Israele e Marocco: una cooperazione speciale

In un viale centrale e molto frequentato di Casablanca, si staglia su un palazzo un enorme cartellone pubblicitario, che esalta lo splendore di una località marittima, dove le spiagge bianche sono contornate da suggestivi grattacieli che parlano di serenità e accoglienza. Lo slogan è: “Idea di viaggio: aprirsi a nuovi orizzonti. Tel-Aviv, 4.300 dh (circa 400 euro)”. La pubblicità, che fino a due anni fa sarebbe stata assurda, è della compagnia aerea Royal Air Maroc e sottolinea il tracciato della nuova “storia” tra Israele e Marocco.

Questa pubblicità è il segno concreto del nuovo percorso di “cooperazione” che ricade nel quadro del lungo processo di “normalizzazione” dei rapporti. Così a Rabat, il 26 luglio, i ministri della Giustizia di Israele, Gideon Saar e del Marocco, Abdellatif Ouahbi, hanno rafforzato il loro legame in progetti comuni. La nuova collaborazione giunge a seguito di una serie di accordi bilaterali sviluppati in vari settori, come la difesa e la sicurezza ma anche l’industria, l’economia, la cultura, lo sport e molteplici aspetti della tecnologia. Inoltre, questa cooperazione è stata sugellata anche dalla sottoscrizione di un memorandum d’intesa tra i ministri della Difesa israeliano e marocchino. In un comunicato stampa congiunto, i due ministri hanno anche palesato l’intesa di lottare insieme contro il terrorismo, la criminalità organizzata, il lucroso traffico di esseri umani. In più, saranno condivise le competenze nell’ambito di un ammodernamento dei sistemi giudiziari attraverso la digitalizzazione e l’aggiornamento tecnologico degli strumenti necessari.

Ma è noto che, per una cooperazione fruttuosa, gli scambi non possono essere tarati solo sugli aspetti legati alla necessità, ma anche sugli scambi culturali, sicuramente molto efficaci per armonizzare ogni tipo di relazione. Così Issawi Frej, ministro israeliano per la cooperazione regionale, di origine araba e di religione islamica, presente in Marocco e il ministro marocchino della Gioventù e della Cultura, Mehdi Bensaïd, la settimana scorsa hanno programmato di concentrarsi e sviluppare scambi culturali tra giovani marocchini e israeliani. Come riferito in un’intervista sul sito indipendente di informazione, Le360, il ministro Bensaïd ha dichiarato: “Lavoreremo per avvicinare i cittadini e i due popoli”. Posizione affermata anche da Frej che, dopo Raled Majadle, è il secondo ministro musulmano nella storia di Israele.

Perché un’agenda così intensa di incontri tra i vertici dei due Stati negli ultimi giorni? Questi colloqui sono il seguito di un regolare flusso di delegazioni israeliane nel regno di Cherifian-al-Mamlaka al-Maghribiya al-Charifa. Infatti, anche Aviv Kochavi, capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano, la settimana scorsa, ha sottoscritto un consolidamento della collaborazione con l’omologo marocchino Belkhir El-Farouk, nell’ottica di una alleanza strategica e militare in un contesto di instabilità regionale. Ma martedì 21 giugno, anche il ministro dell’Interno israeliano Ayelet Shaked era a Rabat, dove ha concordato con il capo della diplomazia marocchina, Nasser Bourita, un volontario spostamento tra i due Stati di maestranze infermieristiche e addetti all’edilizia.

Nel dicembre 2020, nell’ambito degli Accordi di Abramo, Israele e Marocco hanno normalizzato le loro relazioni diplomatiche, in un processo che vede lo Stato ebraico e diversi Paesi arabi aprire strategici rapporti che, se creano “disagio politico ai palestinesi”, pongono le basi di una collaborazione sul piano commerciale e tecnologico, ma soprattutto della sicurezza, tutto con il sostegno di Washington. Quando furono siglati gli Accordi di Abramo, l’allora presidente statunitense, Donald Trump, in cambio riconobbe la sovranità del Marocco sul territorio conteso del Sahara occidentale-Fronte Polisario. Altra “questione” non semplice da districare e non districabile con un semplice “riconoscimento” degli Usa.

Ricordo che la comunità ebraica marocchina è la più numerosa del Nordafrica. Nonostante il massiccio esodo verso Israele, avvenuto all’indomani della creazione dello Stato ebraico nel 1948, oggi conta oltre cinquemila persone. Dopo oltre mezzo secolo di colloqui e una cooperazione avvolta da segretezza, sulla scia degli “Accordi di Abraham” del 2020, che hanno visto Emirati Arabi Uniti e Bahrain normalizzare i rapporti diplomatici con Tel Aviv, questo nuovo e solido legame di Gerusalemme con Rabat sta riconfigurando gli equilibri strategici nel Maghreb. Un nuovo bilanciamento in un’ottica politica probabilmente stabilizzante, ma in realtà in contrapposizione con le instabilità e le tensioni esistenti sia nell’area subsahariana che in quella “europea”.

1 commento su “Israele e Marocco: una cooperazione speciale

  1. Confortante assistere di anno in anno a nuove e promettenti relazioni di amicizia e collaborazione tra Israele e i paesi arabi. L’auspicio contenuto nella Dichiarazione di indipendenza dello Stato d’Israele sembra avverarsi. “Tendiamo una mano di pace e di buon vicinato a tutti gli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello affinché stabiliscano legami di collaborazione e di aiuto reciproco col sovrano popolo ebraico stabilito nella sua terra. Lo Stato d’Israele è pronto a compiere la sua parte in uno sforzo comune per il progresso del Medio Oriente intero.“

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