sentimento
Sul sentiero magico delle streghe
In un bosco profumato di muschio
Angolo nascosto di paradiso
Eppure mi sentivo felice
Nella mia imbattibile corazza
In questa corsa d’amore
Oggi
Mi abbandono alla fragile danza degli affetti
quotidiani
So che è difficile guarire le ferite dell’anima
Si rimarginano nel tempo
E sull’arduo
Affascinante sentiero della speranza
Raccolgo da terra l’orgoglio che mi rimane e
Testardo fino all’ultimo
Vado
Solo
Per la mia via
LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Vado per la mia via”
1 commento su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Vado per la mia via””
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Anche la memoria vuole la sua parte
gioia e timidezza unite
cantano solerti altri cieli ed altre terre
dove amare e dei vecchi bavosi
non aestimemus axis.
Parole e sentimenti
passano sulla terra
come tempeste in un bicchier d’acqua
e la memoria attende la strada
dove perdersi sola
nelle lacrime d’autunno.
Nel grande box dell’esistenza
ci è dato ancora di meravigliarci
di desiderare
personae ridente et flentes
at verba asini
inginocchiati davanti al sole che nasce
attendendo la parola di Dio
della madre che imploriamo.
Nel muschio l’alito di magiche seduzioni
ci inebria di catartico sabba
dove ci scioglie l’alba nel paradiso terrestre
non più nostro
non più umano
persi nella terra di mezzo
senza confini né direzioni
avanti ed indietro
quasi non ha più che la stessa forza
e affetti ogni giorno
costruiscono il guscio
che ci portiamo dentro
testardi sì e vinti mai
con orgoglio fiero
ti accompagno
per mano
verso la casina nel bosco
dove biscotti e caffelatte
non mancheranno mai
aspettando i fratelli
e prendendo in giro gli amici
finché tempo ci è dato
a sentire l’ultimo rintocco
del pendolo e rivivere
tutte le memoria
in una sola
lunga preghiera.