Me ne andrò

Sensazione
D’estate, a calpestare per i sentieri andrò,
dentro il grano che punge, l’erba tenera a sera.
Sognando, la freschezza ai piedi sentirò,
lascerò che mi bagni la testa nuda il vento.
Non parlerò, smarrito ogni pensiero umano,
ma infinito nell’anima mi crescerà l’amore
e andrò come uno zingaro lontano assai lontano
per la Natura lieto come con una donna.
(Arthur Rimbaud)

Me ne andrò come fanno gli alberi
Vinto dalla sete antica delle radici
Certo di non perdere nulla
Di quelle danze assurde
E di non rimpiangere alcuno
Se non l’affetto di qualche anima
Che ha condiviso il mio cammino
E i miei sentimenti
Con paziente determinazione
Me ne andrò in silenzio
Quasi una fuga
Da questi struggenti tramonti
Da questi colori
Dal clamore assurdo di questa corsa malvagia
Sottraendomi a questa calca
In attesa sulla riva del fiume
Dileguando i miei passi
Fra i mulinelli della corrente
Come fossi alla ricerca di una tregua
Ambita da tempo
Quasi avessi finalmente bisogno
Di un momento di pausa
Di un respiro nell’intreccio dei venti
Di questa terrena tempesta
Sentirò gli odori della golena
I gorgheggi del risveglio del bosco
L’eco del canto mattutino dei renaioli
Come li rubavo all’alba
Di quelle notti insonni
E senza sogni
Me ne andrò
Come se nulla fosse accaduto
Come se tutto quel mondo
Quelle vite
Quegli amori
Quei pensieri
Quelle preghiere
Quei lamenti
Quei desideri
Quelle sensazioni
Quelle speranze
Scomparissero con me
In attesa con altri sulla riva del fiume

La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
(Fernando Pessoa)

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

1 commento su “Me ne andrò

  1. Di fronte all’ineluttabilità della morte, cogliamo nella testimonianza poetica di Giorgio Bongiorno uno struggente addio alla vita colmo di amore, passione, nostalgia, che ci fa toccare con mano il fascino irresistibile della vita soprattutto quando si avvicina il momento dell’addio.
    Magdi Cristiano Allam

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