Nick Ponzio, specialità Lancio del Peso, statunitense, nato e cresciuto negli Stati Uniti, con bisnonno siciliano. Dall’estate scorsa ha acquisito la cittadinanza italiana. Poco male, anzi, probabilmente una risorsa in più per il nostro panorama agonistico. C’è però un aspetto sconcertante: non parla una parola di italiano! La RAI lo intervista in inglese e nessuno, in studio o in pista, stigmatizzano questo aspetto. 25 anni fa, Luca Cordero di Montezemolo, allora Presidente della Ferrari, impose al suo pilota di punta, Michael Schumacher, di imparare l’italiano e di evitare, come soleva fare, di ridere e scherzare durante la cerimonia del podio, mentre risuonava l’inno di Mameli. Questo, per rispetto, nonostante non avesse la cittadinanza italiana, per il Paese che, grazie alla Scuderia Ferrari, eccellenza italiana nel mondo, gli permetteva di stracciare tutti i record in pista. Dopo 25 anni, la percezione del “sentirsi italiano” è profondamente mutata e, in breve, perderemo, oltre la nostra identità, anche la lingua!
Nick Ponzio, lanciatore del peso, italiano di lingua inglese
3 commenti su “Nick Ponzio, lanciatore del peso, italiano di lingua inglese”
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Concordo con Pietro, è una vergogna. Indro Montanelli in una intervista in cui fu interpellato sulla sua visione del futuro dell’Italia affermò che gli Italiani che emigrano non mantengono l’uso in famiglia della lingua italiana e già la loro seconda generazione la perde completamente. Di ciò ne ho certezza avendo parenti in Argentina con i quali ho difficoltà a dialogare perché parlano solo lo spagnolo. Con questo significa che nel nostro DNA manca proprio il senso di appartenenza….purtroppo.
La vignetta mi fa ricordare che ai tempi del fascismo, ci fu l’ “ITALIANIZZAZIONE”, che venne perseguita, attraverso una serie di provvedimenti aventi forza di legge (come l’italianizzazione della toponomastica, dei nomi propri e la chiusura di scuole bilingui) ed un gran numero di disposizioni alla stampa ed alle case editrici, invitate ad evitare termini e nomi stranieri preferendogli i corrispondenti italiani o italianizzati. Molti intellettuali accolsero favorevolmente l’iniziativa: ci fu l’italianizzazione di molti cognomi non italiani. Si ebbe l’italianizzazione di termini ormai di uso comune con equivalenti. Alcuni esempi: “MESCITA” in luogo di bar, “ACQUAVITE” in luogo di whisky. Furono introdotti alcuni termini in sostituzione di altri entrati a far parte dell’uso comune: sandwich divenne “TRAMEZZINO”, cocktail divenne “BEVANDA ARLECCHINA”. Alcuni termini, sono ancora oggi rimasti in uso nella lingua italiana. Numerosi intellettuali appoggiarono la politica di italianizzazione: tra questi Gabriele D’Annunzio, il quale propose ad esempio il termine “ARZENTE” per indicare il distillato di vinacce e, in generale, qualsiasi liquore ad alta gradazione alcolica. Arzente è una variante di ardente usata nell’antica locuzione acqua ardente (e da cui probabilmente derivò il termine arzillo).
Concludo: lungi da me inneggiare al fascismo come modello politico, ma a parer mio quello è stato nella storia d’Italia l’UNICO PERIODO IN CUI GLI ITALIANI SONO STATI TUTTI ITALIANI. Oggi abbiamo la maggior parte degli stranieri che vivono in Italia e sono diventati cittadini italiani che non parlano italiano e non si sforzano neppure di impararlo: questa è veramente una VERGOGNA!! Italiani che non parlano la propria lingua!!
Condivido la riflessione di Alex. La salvaguardia dell’identità nazionale e della lingua italiana, far primeggiare l’orgoglio di essere italiani e di parlare l’italiano, dovrebbero essere delle certezze assolute. Se viene meno la certezza di chi siamo, finiremo tutti travolti nel calderone del Nuovo Ordine Mondiale con una umanità meticcia, omologata e omogeneizzata.
Magdi Cristiano Allam